6. ego?

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raquel's pov.

Sono una persona che si sente pronta anche per la minima cosa se riguarda il mio lavoro ma in questo preciso istante, non mi sentivo pronta a condividere una misera tenda con lei.
Alicia era davanti a me.
In carne ed ossa.
Il mio istinto era quello di avvicinarmi e toccarla per capire se fosse reale tutto questo o semplicemente un sogno, non la vedevo da quasi 10 anni.
Da quando ci eravamo lasciate, per l'esattezza.
Incredibile come l'ultima volta che eravamo in uno spazio ristretto del genere avevamo litigato talmente tanto che aveva distrutto il nostro servizio di bicchieri preferito.
Angel mi stava parlando ma ero impegnata a guardarla, sperando di renderla cenere con i miei occhi ricchi di dolore non appena si erano posati sui suoi.
Tutto era riemerso.
Se sono disposti a lasciare che un legame muoia a causa del loro ego, la loro assenza non sarà mai veramente una perdita, piangi ciò che è finito se devi ma fai spazio per celebrare tutta la consapevolezza che hai acquisito dalle loro azioni.
Ingoiai il groppo che avevo in gola facendo una piccola smorfia e stavo per scoppiare in una risata isterica per come il destino fosse un fottuto scherzo, ero riuscita per anni a evitare qualsiasi cosa che le riguardasse e ora? Avevo davanti la persona che avevo amato, più di me stessa.
"Non ci posso credere, è lei." sussurrò Angel guardandola ma ero come un ghiacciolo in pieno inverno, non riuscivo a muovermi perché questa situazione stava già diventando troppo.
Esageratamente troppo dolorosa.
Avevo sperato di non vederla mai più, perché ogni fottuta cosa mi ricordava lei, alle cose che avevamo condiviso, i nostri progetti e il nostro piccolo appartamento dove pagavamo un'affitto ragionevole e vivevamo da Dio.
Dentro quelle mura avevamo riso, scherzato, urlato parole poco piacevoli, pianto tantissimo fino a separarci e dormire a turni nel divano.
Ma Dio, quanto ci eravamo amate.
"Già, è proprio lei." dissi senza nessuna emozione in viso e menomale che Tamayo la chiamò interrompendo il nostro contatto visivo, mi mancava il respiro anche a causa di questa tenda.
Dovevo andare avanti, nonostante tutto questo strazio.
"Bene! Protezione Civile, Polizia, spegnete tutti i telefoni in modo tale da liberare il ripetitore sul tetto nel caso questi stronzi facciano una chiamata. Qualsiasi segnale telefonico, su tutto quanto il perimetro dovrà passare da qui." dissi alzando la voce facendomi sentire da tutti i presenti e notai un piccolo sussulto da parte di Alicia ma si ricompose subito, incrociando le braccia al petto serrando la sua mascella scolpita.
"Voglio gli esperti di intercettazione qui, ora!" urlò Angel e tutti si mossero mentre io non persi neanche un secondo in più, uscii fuori portandomi una sigaretta alle labbra e la tensione che stavo provando addosso non l'avevo mai provata in tutta la mia vita.
"Tamayo?" dissi richiamandolo e l'uomo si girò voltandosi del tutto verso di me, Suarez era al suo fianco e prima di parlargli gli feci un cenno intimandogli di avvicinarsi a me.
"Abbiamo una mappa dell'interno? Vorrei vederla." dissi accendendo la sigaretta che avevo in bocca e inspirai subito come se la nicotina potesse cancellare questo scherzo del destino con una nuvola di fumo, ma purtroppo non era assolutamente così.
"Sì, stavo già pensando di fare un'attacco all'interno però prima dovremo vedere bene la situazione. La voglia di entrare è tanta." disse serio e annuii, lo congedai avvicinandomi a Tamayo che mi riservò tutta la sua attenzione nel vedermi così nervosa.
"Tra tutte le cazzo di ispettrici proprio Sierra dovevi chiamare?" sbottai alzando di poco la voce e il cielo era ricoperto da nuvoloni grigi, proprio come il mio umore, esattamente.
"Murillo, lo sappiamo tutti quanti, anche i fottuti topi che corrono nelle fogne che Alicia è la più brava in questo ambito. Non so cosa sia successo tra voi due in passato ma vedete di mantenere un'atteggiamento professionale dato che non possiamo permetterci di perdere la concentrazione. Vedi di tirare fuori i coglioni." disse stringendomi il braccio forte e lo squadrai dalla testa ai piedi facendo uscire il fumo dalle mie labbra, scossi la testa facendomi scappare una risata e non appena rimasi da sola alzai la testa con lo sguardo rivolto verso al cielo, chiusi gli occhi facendo dei lunghi respiri profondi e agii entrando nel mio stato di apatia.
I miei colleghi avevano bisogno di me.
Questa rapina aveva bisogno di me.
Rientrai dentro dopo essermi ripresa un'attimo e Angel mi venne incontro, non posai lo sguardo sulla rossa ma sapevo dal profondo che ora avrebbe voluto sapere chi c'era lì dentro per poter studiare i loro profili personali e distruggerli da cima a fondo.
Lo avrebbe fatto, certamente.
"Raquel, ogni comunicazione proveniente deve passare per forza da questo telefono o via radio, nessun cellulare d'accordo?" disse Angel indicandomi un telefono e annuii subito memorizzando già queste piccole cose che ci avrebbero aiutati eccome.
Un rumore di tacchi ci fece sobbalzare ad entrambi e Alicia si rivolse al mio amico senza neanche considerarmi per sbaglio, un'ondata del suo profumo familiare mi colpii in pieno e strinsi i pugni raggiungendo Suarez per studiare la mappa dell'edificio in modo tale da entrare.
"Collegami con l'interno, voglio parlare con i rapinatori." disse sicura e Raul mi guardò amorevolmente capendo che ero in uno stato abbastanza teso, quindi avviò una conversazione che attirò davvero tanto la mia attenzione.
"Alcuni individui stanno sparando nel luogo dove stanno stampando i soldi. Non credi che il fottuto servizio segreto lo deve sapere?" disse incredulo facendo un cenno a Tamayo che si era posizionato affianco ad Alicia, stavano chiamando subito la Zecca in modo tale da non perdere tempo e incominciare a capire con chi diavolo ci stavamo mettendo contro.
Il telefono squillò e una voce metallica rimbombò in tutta la tenda, era palesemente modificata e sentivamo tutto dato che il telefono era collegato alle casse.
La rossa si mise il microfono e la vidi sedersi con tutta l'eleganza di questo mondo in una sedia per poi toccarsi la sua lunga coda rossa, lo faceva per diventare ancora più sicura e padroneggiare appieno la situazione in cui si trovava.
Esteticamente non era cambiata tantissimo, i capelli erano uguali e aveva perso un pochino di peso soprattutto sul volto che mi sembrava molto più maturo da donna adulta, purtroppo non eravamo più ragazzine dove le priorità della vita erano altre.
"Salve, sono Alicia Sierra ispettore per le negoziazioni. Posso sapere con chi parlo?" disse guardando un punto fisso davanti a sé ed ero più sicura che avrei visto la sua parte maniacale, il suo lato narcisistico che saltava fuori non appena doveva manipolare qualcuno.
Era assurdo tutto questo, ma mi posizionai in un'angolino curiosa di vedere le sue prestazioni lavorative che mi avevano sempre affascinata in qualsiasi circostanza.
"Sono l'incaricato di questa rapina, mi dica come stanno i suoi colleghi? Mi dispiace per la mia voce metallica ma devo proteggere la mia identità ovviamente." disse la voce dall'altra parte del telefono e cercare in tutti i modi di liberarla da queste modifiche era impossibile, Alicia non si scompose anzi, sulle sue labbra spuntò un sorriso divertito come se non vedesse l'ora di comunicare con questo sconosciuto che ci stava dando problemi.
"Per il momento non lamentiamo nessuna perdita. Arrivo dritta al punto: cosa vorrebbe in questo preciso istante? Mi sorprende che un uomo abbia avuto la brillante capacità di creare tutto questo, i miei complimenti." rispose lei ribattendo senza problemi e i nostri sguardi si incrociarono per qualche secondo, e notai quella scintilla accendersi.
Questo rapinatore era fottuto.
La conversazione era letteralmente ascoltata dall'FBI, dalla UDEF, dai servizi segreti e dall'ufficio di collegamento, dal capo dei GEO e da altri poliziotti.
"Voglio una persona che sappia negoziare senza perdere tempo, che non deve chiedere ai servizi segreti, o a un superiore per dirmi semplicemente un sì o un no. Penso che io e lei parleremo per molto tempo. Siamo perfettamente preparati per difenderci ispettore quindi lei deve evitare qualsiasi tipo di intervento, posso fidarmi?" disse il rapinatore sarcasticamente e Tamayo alzò gli occhi al cielo intimandole di non far prolungare ancora per molto la conversazione ma Alicia alzò la mano perché tanto avrebbe fatto, ciò che riteneva più giusto.
"Mi ha presa per Dalai Lama e vuole che ne so, che io annunci la pace nel mondo così possiamo andare a prenderci un caffè e stringerci la mano nel mentre che lei mi sbatte in faccia che ha rubato quantità industriali di denaro?" disse Alicia facendosi scappare una piccola risata e scossi la testa per la sua ironia, tantissime volte la usava semplicemente per autodifesa ma con me crollava come un castello di carte.
"Sierra, digli di sì." ringhiò Tamayo abbassandosi al suo orecchio e mi mordicchiai il labbro inferiore, incrociò le sue gambe snelle prendendo un respiro profondo lungo assai.
"Bene, affinché io mi fidi di lei però deve fare qualcosa per me. Liberi gli ostaggi perché ci sono vari individui minorenni. Entiendes?" aggiunse guardando l'uomo davanti a sé e mi voltai verso Suarez osservando la cartina molto attentamente.
Dovevo distrarmi e non volevo continuare a guardarla come un'idiota.
Lei era qui veramente, non stavo realizzando proprio un cazzo di niente.
"Qui possiamo accedere con degli elicotteri." dissi prendendo un pennarello tracciando l'intera area e Suarez annuì concordando con me, parlammo sottovoce senza disturbare la negoziazione in atto, vidi le tende spostarsi e il colonnello Pietro fece il suo ingresso cercandomi con lo sguardo.
La chiamata intanto si era conclusa e Alicia venne verso di lui porgendogli la mano che venne stretta saldamente, salutandola con un pizzico di superiorità come al solito.
"Ispettrice Murillo, salve. Da quello che ho potuto constatare questa è una situazione grave e propongo l'intervento immediato, concordato con il capo dei reparti speciali." disse senza neanche perdere tempo nel spiegarmi e lo guardai come se fosse un'alieno, scoppiai a ridere sonoramente ma poi ritornai seria di colpo.
"Vuole fare una fottuta carneficina? Non ora, non in questo modo e sopratutto non dopo aver concluso una telefonata importante come quella di poco fa. Se qualcuno deve muoversi lo farà dopo il mio consenso claro? Non mi faccia perdere tempo." sbottai alzando di poco la voce e lo scansai, Angel stava venendo verso di me con alcuni fogli e mi fermò subito.
"Nessuna radiofrequenza all'interno, non so come cazzo fanno a comunicare ma non è stato rivelato assolutamente niente." mi spiegò guardando anche Alicia che stranamente era ancora vicina a noi, ascoltando attentamente tutto ciò che aveva detto il nostro amico.
Rimasi al mio posto guardando altrove e il suo profumo mi stava facendo uscire fuori di testa, perché era sempre stata la mia sorgente di dopamina preferita.
"Angel, puoi effettuare altre ricerche dagli specialisti? Deve esserci una devianza o un qualcosa che possa aiutarci." disse quest'ultima autoritaria e l'uomo al mio fianco annuì dileguandosi subito, serrai la mascella non volendo stare neanche un secondo in più con lei e andai dall'altra parte della tenda sedendomi in un tavolo, in disparte.
Quanto avrei resistito?

La notte si inoltrò velocemente e uscii stremata, avevo provato delle emozioni troppo intense che avevano prosciugato ogni mia energia vitale.
Volevo una doccia calda, una dose di xanax e non svegliarmi mai più.
Afferrai il mio capotto indossandolo al volo, davanti a me avevo una pila di fascicoli con tutte le informazioni riguardanti la giornata di oggi e li guardai velocemente perché avevo intenzione di prendere quelli dedicati al corpo di polizia.
I miei colleghi se ne stavano andando lentamente ma eravamo consapevoli del fatto che l'indomani mattina presto tutto sarebbe ricominciato, quindi speravo con tutta me stessa che questa situazione si risolvesse il prima possibile.
Sentire la sua voce, in questo momento, mi destabilizzava.
Le connessioni più profonde si coltivano attraverso l'intimità intellettuale, immergersi nella mente dell'altro per trovare una comprensione che va oltre la superficie, nuotare nell'essenza dell'altro per trovare la profondità oltre la superficie, un'esplorazione dell'anima attraverso l'intelligenza emotiva.
Misi la testa di lato guardandola e stava rispondendo a vari messaggi, si sistemò la frangia velocemente per poi dirigersi verso di me, si mise al mio fianco senza sfiorarmi e trattenni il fiato ad averla così vicina, con i tacchi era un pochino più alta di me e le sue mani erano quasi vicine alle mie, guardando alcuni documenti.
"A quanto pare, abbiamo avuto la stessa idea. Chi lo avrebbe mai detto?" dissi di slancio senza essere razionale ed ero sorpresa perché nonostante fossi vicina a lei, avevo una sicurezza che mi permetteva di affrontare una conversazione.
Subito si girò a guardarmi stranita per il fatto che le stessi rivolgendo la parola e la sua mascella si contrasse, sapevo dal profondo che mi avrebbe risposta.
"Mi pare ovvio, abbiamo studiato nella stessa Academia quindi saprai anche, oltre ad essere folle a rivolgermi la parola dopo anni che, abbiamo la stessa metodica quindi mi servono i fascicoli di oggi per studiare al meglio questa rapina." disse fredda ed eravamo faccia a faccia, la vedevo bene in viso nonostante la luce pessima ed era truccata come al solito perfettamente, inutile negare che era veramente.. bella.
Il suo sguardo vagò in tutto il mio viso e io feci altrettanto, le sue lentiggini sembravano aumentate ma ritornai a guardarla negli occhi accorgendomi di quanto diavolo fossero spenti e apatici.
"Io e te, non siamo uguali." dissi con un tono di voce duro e Alicia non rispose limitandosi a socchiudere gli occhi guardandomi ancora più intensamente, mi stava trafiggendo il cuore una seconda volta con lo stesso pugnale che aveva usato in passato, uccidendomi.
"Non mettermi parole in bocca che non ho detto!" esclamò innervosendosi e mi scappò una risata, alzai le mani afferrando il materiale che mi serviva e uscii dalla tenda perché mi sentivo soffocare ma percepivo comunque i suoi tacchi alle mie spalle.
L'ultima parola, doveva averla lei.
Individuai la mia macchina in lontananza e aprii la portiera ma lei con un colpo secco la richiuse subito, anche in passato quando scattava una piccola discussione come questa la bomba esplodeva e diventava letteralmente inarrestabile.
Quante notti fredde, separate dal nostro stesso orgoglio.
"Senti, penso che data la situazione dovremo collaborare perché non mi pare che questa rapina sia gestibile, e se non riusciamo a farlo almeno tra di noi allora non ha senso." disse alzando le braccia incredula e avevo le lacrime agli occhi dalla tensione accumulata da tutto il giorno, erano emozioni che mi ero promessa di non sentire più.
Ci pensai un po' su data la sua richiesta e guardai altrove tranne che i suoi occhi, annuii con la testa abbassandola un secondo dopo e presi un lungo respiro profondo.
"Devi starmi molto, ma molto lontana, dico sul serio Alicia." dissi in mia più completa onestà e inarcò le sue sopracciglia ridendo nervosamente, ci guardammo immerse in tutto questo buio cercando di trovare risposte a delle domande che nemmeno noi sapevamo infondo.
"Concordo, in fin dei conti non mi servi. So muovermi benissimo nel mio lavoro e penso che anche per te sia lo stesso, buonanotte." disse voltandosi e osservai la sua coda impeccabile, serrai la mascella e prima che potesse attraversare la strada parlai, perché mi ero ripromessa che non avrebbe mai avuto il potere di rovinarmi la giornata.
Non come faceva in passato.
"Non ti sono mai servita in realtà, in tutti questi anni mi sono abituata alla tua assenza e ho intenzione di continuare a farlo. Buonanotte a te." dissi aprendo di nuovo lo sportello appoggiando la borsa nel sedile e lo richiusi molto forte, Alicia sgranò appena gli occhi nel sentirmi e la vidi scuotere la testa regalandomi uno sguardo pieno di odio, andando verso la sua macchina.
La vidi accendere velocemente il motore e sfrecciò ad alta velocità allontanandosi ancora una volta da me, incredibile come a distanza di anni non facevamo nessun progresso.
Il suo fottuto ego, la soffocava fino all'ultima briciola.

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