alicia's pov.
Le settimane volavano, come le stagioni.
Erano di passaggio.
Però da una parte, ero grata per tutto questo, perché un caso come quello che stavamo affrontando mi aiutava a non pensare.
Perché pensare richiedeva energie.
Ed io non avevo le forze nemmeno di pensare, se non a delle strategie concrete che mi permettessero di concludere questa rapina che ci stava rubando tempo.
Le ore in tenda volavano.
Nessuno dormiva abbastanza quindi ogni minima divergenza ci faceva arrabbiare tutti quanti ed esplodeva un caos abnorme.
Avevamo scoperto, dopo molti giorni i volti degli altri rapinatori e avevo studiato ogni singola informazione giorno e notte, sperando che mi venisse un'idea grandiosa.
Avevamo creato un diversivo per poter entrare dentro alla banca.
Non era servito.
Avevamo setacciato ogni porto, ogni aeroporto, ogni fottuto supermercato.
Ogni mattina era la stessa storia, parcheggiai al solito posto scendendo dalla macchina e Matias mi venne incontro in tutto il suo splendore, mi diede un bacio veloce sulla guancia dandomi il buongiorno e gli avevo chiesto esplicitamente di non parlarmi di Raquel.
Nemmeno ci rivolgevamo la parola.
Vidi proprio quest'ultima arrivare in tutta la sua potenza e abbassai gli occhiali da sole lungo al naso per poterla guardare mentre finivo di fumare la mia sigaretta mattutina, si avvicinò sempre di più a me e con molta grazia mi scansò come se non esistessi, entrando dentro.
Scossi la testa divertita facendo spallucce e il mio amico sospirò, non aprì bocca e lo ringraziai mentalmente decidendo poi di entrare dentro cercando di capire cosa diavolo fare.
"Buongiorno." disse Tamayo vedendomi arrivare e ricambiai notando lei parlare con Martinez riguardo a dei filmati, piano piano gli altarini si stavano scoprendo e stavamo dando un volto a questi rapinatori, con la maschera di Dalì che amavano usare.
Che persone interessanti.
"Dobbiamo parlare." aggiunse l'uomo davanti a me richiamando l'attenzione di tutti i miei colleghi e Raquel si alzò stranita sciogliendosi i capelli dalla matita che aveva usato, la guardai senza nessuno scrupolo e indossava un completo elegante con tanto di blazer.
Vide il mio sguardo penetrante e ricambiò a sua volta, dato che non riuscivamo a parlare come due persone civili lo facevano i nostri occhi e Madre Mia! Quanti conti avevamo in sospeso.
"É passato quasi un mese da questa rapina e penso che sia arrivato il momento di darci seriamente una smossa, tutto ha una scadenza e mi sono stancato di venire ogni giorno qua quindi, ispettrici." disse Tamayo indicando me e Raquel ripetutamente e subito mi allarmai pensando che qualcuno, avesse in qualche modo saputo del nostro passato.
Il colonnello Pietro intanto fece il suo ingresso insieme a Suarez e molto spesso anche lui veniva qui di presenza per ripeterci quanto, i servizi segreti tenessero ad avere una buona reputazione.
"Sappiamo tutti qui dentro che eravate amiche all'accademia quindi non capisco questa barriera davanti a voi che vi sta, solamente impedendo di fare delle cose che potrebbero risolvere questo caso disastroso. La legge, la conoscete bene o sbaglio? Quindi è arrivato il momento di farci valere, e collaborare. Non voglio continuare ancora per molto a farmi prendere per il culo, da dei pagliacci con la maschera." continuò furioso sbattendoci la verità in faccia come ha sempre fatto e presi un lungo respiro profondo, non potevo crederci che eravamo arrivati a questo punto ma cosa potevamo fare?
Non era semplice tutto questo.
"Non c'era bisogno di evidenziarlo, perché non assumi un'altro ispettore con idee diverse che forse potrebbe dare una svolta a tutto questo? O aspetta.." disse Raquel avanzando verso di lui e di conseguenza si mise al mio fianco, non stava dormendo per niente e aveva delle occhiaie tanto tanto evidenti.
Mi stavo preoccupando un pochino ma scacciai subito quel pensiero.
"A voi non importa di un cazzo, solamente del governo o dei servizi segreti perché siete terrorizzati nel sporcare la vostra reputazione!" urlò arrabbiata perdendo la pazienza ed era tesa da morire, però aveva ragione quindi guardai Tamayo con una faccia che urlava: ha ragione lei, sei un povero coglione.
"Abbassa i toni, ispettrice Murrillo. Ora i cazzo di ordini li do io e se ti dico che devi entrare in quella cazzo di banca con un blindato tu lo fai, intesi?" disse quest'ultimo con un tono di voce che non mi piaceva e la mia razionalità esplose, facendomi avanzare.
Ed ecco che il mio istinto di protezione per la mia ex esplose tutto quanto.
"E invece, non farà proprio un cazzo." ringhiai facendo accigliare Angel che si mise una mano sul petto scioccato, era la prima volta che aprivo bocca e mi morsicai il labbro istintivamente perché sembrava che fossimo ritornate nel passato.
"Oh ma guarda! Finalmente vedo una cazzo di reazione in voi, nemmeno vi salutate e come cazzo pretendete di risolvere un caso così se attuate questo atteggiamento? Stiamo finendo in tutti i cazzo di giornali, tutti ci prendono per il culo perché sta passando troppo tempo capite? E qui non si respira più, cazzo." sbottò alzandoci tantissimo la voce e uscì fuori sbattendo con forza la mano sul tavolo, come per dare il via al nostro lavoro.
Mi girai verso Raquel guardandola negli occhi e sospirò annuendo con la testa, si toccò poi i capelli nervosamente e notai Angel venire verso di lei.
"Hey, stai bene?" sussurrò dolcemente e subito le vennero le lacrime agli occhi, scosse la testa incamminandosi fuori e la seguii con lo sguardo rimanendo al mio posto, si notava che aveva tantissima tensione addosso accumulata e non sapevo che fare.
"Alicia, vai da lei. Tu sai come calmarla." disse Angel incoraggiandomi e abbassai la testa serrando la mascella, una cosa che odiavo del genere umano era quando le persone mi dicevano cosa diavolo dovevo fare ma il fatto è che lei non è mai stata una persona qualunque.
Crollavo.
Come niente.
"Fanculo." dissi maledicendomi da sola e uscii facendo rumore con i miei tacchi, sapevo già dove potesse essere andata e andai nel retro della tenda, la vidi seduta nel solito muretto e mi avvicinai lentamente attirando subito la sua attenzione.
"Hola, prima di tutto." incominciai sperando che non mi sbraitasse contro e alzò lo sguardo incontrando i miei occhi verdi, le scappò una risata incredula e inspirò dalla sua sigaretta.
Non aver paura di ricominciare da capo.
Questa volta non inizierai da zero, inizierai dall'esperienza.
A volte è necessario fare un passo indietro per poterne fare due avanti.
Affidati alla magia dei nuovi inizi.
È ora di iniziare qualcosa di nuovo.
"Ciao." mi salutò di rimando asciugandosi una lacrima dal viso e sembrava che fossimo due sconosciute che si stavano presentando per la prima volta, mi veniva da ridere per questa assurda situazione, come se non fosse stata la mia fidanzata in passato.
"So che Tamayo è un coglione di prima categoria però penso che, oddio non ci credo che sto per dirlo cazzo." dissi bloccandomi e chiusi gli occhi trattenendo quasi un conato di vomito che però fece sorridere timidamente la donna davanti a me.
"Ha ragione, questa rapina si sta prolungando troppo ed io sono stanca di venire qui quindi mi impegnerò il più possibile, dovresti farlo pure tu." mormorai lanciandole una piccola frecciatina con l'ultima frase riferendomi chiaramente al nostro rapporto e infatti Raquel rise continuando a fumare, c'era una tensione del cazzo tra di noi estenuante.
Rimasi al mio posto fissandola e spense il mozzicone, guardò il display del suo telefono e poi senza neanche dire una parola mi raggiunse mettendosi davanti al mio viso, troppo stanco.
Volevo seriamente dormire.
Non sei pigro o immotivato.
Dopo aver vissuto per anni in modalità sopravvivenza, sei emotivamente svuotato.
Nessuna quantità di sonno al mondo può curare la stanchezza che provi.
Hai sperimentato la perdita dell'anima e hai sviluppato una stanchezza spirituale che può essere curata solo con il nutrimento dell'anima.
"Dovrei ringraziarti per avermi detto tutto questo? O per avermi difesa poco fa? Quante volte ti devo ripetere che non ho bisogno di te?" sbottò alzandomi di poco la voce e prima che potesse dire altro, afferrai il suo polso e la trascinai nei parcheggi.
Avevamo ancora un pochino di tempo dato che gli altri stavano facendo colazione.
"Potresti anche ringraziarmi, se vuoi mettermi in una posizione dove devo mostrarti quanto cazzo posso essere senza cuore lo faccio Raquel. No tienes ni puta idea de lo que puedo hacer." dissi ad un soffio dal suo viso e contrasse la mascella cercando di non darmi uno schiaffo grandissimo, la conoscevo fin troppo bene e in questo momento stava lottando.
Stava lottando contro se stessa.
"Oh d'accordo, ti ringrazio per avermi difesa allora ma sappi che non c'era bisogno di farlo perché so cavarmela da sola." disse calmandosi un minimo e tra le due quella che cercava di mettere fine ai nostri litigi era sempre lei quindi notai, che non aveva perso questo vizio.
Molto bene.
"Assurdo come non ho mai desiderato la tua buona opinione, e certamente me l'hai concessa molto malvolentieri. Dovremo tornare dentro e metterci seriamente a lavoro perché non voglio vederti." aggiunse senza nessuna emozione nella voce e anche se non lo diedi a vedere, le sue parole risvegliarono in me un qualcosa.
Un qualcosa di doloroso.
La sincerità con cui l'avevo detto, aveva lacerato una cicatrice instaurata nel mio cuore.
A causa sua.
La guardai rientrarsene dentro con il suo solito passo sicuro e i suoi capelli ricadevano nelle sue spalle, li aveva schiariti un bel po' da quando ci eravamo lasciate rendendola più donna.
Mi sentivo strana.
Cos'è il vuoto? Il vuoto è il modo in cui stanno realmente le cose, è il modo in cui le cose esistono e non il modo in cui appaiono.
Decisi di darmi una smossa e rientrai dentro rimettendo davanti al mio viso una maschera di narcisismo unico, eravamo arrivati in una situazione dove bisognava avere delle palle assurde.
"Bene, ascoltatemi!" esclamai mettendomi al centro della stanza autoritaria assai e dentro nelle mie vene scorreva un'adrenalina unica, non volevo fermarmi o arrendermi.
Potevo farcela, ero nata per fare questo lavoro.
"Facciamo un'attimo il punto della situazione, questo rapinatore non è chiaramente all'interno della banca, quindi a chi dobbiamo puntare? Al pubblico, dobbiamo diffondere delle voci dove tutti potrebbero seriamente impazzire." incominciai seria e Tamayo annuì nell'ascoltarmi, dato che non riuscivamo a muoverci come si deve dovevamo cambiare le carte in tavola e farci aiutare dalle persone esterne, comuni.
"Cos'hai in mente, Sierra?" disse Alfonso inarcando un sopracciglio confusa e lo lasciai perdere perché gli occhi di Raquel sui miei mi fecero capire che lei, già sapeva cosa volessi.
"Una ricompensa cazzo, informi il fottuto governo di mettere una cifra in modo tale che abbiamo anche un'aiuto esterno. Dobbiamo solo capire se c'è qualche correlazione con questo pagliaccio del cazzo." dissi esasperata ma stranamente il colonnello uscì incominciando a fare varie telefonate, se tutto andava per il verso giusto avremo smosso qualcosa.
"Seconda cosa, voglio entrare dentro a quella cazzo di banca e vedere con i miei occhi se gli ostaggi stanno bene. Ecco l'ennesimo diversivo, preparatemi una squadra." dissi toccandomi la frangia compulsivamente e Raquel a quel punto sbottò, incredula.
"Sei forse impazzita? Perché dovrei darti l'ordine di entrare? Ti ho detto che quando hai un'idea in testa mi devi avvertire, non puoi fare come vuoi!" urlò incredula e la evitai, intimai a Suarez di mettermi un microfono e la vidi scuotere la testa.
"Vengo anche io, col cazzo che ti lascio entrare lì da sola." disse calmandosi un'attimo e Angel scosse la testa divertito perché non eravamo cambiate di una virgola, la sua frase in questo momento mi destabilizzava eccome.
Mi era mancato, vederla così con me.
"Non ho due anni, ma chi cazzo ti credi di essere?" dissi bevendo dell'acqua dato che percepivo la gola secca e la vidi fare avanti e indietro riordinando cose per poi aprire una piccola valigia appoggiandola sul tavolo delicatamente, afferrò un microfono e venne verso di me.
"Puoi stare zitta? Ti devo mettere il microfono." disse mostrandomelo, non appena tentai di afferrarlo lei ritrasse il braccio, mi stavo stancando perché sembravamo due bambine.
Assurdo, tutto questo.
"Ho una notizia che ti sconvolgerà, sono ispettrice anche io quindi so mettermelo da sola incredibile vero? Lasciami questo microfono del cazzo, e levati." dissi furiosa sganciandomi appena la camicia dato che era un'oggetto molto piccolo di ultima generazione e la mia idea era quella di incastrarlo nel ferretto del reggiseno.
"Eppure qualche anno non avresti detto così, ma com'è che si dice? Ah sì, atteggiamenti che stancano, parole che allontanano e azioni che annoiano." disse ridendo e spalancai la bocca incredula per le sue parole, Angel mi lanciò un'occhiata complice e andò da lei cercando di calmarla o avremo fatto solamente un macello.
E non era il caso, dato che ne dovevamo sistemare uno ancora più grande.
Andai in una stanza più isolata e sbottonai la camicia sotto lo sguardo della mia ex che ormai aveva perso il conto di quante volte mi aveva vista nuda in passato e infilai impeccabilmente il microfono ma non ci riuscivo perché mi scivolava tra le dita.
"Posso?" disse la sua voce cogliendomi di sorpresa e ci guardammo attentamente, ingoiai il grosso groppo che avevo in gola e annuii lasciando perdere, volevo che questa giornata si concludesse il prima possibile e andare a dormire.
Raquel avanzò lentamente portandosi i capelli all'indietro e afferrò il microfono intimandomi di togliermi la camicia, strinsi forte il tessuto sotto al suo sguardo penetrante e arricciai le labbra in una smorfia indecisa se fare una cosa del genere.
"Oh andiamo, ti ho vista un'infinità di volte nuda e ti stai bloccando per questa stronzata? Pure te mi hai vista nuda." disse a voce molto bassa e alzai gli occhi al cielo, era la solita con le sue frasi schiette dove non si faceva proprio nessun tipo di scrupolo.
"Sì ma ora la situazione è diversa." dissi guardandola male non facendo nulla e sorrise divertita mentre con la testa faceva un cenno verso l'altra stanza.
"Vuoi fartelo fare da un'altra persona? Bene, mi faccio da parte ma sappi che sarò alle tue spalle quando entrerai lì dentro." disse andandosene ma afferrai il suo polso esile in automatico perché nonostante tutto una parte di me si fidava ciecamente.
"Spero per non pugnalarmi alle spalle." dissi lanciandole una frecciatina e mi guardò dritta negli occhi serrando la mascella, strinse con forza il microfono rischiando di romperlo e un senso di colpa mi invase facendomi rabbrividire.
"Non l'ho mai fatto e per quanto tu mi abbia fatta soffrire non ho intenzione di farlo nemmeno ora Alicia assurdo, vero? Sono capacissima talvolta di controllare il mio rancore per te." disse calma e il suo tono di voce era pacifico, appoggiai la mia camicia elegante scoprendo una buona parte del mio fisico.
Indossavo un'intimo impeccabile e la vidi soffocare un piccolo sbuffo perché anche quando stavamo insieme la sorprendevo sempre, era una delle mie cose preferite vedere la sua faccia sconvolta e poi ovviamente mi trascinava a letto senza scuse.
Subito incrociai le braccia al petto un pochino imbarazzata dato che erano anni che non mi vedeva così e non si fece nessun tipo di scrupolo ad abbassare lo sguardo e non mi diede neanche fastidio perché, ero sempre stata sua.
Sua da morire.
Mi regalò un piccolo sorriso dandomi sicurezza e lasciai ricadere le mie braccia lungo ai miei fianchi in modo tale che potesse agire, serrò la mascella facendo un passo verso di me e mi guardò attentamente, non pensavo di avere un momento del genere con lei.
Follia pura.
Fottuto destino del cazzo.
"Lo incastriamo qui." disse sfiorando il punto preciso con l'indice e annuii con la testa, questo microfono non era intercettatile con nessun apparecchio.
"Ci stavo pensando anche io." sussurrai usando un tono di voce basso e subito alzò la testa guardandomi sconvolta nel sentirmi così, si leccò lentamente le labbra acquistando un pochino di autocontrollo e guardò il mio seno risaltato e stava impazzendo.
La conoscevo troppo bene e inutile negare che c'era una tensione strana.
"Procedo, ho le mani un pochino fredde quindi ti chiedo scusa in anticipo." disse seria e le accennai un sorriso strano, allungò il braccio sfiorandomi il reggiseno per spostarlo lievemente e nel farlo sfiorò la mia pelle che si ricoprì di brividi, facendomi sussultare lievemente.
Misi la testa di lato non appena Raquel mi guardò attentamente accorgendosi ma non parlò cercando di infilarlo senza essere visto da nessuno, imprecò sottovoce e mi stava toccando con le sue dita esperte.
"Raquel." bisbigliai appoggiando istintivamente la mano sopra alla sua affondandoci di poco le unghie e solo ora mi accorsi che il suo viso era vicinissimo, il suo fiato caldo si scontrava con il mio e mi fissò le labbra per vari secondi.
Io guardai le sue ricordando di quando potevo baciarle, morderle con possessione e leccarle dimostrandole che la volevo e che era l'unica donna con la quale volevo invecchiare.
"Scusami." disse con la voce tremolante e sfiorò le dita con le mie, sapevo che non si stava riferendo ad ora e mi vennero le lacrime agli occhi, misi la testa di lato sperando che finisse e incastrò perfettamente il microfono, il suo respiro era un pochino accelerato e non appena si staccò rilasciai un grosso sospiro.
"Ti aspetto fuori." disse guardandomi un ultima volta e non stavo respirando più, afferrai la mia camicia indossandola velocemente e prima di raggiungerla indossai impeccabilmente la cintura con il distintivo.
Tamayo mi fece un cenno e ricambiai spostando la tenda, raggiunsi Raquel che buttò la sigaretta facendo uscire il fumo dalle sue labbra e mi bastò un suo sguardo per tranquillizzarmi.
"Bene, entriamo." disse incamminandosi e mi misi al suo fianco come quando facevamo in accademia per risolvere i casi, stare al suo fianco in questi momenti mi trasmetteva una sicurezza al di fuori dal normale.
Non appena arrivammo davanti alla porta si aprì, Raquel mi guardò e si mise dietro alle mie spalle senza aprire bocca, entrai dentro con la mia sicurezza e subito i rapinatori si mostrarono con delle armi tra le mani.
Erano molto avanzate, impossibile non riconoscerle.
"Buongiorno." disse uno di loro e mi scappò una risatina, serrai la mascella ed erano in cinque, mi fermai sentendomi protetta nel sapere che la donna alle mie spalle era attenta quanto me.
"Potete anche togliervi le maschere, sappiamo chi siete." disse quest'ultima seria ma loro non si mossero, rimanendo impassibili intimandomi di fare un passo in avanti.
"Ispettore Murillo, anche noi sappiamo chi siete. Prego, accomodatevi." disse una ragazza facendo un cenno verso una sedia e prima di lasciarmi libera mi controllò toccando ogni centimetro del mio corpo, sentivo la rigidità di Raquel scavarmi la pelle.
Fortunatamente non si accorsero del microfono e le lanciai un'occhiata complice andando a sedermi elegantemente, la mia lunga coda oscillò come al solito e i miei occhi verdi scattarono verso la rapinatrice che stava toccando il suo corpo come se niente fosse.
Non mi era irrilevante questo fatto, non potevo controllare le mie emozioni come avrei voluto.
"Apra le gambe." disse brusca e si abbassò controllando le sue caviglie ma ovviamente non eravamo così stupide da entrare con delle armi appresso, non erano stupidi nemmeno loro ed era palese che ci avrebbero controllate.
"Dov'è il vostro capo?" domandò Raquel subito e la ragazza davanti a lei rise appena, mettendosi poi dietro alle mie spalle, ricaricando la sua pistola.
"Si scusa per non essersi presentato, mi pare che il suo volto non è su tutti i notiziari come i nostri. La polizia non è stupida ma a volte lo sembra." disse facendomi un cenno e la guardai malissimo agitandomi un pochino sul posto.
"E voi cosa cazzo pensavate? Che sarebbe entrata da sola come se niente fosse? Folle da parte vostra, sottovalutarci." disse lei ribattendo e mi scappò un piccolo sorriso per come non si facesse mettere i piedi in testa da nessuno.
Era la solita, forte, e maledettamente tenace.
"Sembrate una coppia sposata, interessante." disse lo sconosciuto che avevo davanti e dentro di me riemerse la mia parte apatica e tantissimo narcisista.
Avevo pur sempre il microfono
"Non parli di matrimonio con me, siamo venute qui per gli ostaggi quindi mi dia la prova vivente e la smetta di sparare cazzate." dissi intervenendo senza pazienza e diede il via, gli ostaggi vennero uno alla volta e feci giusto un bel po' di domande, dovevo verificare con i miei occhi che stessero bene e intanto Raquel era in un pilastro al mio fianco guardandosi attorno.
"Non mi basta, voglio vedere anche gli ostaggi al piano superiore." mormorai facendo spallucce con fare sbarazzino e subito la mano dello sconosciuto si appoggiò sulla mia coscia snella, mi scostai schifata e potei giurare di sentire la donna alle mie spalle trattenere il fiato.
"Ispettore si rilassi, lo sa che il dolce viene sempre servito per ultimo, no? E lei devo dire che ne ha l'aspetto." disse quest'ultimo maliziosamente e Raquel intervenne subito facendomi alzare, stava perdendo la pazienza e avevamo tutti quanti i nervi tesi.
"Da quando siamo entrate non ha fatto altro che sparare una marea di cazzate, vogliamo vedere gli ostaggi o ci sarà un massacro." lo minacciò furiosa ad un centimetro dal suo viso e lo guardò dritto negli occhi nonostante avesse la maschera, io invece non sapevo che fare quindi aspettai che ci fece strada lungo la scalinata.
Lo seguimmo senza fiatare e percorremmo un lungo corridoio, avevano quasi tutti una tuta rossa e una maschera sul viso quindi era difficile distinguere chi fossero ma noi eravamo qui per un motivo che loro non sapevano: mettere una piccola cimice da qualche parte.
In modo tale che potessimo ascoltare, il loro piano del cazzo e incastrarli.
"Molto bene, devo dire che non ve la state cavando male, no?" disse Raquel intervenendo e mi guardai attorno, eravamo sorvegliate da due uomini alle nostre spalle e dovevo agire subito perché non avevamo moltissimo tempo a disposizione.
"Assolutamente no, e anche se voi ci avete definito degli assassini sappiate che non lo siamo." disse uno di loro con un tono di voce brusco e annuii morsicandomi il labbro inferiore mentre nella mia mente scattò qualcosa, di pericoloso assai.
"Vorrei parlare di alcune cose, nel suo ufficio." dissi decisa stringendo il braccio dell'uomo davanti a me e Raquel rimase impassibile, andai di nuovo verso al corridoio dato che questo rapinatore possente mi fece strada ed eravamo con esattezza solo noi due.
Ecco perché amavo il mio lavoro, il rischio mi faceva sentire così viva.
Così piena di fuoco che potevo compiere anche la mossa più azzardata come ora.
"Non pensavo che volesse avere un'incontro ravvicinato, con uno di noi." disse una volta entrato nell'ufficio del direttore e scoppiai a ridere, assumendo un'atteggiamento seducente che subito lo fece agitare un pochino, i miei occhi verdi erano di fuoco.
"Puoi anche levarti la maschera, Andrés de Fonollosa." dissi andando davanti alla scrivania e mi appoggiai contro di essa, rise pure lui e appoggiò la pistola nel divano levandosi ciò che aveva davanti al viso, inutile dire che l'avevo riconosciuto quasi subito.
Quei pochi che avevamo scoperto, li avevo studiati molto molto bene.
"Questo è il suo ufficio?" dissi guardandomi attorno incuriosita e si passò una mano tra i capelli leggermente scompigliati, annuì avanzando verso di me e guardai l'orologio.
7 minuti, e la polizia sarebbe intervenuta.
"Sa una cosa? Ho sempre avuto una certa ammirazione per voi rapinatori che sfidate il sistema e ne fate quello che volete." incominciai abbassando la voce di un'ottava e mi avvicinai lentamente ancheggiando sui miei tacchi alti.
Andres mi guardava come un'idiota con lo sguardo fisso sui miei occhi verdi e guardai le sue labbra illudendolo che avevo una voglia folle di baciarlo, ma non era così.
"Chissà com'è, avere un uomo del genere al proprio fianco. Lei è uno a cui piace giocare? O preferisce, come dire.. non correre il rischio?" mormorai alzando la mano e accarezzai il suo braccio muscoloso con le unghie, senza interrompere il nostro contatto visivo.
"Preferisco non rispondere e agire, ispettore Sierra." disse regalandomi un sorriso e mugugnai indicando l'orologio alle sue spalle, e poi la porta chiusa nella stanza.
"Perché non fare una follia proprio ora che si ricorderà per tutta la vita? É qui da solo, con una donna che è contro di voi, pericolosa assai." dissi abbassando la zip della sua tuta e sussultai non appena le sue labbra si infransero con le mie.
Ci baciammo con passione per vari secondi e la sua mano strinse il mio fianco trascinandomi contro la scrivania, ci andai a sbattere ed era incredibile come fosse affamato della mia aura.
Erano da un bel po' chiusi qui dentro e vedere una donna come me non l'aveva aiutato di certo perché mi stava divorando le labbra, inutile negarlo che era un bell'uomo attraente e da quello che avevo letto sul suo fascicolo aveva divorziato per ben tre volte.
Le sue mani strinsero la mia vita impeccabile e mi sollevò come niente mettendomi sopra alla scrivania, si infilò tra le mie gambe di prepotenza e misi la testa di lato dato che mi stava baciando il collo, rilasciai dei gemiti credibili e dal mio stivale con il tacco sfilai la cimice appoggiandola impeccabilmente sotto al tavolo, messa subito in azione.
Questo povero idiota non si era accorto di niente e lo staccai dopo un bel po', sentendo la voglia frenetica che aveva nel possedermi anche ora nelle sue vene.
"Per quanto mi dispiace interrompere questo momento qui, la mia collega mi sta aspettando e non posso farla sospettare, no?" dissi mettendomi apposto la camicia e Andres sbuffò annuendo, mi avvicinai togliendoli con scarsi risultati il rossetto che aveva sulle labbra a causa mia e aprì la porta facendomi subito strada.
Sistemai la mia frangia sperando di non essere un disastro e non appena Raquel mi vide arrivare si bloccò come una lastra di ghiaccio, quella poca luce che aveva negli occhi si spense e serrò la mascella capendo che avevo fatto qualcosa di incredibilmente folle.
Ma faceva parte del piano.
Il suo sguardò si posò sull'uomo al mio fianco che era sconvolto tanto quanto me e mi sistemai il colletto della camicia leggermente stropicciato, accennando un sorriso autoritario.
"É tutto? Come avrete potuto notare il nostro capo è un'uomo di parola, gli ostaggi stanno bene e può dirglielo lei stessa alla prossima chiamata." disse Andrés facendo spallucce riassumendo il suo solito atteggiamento strafottente e ci congedarono subito.
Scendemmo nuovamente le scale e inutile negare che sentivo le macchine riprodurre una quantità smisurata di soldi, ci avevano fatto perdere tempo e di questo ne eravamo consapevoli ma almeno avevamo la prova che stavano lavorando e che presto avremo scoperto cose in più.
Aprirono le porte facendoci uscire e Raquel non disse una parola, tesa da morire, chissà cosa diavolo stava pensando ma non era una mia priorità saperlo.
Entrammo dentro alla tenda e Tamayo mi sorrise estasiato mentre mi toglievo il rossetto con il palmo della mano, ormai andato a puttane.
"Mi sorprendi Sierra, hai sedotto quel coglione e ci è cascato eccome." disse soddisfatto e mi tolsi il microfono facendomi scappare una risata, avevo fatto una cosa molto pericolosa dove potevano anche farmi del male ma ero stata davvero astuta nel non farmi scoprire.
Alcuni miei colleghi mi fecero delle congratulazioni e Matias rise dandomi una pacca sulla spalla ma sussultai notando Raquel togliersi il distintivo appoggiandolo forte sul tavolo per poi uscire fuori con passo spedito.E se avesse lasciato l'incarico?
![](https://img.wattpad.com/cover/361460544-288-k350227.jpg)
STAI LEGGENDO
utopia
Fanfic• RALICIA. (gxg) In un rapporto, c'è una profondità maggiore più di quanto pensiamo o utilizziamo. Nessun luogo, anche l'ignoto può trattenere l'amore in tutte le sue forme, anche nell'entroterra. 𝘓'𝘈𝘤𝘢𝘥𝘦𝘮𝘪𝘢, un mondo immenso dove due anime...