26. così calda

397 31 29
                                        

alicia's pov.

Non avevo chiuso occhio.
Non quando nella mia mente avevo quel maledetto bacio inciso per tutto il tempo.
Il bello è che non ero pentita, neanche un pochino.
"Cioè spiegami, tu baci tranquillamente la tua ex e lo dici così come se niente fosse? Ma complimenti." disse Matias come una ragazzina in piena crisi adolescenziale e gli intimai di abbassare la voce, stavamo facendo colazione in uno dei locali più belli di Madrid e successivamente sarei dovuta andare a lavoro.
"Ma a dir la verità non è successo proprio tutto in modo tranquillo, non so cosa diavolo sia scattato tra di noi ma boom, ho voluto baciarla ed è stato paradisiaco ritornare in un posto dove ne ho sempre tratto beneficio." dissi con la mia solita vena narcisistica e il mio migliore amico scoppiò a ridere, gli raccontai tutto quello che era successo e la sua faccia era indescrivibile sul serio.
Non se lo aspettava certamente.
"Voi siete impazzite, ma come biasimarti! Raquel Murillo è la Dea del sesso del cammina e se finalmente ti fai una scopata con una donna, manifesto tutto." disse ad una certa e gli diedi un colpo sul braccio, era muscoloso e non sentì nulla anzi rise ancora più forte.
"Devi smetterla di guardare le donne più grandi di te! E comunque ci siamo solo baciate nessuno ha procreato nulla qui." borbottai alzando gli occhi al cielo bevendo dalla mia tazza e già non sapevo come avrei reagito una volta entrata a lavoro.
Ieri avevo compiuto un'azione di pura follia ma per l'amor del cazzo, mica avevo quindici anni ero adulta e vaccinata, posso fare quello che voglio sì o no?
"Visto che stiamo parlando di lei, voglio sapere come accidenti è quella donna in un territorio sessuale. Sai che la prima volta che l'ho vista nella tenda mi sono venuti i mancamenti per un'attimo? Tu ci stavi insieme." disse sbattendosi la mano in fronte e i signori davanti a noi si girarono sconvolti nel sentirlo parlare, stavamo facendo una figuraccia assurda da dieci minuti e volevo andarmene il prima possibile.
"È passionale, sa dove diavolo toccare, conosce tutto di me perché il nostro sesso era la cosa più bella del mondo e ho paura. Ho paura perché se dovesse accadere non solo recupereremo tutti questi anni di pura distanza ma ne vorrò sempre di più da lei, ed è ovvio che mi accontenterà! Raquel? Sa sempre tutto." dissi pacatamente e Matias si toccò i capelli nervosamente, non mi chiese altro perché tanto ero sicura che stava analizzando ogni singola parola uscita dalla mia bocca.
"La vita è una amica, fai seriamente ciò che ti senti." disse stringendo la mia mano amichevolmente e annuii, quindi una volta arrivata a lavoro l'avrei volentieri trascinata in una stanza e l'avrei fatta mia perché dovevo ascoltare il mio istinto.
Matias non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire tutto questo, la mia vita con Raquel in Academia non era stata banale e l'ho sempre amata con tutta me stessa, non era mai stata una questione solo fisica la nostra.
Era stata la mia fidanzata.
Con che razza di autocontrollo dovevo convivere io?
"Ho baciato varie persone da quando ci siamo lasciate e da quando sono vedova ma credimi che lei, non è paragonabile a nessuno. Ieri è stato incredibile sotto ogni aspetto e avevo tutta l'intenzione di spingermi oltre ma mia figlia ora è la cosa più importante." mormorai sospirando e il ragazzo davanti a me annuì capendo tutto, mi sorrise amorevolmente e una volta finito ci alzammo per pagare.
Il mio cuore batteva all'impazzata.
Avevo appena chiuso il portone e già sentivo una pesantezza assurda dentro di me, salutai i miei colleghi e di Raquel non c'era nessuna traccia momentaneamente, ero in perfetto orario e feci un cenno a Monica salutandola con un sorriso in viso.
"Se vuoi, vado a stalkerare un pochino in giro e ti mando un messaggio." propose Matias serio e mi bloccai in mezzo al corridoio, guardandolo un pochino male e lui scoppiò a ridere ma poi ritornò serio di colpo.
"Non fare il maniaco con lei, si accorgerebbe di te ancor prima che tu intraprenda questa idea e ti spezzerebbe le ossa una ad una." dissi riprendendo a camminare e oggi avevo deciso di indossare un completo verde, avevo una gonna a vita alta impeccabile e dei tacchi altissimi che facevano un rumore acuto.
"Quanto è eccitante quella donna, solo Dio lo sa." borbottò tra se e sé, volevo vedere la sua faccia non appena avrebbe realizzato che non mi ero licenziata sul serio e che avremo continuato a lavorare insieme dopotutto.
Ieri stava andando seriamente in panico.
La porta del suo ufficio era chiusa però sentivo delle voci all'interno, mi scostai appena e Matias appoggiò l'orecchio nella porta, mi mimò con le labbra che era lei e sospirai di sollievo trascinandolo nel mio ufficio.
"Quindi il piano, è questo: indossi quel completo che ti ho mandato l'altro giorno in chat e la sorprendi così. Però prima manda la foto a me perché non è che qui facciamo sempre come dici tu." disse il mio amico con il telefono tra le mani e alzai gli occhi al cielo, accesi il mio computer e per colpa di ciò che era successo ieri non mi ero portata avanti con il lavoro come avrei voluto.
"La devi smettere di mandarmi completi intimi, sei un gran consigliere ma sei il mio bambino e potrei essere tua madre. Vai a lavorare, ci vediamo dopo perché devo sistemare questo casino." dissi indicando il pc però lui sorrise ancora più maliziosamente avvicinandosi alla mia scrivania, era incredibilmente idiota stamattina.
"Sì però quando andrete a letto insieme, indossa quello rosso trasparente. Lo abbiamo soprannominato "il completo portafortuna" e non puoi non farlo, non puoi tradirmi in questo modo." disse a bassa voce e mi morsicai il labbro, alzai di poco la mia gonna facendogli vedere le mie calze auto-reggenti e sgranò gli occhi incredulo.
"Potrei diciamo, come dire.. averlo già addosso?" dissi innocentemente come mio solito e Matias si dileguò dicendomi che non riusciva a reggere i suoi ormoni da adolescente isterico, scoppiai a ridere e avevo un calore dentro assurdo.
Il ventre mi faceva male.
Mi agitai sulla mia poltrona non riuscendo a concentrarmi però almeno per le prime due ore portai a termine i compiti più banali, mi piaceva questo lavoro d'ufficio perché non richiedeva tantissima forza fisica e potevo assegnare i compiti agli stagisti.
Volevo una pausa caffè.
Alzai le braccia sgranchendomi le ossa e mi massaggiai le tempie, oggi indossavo le mie lenti a contatto azzurre e la mia coda era sempre presente come non lo era mai stata facendomi emanare potenza da tutti i pori proprio.
Percorsi il corridoio lanciando uno sguardo alla porta della mia ex e mi torturai un labbro con i denti, il colonnello Pietro stava parlando animatamente al telefono quando scesi al primo piano e lo scenario che mi si palesò davanti fu sconvolgente.
Raquel era davanti alla macchinetta  e a quando pare avevamo avuto la stessa idea, si inchinò mostrandomi con mio grande piacere il suo corpo mozzafiato da dietro e afferrò il bicchiere di plastica girando appena la piccola stecca all'interno.
Poi lo appoggiò nel tavolo e si alzò lentamente le maniche della sua camicia bianca lungo l'avambraccio, mostrandomi tutte le vene evidenti che aveva ogni volta.
Pantaloni eleganti, camicia bianca sbottonata e un blazer sopra sempre nero con dei tacchi alti facendola rendere ancora più slanciata ma ero comunque più alta io, i capelli invece erano legati e ce li aveva mossi oggi e un pochino voluminosi.
Riuscivo a vedere a stento il suo viso ma sembrava che si fosse truccata da Dio e la cosa che mi faceva impazzire? La sua mano destra appoggiata sul fianco, i suoi pantaloni essendo a vita alta evidenziavano alla perfezione il suo bacino e aveva una cintura spessa con incastonato il distintivo di polizia come la sottoscritta.
Per l'amor del cazzo maledetto.
Serrai la mascella e mi dava le spalle ma una volta che mi diressi verso la sua direzione si bloccò nel sentire i miei tacchi, bevve ancora più lentamente e intanto scelsi il mio caffè senza aprire bocca ma tanto sapeva al 100% che ero io.
Incrociai le braccia al petto aspettando la mia salvezza divina e sentivo il suo profumo da qui invadermi le narici, non si voltò a guardarmi prendendosi tutto il tempo e poi buttò il bicchiere nell'apposito cestino appoggiandosi successivamente nella macchinetta.
E quando i suoi occhi si appoggiarono su di me mi sentii sua, come se fossimo tornate indietro nel tempo e la sua lingua leccò ogni millimetro delle sue labbra, mi squadrò senza farsi nessuno scrupolo e i miei ormoni stavano impazzendo perché ora stavo ricordando ardentemente di come diavolo mi aveva baciata ieri.
"Buongiorno, a quanto pare sei rimasta." iniziò lei sorridendomi e feci spallucce, afferrai il bicchiere inchinandomi come aveva fatto lei poco fa giusto per ripicca e sussultò guardandosi attorno in panico come se mi potesse vedere qualcuno.
Era sempre la solita.
"Mhm sì, preferisco continuare a fatturare ancora di più e poi forse, qui c'è qualcosa di estremamente bello non trovi?" sussurrai facendo un palese riferimento a lei e si morsicò le labbra nel vedermi flirtare così, intanto bevvi il caffè e i miei occhi stavano guardando le vene delle sue mani gonfiarsi dalla tensione, la sua mascella era contratta e già sentivo un calore tra le cosce famigliare.
Oggi non ce la stavo facendo.
"Potrei dire lo stesso, Sierra. Però data la tua voglia di parlare con me, che ne dici se andiamo nel mio ufficio?" mi propose con un piccolo pizzico di eccitazione nella voce, ci pensai un po' su giusto per farla impazzire ed era truccata davvero bene, a quanto pare le mie parole ieri l'avevano colpita in qualche modo.
"Accetto volentieri, il suo invito.." dissi avvicinandomi al suo viso e con le unghie tracciai i muscoli del suo addome tramite la camicia, li percepivo al tatto per come fossero contratti e Raquel non si era mai smessa di allenare.
Chissà come diavolo era nuda, in questo momento.
"Ispettore." conclusi contro al suo orecchio e tremò appena per controllarsi, mi staccai guardandola negli occhi e presi a camminare ancheggiando sui tacchi alti apposta dato che mi stava guardando molto intensamente, non mi fermai e una volta che mi accorsi della sua presenza alle mie spalle mi scappò un sorriso divertito.
Salutò alcune persone cordialmente e nel nostro piano non c'era mai nessuno, mi fermai davanti alla sua porta e anche il suo ufficio era molto carino, era più piccolo del mio però era ordinato compulsivamente e aveva delle vetrate meravigliose.
Aprì la porta facendomi accomodare e mi appoggiai sulla sua scrivania apposta guardandola in tutto il suo splendore, era così bella oggi e non riuscivo a smettere di sorridere per nessuna ragione al mondo.
"Come stai? E Victoria?" disse con un tono un pochino più pacifico e incrociai le braccia al petto mentre lei si metteva davanti a me con una distanza di sicurezza assurda, volevo giocare un pochino con lei e assunsi una posizione rilassata.
"Io sto bene, mi fa piacere che ti importi di mia figlia e in questo momento è all'asilo. Andrò a prenderla questo pomeriggio come finisco il turno, però sta bene." dissi con un sorriso dolce e dopo aver sentito il suo stato d'animo ieri per quello che mi aveva confessato sull'avere figli con me, parlavo di determinate cose con un tatto delicato.
"Sono contenta, sul serio. Inoltre volevo dirti se dopo quello che è successo ieri tra di noi è insomma, come dire, tutto okay." mormorò un pochino in panico balbettando e le tolsi ogni dubbio annuendo con la testa, non avevo più nessun tipo di rancore come prima perché quel bacio era stato un qualcosa di troppo oltre.
Come se fosse stata la chiave di ogni nostra serratura bloccata.
"Sì, è tutto apposto." dissi serena e avanzò verso di me, i suoi occhi a quanto pare non volevano lasciare questo completo verde scuro e sorrisi mettendo la testa di lato dato che le sue mani si appoggiarono sulla scrivania sfiorando quasi il mio corpo con il suo.
Non allungai un dito, la lasciai fare tranquillamente.
"Qualcosa non va, Murillo?" la stuzzicai alzando il ginocchio sfiorando di proposito la sua coscia e mi guardò negli occhi, stava guardando molto attentamente la mia scollatura arricciando le labbra e guardai la sua bocca predatrice.
"Sì, qualcosa non va perché in questo momento mi sento di fare una cosa." disse con le pupille dilatate e sussultai riconoscendo questo tono di voce che aveva utilizzato.
Era chiaramente eccitata da morire e non potevo scappare neanche se avessi voluto, era inarrestabile quando era così e cosa diavolo era il controllo?
Il mio cervello era in tilt, avrei avuto seriamente un'orgasmo in grazia di Dio dopo anni se le avessi dato il pieno controllo sulla mia persona.
"Tipo? Cosa vorresti fare?" dissi con il fiatone e il mio petto faceva su e giù per come avvicinò il viso al mio, le nostre labbra si toccarono e strinsi i bordi di legno alle mie spalle alzando leggermente il busto per come si stesse avvicinando a me.
Strinsi così forte che mi feci male, le mie nocche si sbiancarono e avevo paura di spezzarmi le unghie dalla forza, mi morsicai il labbro e i suoi occhi si posarono sui miei alternandoci lo sguardo e poi mi sussurrò delle cose all'orecchio.
"Mi lasceresti il controllo?" ansimò curiosa di sapere come fossi fatta ora dato che in passato le facevo fare tutto, ma perché era impossibile da dominare per come fosse forte, passionale, così calcolatrice di ogni singola mossa da fare.
"Dipende da cosa vuoi fare, Raquel. Sai benissimo che controllo ti davo in passato e forse alcune cose non sono cambiate proprio per niente, conoscevi parti di me che ora si sono evolute certamente." mormorai osservandola e le sue mani si misero sotto i lembi della mia gonna e la sollevarono molto lentamente, mi vennero i brividi al suo tocco e mi guardò quasi male nel vedere le mie calze auto reggenti.
"Alicia." bisbigliò serrando la mascella per controllarsi e il suo respiro era così pesante che ebbi un pochino di paura, Raquel ha sempre provocato quella scintilla in più su di me che nessun uomo mi saprà dare mai.
Neanche con Germán, eppure una parte di me l'ha amato tantissimo.
Ma il tocco di una donna, il tocco di Raquel per me è pura poesia, pura adrenalina.
Le sue mani afferrarono le mie cosce facendomi sedere sulla sua scrivania e le aprii in modo tale che il suo corpo si potesse infilare in mezzo ad esse, la sua cintura premeva sulla mia pelle delicata e i nostri distintivi di polizia si aggrovigliarono per tutti i movimenti bruschi che stavamo facendo.
Era così sexy, nel corso degli anni il suo aspetto era così migliorato.
Mi misi seduta mordendomi il labbro e la toccai anche io facendo vagare le mani nella sua schiena e scesi stringendo un gluteo con una mano strappandole un sorriso malizioso, sia lei che io non avevamo perso proprio nessun vizio e dovevamo esplorarci di nuovo.
"Fai da brava." disse al mio orecchio e trasalii per il suo tono di voce così rauco, incominciò a baciare ogni singolo millimetro del mio collo e neanche mio marito in tutti questi anni di matrimonio aveva scoperto i miei punti deboli.
Díos mio.
Il suo respiro caldo mi provocava un dolore allo stomaco assurdo e i suoi denti stavano afferrando appena la mia pelle pallida prima di farla diventare rossa, ricordava sicuramente di quanto ogni singola cosa mi lasciasse il segno ed era così attenta.
Nel mentre che continuava a baciarmi la sua mano sinistra sganciò il mio blazer verde scoprendo la mia scollatura, sotto avevo una semplice camicia nera e si staccò per attaccarsi alle mie labbra e incominciare a sbottonarla velocemente.
Ci stavamo baciando di nuovo ma questa volta era così diverso.
Mi scappò un gemito di piacere nel sentire la sua lingua intrecciarsi con la mia e graffiai appena la sua nuca facendola mugugnare, sicuramente non avevamo neanche un minimo di rossetto sulle labbra ma poco mi importava in questo momento.
Raquel una volta che scoprì che cosa diavolo stessi indossando, passò le dita sulle curve del mio seno sfiorando l'intimo che portavo, osservò come questo pezzo di stoffa raccoglieva le mie curve che non si erano rovinate per la gravidanza.
"Dios, sei ancora così, calda." disse afferrando il mio viso e ancora dovevo riprendermi dal precedente bacio passionale, sentivo caldo ovunque e l'aria era pesante come non mai, la donna davanti a me alzò il mio mento per baciare di nuovo il mio collo e si abbassò mordendo tramite la stoffa i miei capezzoli turgidi.
Erano passati anni, eravamo cambiate ma nonostante la mia grande età mi vedevo una donna meravigliosa che sa riconoscere certamente il suo valore e il fatto che lei me lo stesse dicendo dopo tutto questo tempo, mi faceva un gran piacere.
"Così dannatamente bella." aggiunse ad ogni schiocco di bacio e accarezzai i suoi capelli stringendo un pochino forte la sua coda, le guance mi stavano andando a fuoco e non era per il caldo: ma per come mi faceva sentire lei, mi sentivo desiderata e dalla sua bocca usciva sempre una verità che mi faceva così impazzire.
Afferrai i suoi fianchi così forte da far scontrare i nostri bacini che ci scappò un gemito ad entrambe, le sue labbra erano gonfie tant'è che ci passai il pollice sopra togliendole anche i rimasugli del rossetto.
"Mi piaceva implorarti, hai sempre saputo darmi tutto e ti chiedo cortesemente di non smettere mai di farlo." dissi stringendo i suoi fianchi per tenerla ferma e mi lasciò un lungo bacio sulle labbra, chiusi gli occhi ricambiando e le mie mani erano dietro al suo collo facendo un pochino di pressione giusto per farla rilassare o mi avrebbe stravolta.
"Mi manchi, mi manchi da morire." sussurrò rifugiandosi nuovamente contro l'incavo del mio collo con un tono disperato quasi e mi fece tenerezza nel sentirla, capivo benissimo il suo stato d'animo perché anche io mi sono sentita per tanto tempo così.
Vuota.
Nonostante avessi Germán.
"Mi manchi, te necesito." bisbigliò afferrandomi un seno con la mano e strinse facendomi ansimare per la sua presa decisa, la strinsi a me ma non era il momento delle consolazioni perché ci eravamo dette anche fin troppo.
Questo era l'inizio, dei nostri fatti.
E non mi sentivo sbagliata in questo momento per star andando avanti nella mia vita, io mezzo nuda seduta nella scrivania della mia ex con lei tra le mie gambe.
In tutto questo tempo, in sua assenza ho imparato che non si può fuggire dal dolore, perché ogni cosa che ci fa male esiste ed esisterà per sempre.
Non ho potuto e non posso cancellare niente e non andrà mai via anche se ci metto tutta me stessa, perché il dolore esiste e va provato e vissuto per intero.
Non ha senso combattere contro un mostro più grande di te, vivere il dolore è l'unico modo per uscirne perché vivendolo impari a conoscerlo e ti aiuterà a saper nuotare dentro di lui.
Baciai la donna tra le mie braccia slacciando la cintura dei suoi jeans e abbassai la zip volendo sentirla, testarla, assaggiarla per intero come facevo un tempo.
I nostri respiri si mescolavano per come fossero veloci e sollevò ancora di più la mia gonna scoprendo le mie gambe, strinse la mia coscia il giusto tanto da non lasciarmi nessun segno rosso dato che eravamo a lavoro e le sue labbra ritornarono sulla mia gola.
Leccò in un punto preciso e al posto di sgridarla la lasciai fare, roteai gli occhi per questo punto sensibile che conosceva tanto bene e rispondeva ad ogni mio singolo ansimo o gemito perché era la sua cosa preferita vedermi stare bene per causa sua.
"Mi manchi anche tu, e mi sei mancata per tanto tempo." le confessai e si staccò guardandomi negli occhi, le diventarono subito lucidi e le scappò un sorriso sincero prima di lasciarmi un dolce bacio sulle labbra.
Ricambiai spingendo la sua testa contro la mia bocca e ripartì un bacio macabro che mi fece inevitabilmente, eccitare ancora di più perché una donna non mi aveva mai baciata con questa passione qui, con questo gioco di lingue e di morsi possessivi.
Le mani di Raquel si mossero sui miei glutei che strinse attirandomi fino al bordo e la toccai veramente come se fosse di nuovo la mia fidanzata ma in questo momento mi importava? Assolutamente no, ovvio.
Eravamo avvolte dal silenzio in questo momento, inutile dire che questo piano mi piaceva tantissimo, c'era silenzio e sopratutto ero vicina a lei.
Le sue dita si posarono sul mio centro e con il pollice percorse lentamente il mio clitoride pulsante, voglioso delle attenzioni che solo lei è in grado di darmi e non vedevo l'ora di sentirla dentro di me, ma inevitabilmente anche io volevo averla.
"Quanto sei bagnata." sussurrò facendosi scappare una risatina divertita per come mi facesse effetto dopo tutto questo tempo, alzai gli occhi al cielo perché era sempre la solita idiota e strinsi il suo viso forte assai guardandola dritta negli occhi.
"Rimedia e fottiti Murillo." dissi con un pizzico di rimprovero nella voce attuando lo stesso tono per dare ordini nelle missioni di polizia e le scappò un gemito, ritornò a baciarmi il collo e se mi avesse lasciato qualche segno strano l'avrei disintegrata.
In tutti i sensi.
Al posto di togliermi le mutande le scostò di lato aggiungendo subito un dito per esplorarmi nuovamente e buttai la testa all'indietro rilasciando un sospiro così colmo di piacere che tutti gli anni senza di lei, ora mi sembravano quasi svaniti.
"Cómo te he extrañado, por dios." sussurrai stringendo forte il bordo della scrivania cercando di rimanere lucida ma sentirla così in profondità mi faceva impazzire, stava toccando tutto di me nuovamente, con un tocco famigliare così bello e così suo.
I miei fianchi incominciarono a muoversi nella sperata ricerca di un qualcosa di più forte ma Raquel aveva sempre il vizio di fare tutto con calma, perché voleva incidersi a mente ogni piccola espressione di piacere che si palesava nel mio viso.
"Voglio di più." mi feci scappare implorandola sottovoce ed ecco che come al solito le davo il controllo, perché lei era sempre stata la più forte indipendentemente da tutto ed era l'unica persona che avevo sempre amato alla follia.
Non era una semplice scopata la nostra, era un sesso dove incombeva una connessione.
Una connessione nuova, forse molto più forte di quella precedente.
E a quanto pare tutto questo mi stava servendo nel realizzare di quanto diavolo mi è mancata, di quanto il suo tocco non è paragonabile a nessun altro.
Le sue dita pompavano dentro di me con una velocità moderata e le mie cosce tremarono ad ogni minimo movimento, la sua bocca era impegnata a mordere, leccare, succhiare il mio seno e mi scappò un gemito alto.
"Silenzio, ispettore." disse rimproverandomi e la guardai male desirando schiaffeggiarla per toglierle dal viso questa espressione così soddisfatta, un terzo dito si arricciò al mio interno facendomi quasi crollare in questa misera scrivania e far cadere a terra tutto.
Mi stavo agitando per tutto questo caldo che stavo provando e le mie mani finirono nella sua camicia bianca, gliela stracciai di dosso colta da un momento di follia e sentimmo i bottoni cadere a terra creando un suono sul parquet.
Sinceramente vaffanculo a tutto quanto.
"Hai ancora voglia di litigare con me?" sussurrò stuzzicandomi cercando di farmi rimanere lucida con la sua voce ma era impossibile, la guardai male con la vista offuscata e stinse il mio viso con una mano indirizzandolo al suo.
"Dire a quel rapinatore che hai finto tantissimi orgasmi, sai che non mi è andato ancora giù questo fatto? Sciocco, molto sciocco da parte tua dire una cosa del genere in mia presenza." aggiunse schioccando la lingua sul palato e diminuì i movimenti, se mi avesse lasciata incompleta come una povera stupida gliel'avrei fatta pagare come non mai.
"Se litigare ci porta a questo stato qui, perché no? Sappiamo entrambe che in ogni caso vinco io, perché a negoziare sono la più brava, la migliore, e sarà così per sempre." dissi ad un centimetro dal suo viso e le morsicai le labbra, urlai quasi non appena spinse il braccio ancora più velocemente e una lacrima scese sulle mie lentiggini facendomi quasi ridere per la nostra assurda situazione.
Era tutto così, incredibilmente folle.
Affondai le unghie sulle sue spalle strappandole un gemito eccitato e le nostre labbra si incollarono ancora, e ancora, per la milionesima volta.
Inarcai la schiena spingendo il bacino contro alla sua mano e portai la testa all'indietro chiudendo gli occhi cercando di non urlare, ma era impossibile, le lasciai un libero accesso del mio collo e mi lasciò alcuni baci usando l'altra mano per fare leva sulla mia coscia e spalancare ancora di più le mie gambe.
"Penso che litigare con te diventerà la mia cosa preferita, Sierra." disse maliziosamente e mi aggrappai a lei, come se fosse davvero la mia ancora di salvezza ed era strano sentirmi così perché fino a qualche mese me non mi aggrappavo a nessuno se non a me stessa, ed ero così terrorizzata.
Stavo bene.
Inevitabilmente per colpa sua.
Ci guardammo negli occhi mentre raggiungevo l'apice e aveva la coda scompigliata, una piccola vena nella sua fronte stava pulsando un bel po' forse per la posizione, per la forza che stava applicando e per i miei gemiti di lamenti che uscivano dalla mia bocca.
La scrivania si mosse appena ma grazie alla mia mano sul bordo mi permetteva di bloccarla un pochino e di non fare più caos del solito, sorrisi mordendomi le mie labbra rosse e stavo prendendo la scossa, le mie cosce tremavano a dismisura.
"Pecas, verrai per me? Sì? Vieni per me." sussurrò decisa appoggiando la mano sulla mia bocca per il gemito alto che feci uscire e sentivo il sangue pomparmi interrottamente, il cuore era una bomba ad orologeria e pensavo mi esplodesse per la forza dell'orgasmo che ora stava invadendo ogni singola cellula del mio corpo.
Il sesso con Raquel era una benedizione divina, per l'amor del cazzo.
Non riuscii più a reggere e mi sdraiai in tutta la lunghezza della scrivania, cercando di non far cadere nulla a terra, la donna sopra di me sorrise e uscì da me portandosi le dita sulla sua bocca gemendo appena per come leccò via, tutto quello che aveva creato lei stessa.
"A quanto pare, il tuo essere la regina delle figlie di puttana ti ha fatto in qualche modo diventare più deliziosa. Ma lo eri certamente anche prima." disse sciogliendosi i capelli e se li rilegò velocemente mettendosi un pochino in ordine, mi appoggiai sui gomiti riprendendomi un pochino e afferrai la sua cintura in pelle attirandola a me.
"Sei molto in vena di provocazioni? Ricordati che qui non sei l'unica che sa usare le manette, ispettore dei miei coglioni." dissi provocandole una scintilla negli occhi assurdi e guardò le mie labbra, si avvicinò lasciandomi un bacio e scesi dalla scrivania abbassandomi la gonna realizzando che avevo appena fatto sesso con la mia ex.
Assurda la mia vita.
Mi misi davanti allo specchio che aveva e mi aggiustai la camicia rimettendola all'interno della gonna mentre la bionda alle mie spalle cingeva la mia vita da dietro, mise la mia coda tutta da un lato per baciarmi il collo e accarezzai lentamente il suo braccio.
Raquel mi aveva dato sempre affetto, ma tipo sempre.
Non ero più abituata a ricevere tutte queste attenzioni da qualcuno e lei era così.. presente per me anche in questi piccoli gesti, era sempre stata la più amorevole.
"Estás bien? Cómo te sientes después de esto?" mi disse serena e avevo una voglia malsana anche io di farla mia ma non così, non volevo averla in un misero ufficio scomodo perché dopo quello che ci era successo, volevo che accadesse diversamente.
"Bene, tu?" dissi afferrandole il viso tra le mani e le stampai un bacio così dolce che la fece sorridere, accarezzò i miei fianchi spostandosi di nuovo verso al mio collo ed era sempre stato il suo punto debole, il suo posto sicuro, amava il mio profumo e amava lasciarmi dei semplici baci amorevoli.
"Ora sì, sto bene." bisbigliò come una bambina minuscola e l'abbracciai forte a me per vari secondi, c'era ancora inevitabilmente molta ma molta strada da fare però non ci stavamo azzuffando come facevamo in quella tenda ristretta.
Un piccolo passo alla volta.
Fino all'ultimo secondo, prima che vibrasse il suo telefono, rimanemmo abbracciate così senza nessun pensiero e Raquel imprecò ad alta voce parlando animatamente, si morsicò il labbro guardandomi e strinse forte il distintivo che aveva nella cintura dei pantaloni cambiandosi velocemente la camicia che le avevo stracciato di dosso.
A momenti svenivo per il suo fisico, per tutto quanto.
"C'è una rapina in atto, un'inseguimento a dir la verità. Guido io e tu mi accompagni? Ci sarà da divertirsi e non lo facciamo da molto." disse euforica e annuii senza pensarci due volte, sembrava che fossimo tornate indietro nel tempo e prima di raggiungerla in macchina ritornai nel mio ufficio e mi diedi seriamente una sistemata per essere presentabile e mandai un messaggio al mio migliore amico.

MESSAGGIO A: matias.
avevi ragione riguardo all'intimo, mi ha portato fortuna sul serio.

Indossai i miei occhiali da sole una volta uscita e Raquel mi stava aspettando con l'auto della polizia, con una mano stringeva il volante mentre nell'altra aveva una sigaretta che gettò non appena mi vide, sorridendomi.
"Pronta per la sua nuova missione, ispettore? Le invito a mettersi la cintura perché si dovrà tenere molto, ma molto forte." disse vicina al mio viso e intanto alcune macchine partirono, lei accese il motore e ricaricai la mia pistola con un colpo secco intimandole di partire all'istante, mi ubbidì e sfrecciò ad alta velocità con un'attenzione alla guida che le avevo sempre invidiato.
E mentre studiavo il caso di questi sconosciuti mi si formò un sorriso sulle labbra davvero bello perché realizzai che nonostante tutti questi anni noi eravamo, sempre così.
Alicia e Raquel, inarrestabili non solo nel lavoro ma anche nel nostro volere di coppia.

utopiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora