7. parigi

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- academia, parís.

alicia's pov.

Ho sempre amato il suono dei miei tacchi.
Amo quando le persone si girano a guardarmi.
Come in questo momento.
Camminavo sicura come una tigre pronta a uccidere la sua preda e i miei colleghi si fermarono dalle loro faccende per squadrarmi dalla testa ai piedi.
Il mio sguardo era rivolto verso una donna in particolare che illuminava l'intera stanza con la sua potenza e sicurezza, si girò a guardarmi congedando un mio collega e mi porse la mano che strinsi all'istante, sorridendo per il suo accento francese.
Oggi era prevista un'esercitazione vera e propria di un caso abbastanza complesso e avevo finito gli esami dando spazio a cose molto più difficili come questo, avevo un punteggio abbastanza alto e non vedevo l'ora di mettermi in gioco.
Ecco perché mi trovavo a Parigi, grazie alla borsa di studio vinta avevo avuto una possibilità grandiosa di partire in pieno anno accademico per documentarlo in tutta la sua bellezza.
Inutile dire che mi stavo già abituando alla frenesia di questa città.
"Commissario Marie Lavelle, dell'unitè contro il crimine organizzato." disse attuando una professionalità incantevole e la squadrai dalla testa ai piedi, era molto più grande di me e si vedeva che aveva tantissima esperienza in campo.
Wow.
"Alicia Sierra, futuro ispettore dell'Europol Spagna." dissi con un sorriso sulle labbra smagliante e la donna ricambiò, staccando molto lentamente la presa sulla mia mano.
Amavo presentarmi dicendo il mio futuro ruolo in questo ambito che mi stavo sudando da morire, dopotutto ora il mio unico obbiettivo era finire l'Academia e sperare di ampliare il mio bagaglio di esperienze lavorative.
"Venga con me, abbiamo poco tempo e molto di cui parlare." disse facendo un cenno alle mie spalle incamminandosi ma la bloccai, facendola girare verso di me.
Quanto mi divertivo, in queste situazioni.
"No, senza un croissant e un cafè au lait." mormorai con fare sbarazzino e mi guardò come se fossi un'alieno, sgridandomi quasi con lo sguardo come se non potessi permettermi di usare l'ironia in un momento così delicato che richiedeva sicuramente, la mia presenza.
E la mia intelligenza sopratutto.
Calò un silenzio imbarazzante e il mio sorriso non svanii anzi, si ampliò ancora di più e tutti trattennero il fiato perché quando c'erano questi momenti del genere le orecchie erano ben aperte.
"Stavo scherzando, la seguo." dissi arricciando le labbra in una smorfia provocatoria e la donna mugugnò schioccando le dita, per richiamare il suo assistente.
"Apportez-moi un croissant de café au lait, merci." disse autoritaria e quel povero ragazzo scattò abituato sicuramente ai cambi d'umore di questa Marie.
La seguii mentre mi faceva strada e mi spiegò brevemente che c'era in atto una rapina importante e ascoltai attentamente ogni singolo dettaglio, dietro di me c'era Alberto con Angel che stavano prendendo appunti mentre io non ne avevo bisogno.
Avevo già memorizzato tutto mentalmente.
"Aspetti, sono entrati e hanno portato via 44 milioni in gioielli dopodiché sono spariti nel nulla. A volte noi spagnoli siamo proprio grandi, non crede?" dissi incrociando le braccia al petto e Marie mi fissò sorridendo perché già aveva capito che ero una ragazza che sapeva cogliere ogni singolo dettaglio di un colpo, clamoroso come questo.
"Signorina Sierra, futuro ispettore, dimentica che il cervello della rapina è francese quindi stia più attenta." disse appoggiandosi ad un banco credendo di avere il controllo di questa piccola conversazione fatta solo di battibecchi.
"Certo, voi francesi siete degli sciovinisti persino nel crimine che sbadata! Come diavolo ho fatto a non arrivarci prima? Désolé pour ma distraction." dissi mettendomi una mano sul petto teatralmente e Angel mi diede un piccolo colpo sul braccio intimandomi di smetterla.
"È evidente che loro vogliono che seguiamo una pista falsa, devo dire che sono stati molto molto astuti e il primo consiglio che vi do dinanzi a queste situazioni improvvise dove degli sconosciuti rubano tutto quanto è: essere razionali." ci spiegò intimandoci di prendere posto e mi misi nell'ultima fila, eravamo una ventina circa.
Presi giusto due appunti per rimanere al passo dato che ci stava proiettando alcune foto e video riportati dalla telecamera e toccai nervosamente la mia lunga coda.
"Vedete le foto, i video? Non ha senso violare un posto come questo dato che ha dei sistemi di sicurezza complessi di tutta Parigi e dopo che hanno fatto? Sono usciti da qui e sono andati in una discoteca magari, rubando un'auto." disse indicandoci la stanza sulla lim letteralmente vuota, non avevano lasciato assolutamente nulla.
Era sorprendente quanto, la mente umana potesse creare per i soldi.
Per il potere.
"Cosa ne pensate? Avete i dati, muovetevi a darmi una spiegazione." aggiunse osservandoci e nessuno fiatò, alzai gli occhi al cielo e osservai i miei appunti con le mille frecce che avevo collegato ad ogni singolo dettaglio.
"Penso che questi spagnoli siano geniali, insomma guardi quanti diversivi hanno usato per incasinarci. Esaltati dal successo e dall'adrenalina sono andati a festeggiare il bottino perché diciamoci la verità, chi non lo farebbe? Perché è questa la nostra attitudine commissario: festeggiare." dissi sorridendo appena e frugai dentro al mio astuccio scartando lentamente una caramella portandomela alle labbra, era una mia ossessione.
Una cosa che mi si addiceva.
"Allora quale sarebbe la sua teoria?" mi domandò puntandomi la penna contro e ci pensai un po' su, guardai le foto proiettate e tracciai il mio labbro inferiore con le dita accennando poi un piccolo sorriso soddisfatto.
"Bhe, penso che sia arrivato il momento di interrogare colui che ha creato tutto questo. Lo faccia uscire dal carcere, e poi.. inizierei con la negoziazione." risposi senza troppi giri di parole e sul suo viso spuntò un'espressione quasi orgogliosa.
Forse ci aveva pensato anche lei.

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