raquel's pov.
Un buon ispettore, oltre ad avere una forza fisica deve anche saper controllare le proprie emozioni in ambito lavorativo, ma qualche volta ci stava staccare la mente.
Come si faceva però?
Talvolta ero così immersa nel lavoro che una piccola paura si instaurava dentro di me, provavo così ansia di lasciarmi andare totalmente e di perdere tutto questo ritmo che si era instaurato dentro di me.
Il tapis roulant andava all'impazzata e aumentai la velocità sentendo il cuore in gola, il mio battito cardiaco era accelerato a causa dell'eccessivo sforzo e non mi fermai comunque perché quando correvo neanche un proiettile in corpo poteva bloccare l'ambizione che avevo all'interno del mio sangue.
Non ci diventi così.
Ci nasci direttamente.
"Raquel cazzo, sei da due ore qui dentro. Hey, fermati." disse Suarez, un mio collega e spense il tutto afferrandomi poi per un braccio saldamente, lo guardai male appoggiando le mani sulle ginocchia e mi abbassai respirando molto profondamente.
Ah dimenticavo, qualcuno prima o poi ti potrebbe fermare.
"Non è giornata." sbottai afferrando la mia bottiglia d'acqua fresca e bevvi lentamente trovando quel sollievo che cercavo, il mio sguardo si depositò sulla finestra e il sole stava spuntando dando inizio ad un nuovo giorno.
Amavo venire qui in stazione e avevamo la palestra riservata, potevamo allenarci quando volevamo e pochissime persone avevano le chiavi ed io ero una di quelle insieme al mio collega che mi guardava amorevolmente.
"Come mai? Se posso chiedere." disse mettendosi davanti a me e il suo corpo era così possente, da poco aveva ricevuto una bellissima promozione per aver fatto una missione con alcuni agenti speciali ed ero così fiera di lui.
Era proprio una brava persona e amavo parlarci, perché mi capiva eccome.
"Diciamo che sto aspettando delle risposte da parte del tribunale." mormorai a bassa voce stando sull'attenti comunque perché erano questioni private che nessun altro sapeva apparte Monica e Raul.
"Alberto?" mi domandò facendo una smorfia e la sua mascella si contrasse, era sposato e aveva un figlio quindi semplicemente teneva a me e lo consideravo come un fratello.
"Già, triste vero quando sei una donna e la tua parola non vale ad un cazzo? Però ho pagato un buon avvocato che sta smuovendo le cose." gli spiegai asciugandomi il sudore dal viso con un'asciugamano e percepivo tutti i miei muscoli bruciare dall'eccessivo sforzo ma nonostante tutto ero sodisfatta.
"Mi dispiace Raquel, non te lo meriti assolutamente. Però sono sicuro che le cose andranno per il verso giusto." disse Raul deciso stringendomi il braccio amorevolmente e gli regalai un sorriso, afferrai le mie cose e andai dritta nel mio ufficio per farmi una doccia rigenerante sperando di scrollarmi di dosso questi pensieri.
La giornata di oggi era così strana.
Non riuscivo a capire perché da quando mi ero svegliata avevo questo strano presentimento che il tutto sarebbe stato indirizzato ad una catastrofe.
In tutti i sensi.
C'era troppo silenzio, di solito sentivo alcune voci ma oggi c'era tensione.
Mi sciolsi i capelli ruotando il collo lentamente e gemetti percependo un dolore lancinante, mi guardai attorno decidendo di fare una piccola pausa e il mio telefono era al mio fianco quindi lo afferrai andando un po' nei social.
Entrai su Instagram guardando le varie stories e tutti avevano una vita perfetta, i loro matrimoni del cazzo andavano a gonfie vele e istintivamente sorrisi perché le persone non erano tutt'altro che una finzione che raramente mi piaceva vedere.
Il mio profilo non era interessante, avevo poche foto, seguivo pochissime persone veterane che avevo conosciuto in accademia tanti anni fa.
L'Academia.
Era un tasto bellissimo che riguardava la mia vita ma forse, uno dei più dolorosi a livello emotivo e avevo fatto tanta di quella terapia per poter uscirne e smetterla di lacerarmi il cuore pensando ad una persona che non mi apparteneva più.
I miei occhi erano lucidi e le mani mi tremavano, avevo una voglia sfrenata di cercare il suo profilo e vedere se era cambiata anche lei, se era bella come me la ricordavo.
Ma certo che sì, che domande.
La cosa disastrosa era il mio pensarla in questo preciso istante.
Non ce la facevo, a non farlo.
C'erano giornate negative come queste dove i pensieri svolazzavano nell'oblio e automaticamente quegli occhi verdi mi laceravano l'anima perché dentro di me si era instaurata una paura disumana nell'incrociarli nuovamente.
Per tutti questi anni ero riuscita ad evitarli dato che entrambe siamo nello stesso mondo e abbiamo tantissime persone in comune, e ho anche saputo così per caso che lei viaggia spesso e ha ampliato tantissimo il suo profilo lavorativo.
Era sempre la solita perfettina del cazzo, maniacale.
Ma c'era sempre quel però.. che non mi permetteva di odiarla per tutto quello che era successo, ovviamente la colpa era anche mia dato che ci eravamo fatte del male a vicenda a non finire e come avrei reagito se l'avessi rivista?
In questo momento non avevo bisogno di una cosa del genere ma sapevo dal profondo che prima o poi sarebbe successo perché era così tanto inevitabile.
Quando ti rendi conto che alcune persone sono più interessate a nutrire il loro ego invece che alla loro crescita, smetterai di sprecare energie cercando di ritenerle responsabili quando non
sono disposte nemmeno a guardare se stesse.
È che, il mio cuore era così terrorizzato nel provare di nuovo qualcosa di forte e lei era stata l'unica ad avermi dato tutto ma al tempo stesso, era riuscita a togliermi ogni cosa con uno schiocco di dita.
Le incomprensioni, ci sono.
I litigi, ci sono in una coppia.
Con lei avevo sempre cercato un dialogo stabile, veritiero, ma invece ci eravamo distrutte a vicenda rompendoci il cuore a colpi di pistola.
Mi toccai il viso nervosamente e scrissi la prima lettera del suo nome, inarcai un sopracciglio confusa non trovandola come avrei voluto e mi scappò una risata nervosa aspettandomi ovviamente una cosa del genere.
Mi aveva bloccata.
Una carriera di successo non significa una vita di successo.
Il successo è equilibrio nella carriera, nelle relazioni, nella salute, nella spiritualità.
Fai attenzione a ciò che scegli di svalutare quando sei consumato dalla cultura capitalistica, l'Universo ti ricorderà ciò che hai trascurato.
Un leggero bussare di porta mi fece sussultare e cancellai la cronologia bloccando il telefono, diedi il permesso e Monica entrò con un sorriso sulle labbra.
"Buongiorno! Finalmente ti vedo, come stai?" mi domandò sedendosi davanti a me e finii di bere l'ultima goccia di caffè dalla mia tazza.
"Giorno, sono qui dalle cinque. Mi sono allenata ed eccomi qui a sistemare varie cose con il mio.. telefono." dissi titubante e mi vergognavo perché non volevo ricercare il mio passato, ma bensì lasciarlo lì dov'era.
Monica mi guardò confusa vedendo la mia incertezza e con i capelli legati il suo viso si risaltava ancora di più, alcune ciocche le ricadevano davanti e si mise comoda mentre il suo sguardo si addolciva per intero.
"Sicura che vada tutto bene? Ti vedo strana." disse con calma sapendo quanto fossi sensibile in questi casi, mi mordicchiai il labbro nervosamente e le regalai un sorriso perché non davamo mai l'importanza nel chiedere un:
come stai?
"Sto bene, stanca per l'allenamento fatto questa mattina ma tutto sommato non ho nulla di cui lamentarmi. Il caso l'ho risolto e ho preparato le lezioni." dissi pacifica e Monica annuì afferrando la mia mano per poterla accarezzare dolcemente, avevo detto una balla enorme e lei lo sapeva bene.
Lo sapeva com'ero fatta.
"Monica, non ho l'energia per odiare nessuno, non ho letteralmente spazio nel mio cuore per portare in giro quella merda. O ti amo, ti auguro ogni bene o spero che tu guarisca. Alcune persone non guariscono mai e rimbalzano semplicemente da una persona all'altra sperando di vedere il cambiamento negli altri invece di vederlo in se stessi, tutto qui." ammisi dicendole la verità e la biondina aveva già capito che i miei pensieri erano per lei, ecco perché era terrorizzata nell'aprire bocca.
Tutti lo erano a dir la verità.
"Concediti il permesso di reinventarti e cambiare identità tutte le volte che vuoi. Non devi limitare la tua vita per accogliere una narrazione: vivi quante più vite puoi in questa vita. Però non dare il potere a nessuno di essere anche in queste nuove vite o sennò non troverai mai pace. Non puoi inseguire un qualcosa che non ti è destinato o impazzirai come non mai." disse decisa e ascoltai attentamente le sue parole come sempre perché era fondamentale che lei sapesse cosa pensassi dato che mi era stata accanto in qualsiasi situazione.
Potevo gestire la cosa.
Feci per risponderle ma il mio telefono incominciò a vibrare e sulle mie labbra spuntò una smorfia infastidita nel vedere sul display il nome di Alfonso Pietro.
"Colonnello Pietro, Buongiorno!" esclamai alzandomi e camminai sistemandomi in automatico il distintivo che portavo, lavorava in Portogallo, a Lisbona, però qualche volta veniva qui a Madrid.
"Raquel, ciao. Scusa il preavviso ma mi servi." disse con la sua solita voce che mi urtava il sistema nervoso e strinsi il telefono in automatico sentendo un'ansia al di fuori dal normale lacerarmi lo stomaco come se fosse un coltello affilato.
"Que tenemos?" mormorai facendo un cenno a Monica che era estasiata tanto quanto me, sentivo delle voci in sottofondo e aspettai che parlasse perché non stavo più nella pelle.
"So che ti occupi delle lezioni con gli stagisti però qui stiamo parlando di un caso complesso dove sono coinvolte tante persone, ho bisogno di colleghi forti e quindi mi sei venuta in mente tu. Ti do il pieno controllo di tutto il corpo di polizia perché c'è in atto una rapina, alla banca di Spagna." disse velocemente e sgranai gli occhi, ne avevo sentito parlare ma pensavo che fosse già stata risolta e raramente Alfonso mi chiamava in questo modo, con il panico appresso.
"Sicuro? Ho chiuso con i colpi già da molto tempo e con le lezioni mi trovo bene quindi ti proporrei di trovare un sostituto perché non ho il tempo materiale di andare in quella tenda del cazzo e starci 24 ore su 24." gli risposi mettendo le cose in chiaro e lo sentì sospirare, rumorosamente.
Speravo tanto che non dicesse quella frase.
O avrebbe insorto dei problemi allucinanti dentro di me.
"Raquel, c'è già una macchina pronta per te che è venuta a prenderti. Sarei folle se ti dicessi che ho trovato un sostituto, sei perfetta per questo caso e in ogni caso non sarai sola intesi? Per favore, occupatene." disse chiudendo l'argomento senza darmi nessuna possibilità e guardai la mia migliore amica che mi fece un cenno grandissimo intimandomi ad accettare, sapeva che avevo bisogno di un po' di adrenalina nella mia vita in questo preciso istante.
"Voglio sapere tutto quanto, quanti sono, cosa stanno facendo e soprattutto voglio sapere ogni singolo movimento." dissi subito e l'uomo dall'altro capo del telefono sospirò capendo che avevo accettato.
"È successo tutto stamattina, appena vieni in tenda ti spiegherò tutto quanto. Sono arrivato anche io a Madrid poco fa." mi spiegò pacatamente e annuii prendendo un lunghissimo sospiro profondo, strinsi il mio telefono con forza senza staccarlo dall'orecchio e Monica mi intimò di fare quella domanda del cazzo che mi stava tormentando.
"Per la negoziazione chi se ne occuperà?" gli sussurrai in procinto di piangere e camminai nervosamente toccandomi il viso, anche se già sapevo la risposta dentro di me speravo che Alfonso mi dicesse di no.
Non ci vuole tempo.
Ci vuole solo allineamento.
Un giorno semplicemente fa clic.
E poi succede...
Ti svegli e sei in questo luogo dove una nuova energia sta entrando nella tua vita.
Le cose iniziano a migliorare.
Inizi a vibrare più in alto e diventi la versione migliore di te stesso."Alicia Sierra."
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utopia
Fiksi Penggemar• RALICIA. (gxg) In un rapporto, c'è una profondità maggiore più di quanto pensiamo o utilizziamo. Nessun luogo, anche l'ignoto può trattenere l'amore in tutte le sue forme, anche nell'entroterra. 𝘓'𝘈𝘤𝘢𝘥𝘦𝘮𝘪𝘢, un mondo immenso dove due anime...