21. Una strana squadra

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La luce a neon sfavillò ad intermittenza quando riaprì le palpebre oppure erano i suoi capogiri, era ancora piuttosto confusa al riguardo.
Quando la testa smise di vorticare e il corpo rigido iniziò a collaborare, seppur a rilento, si permise di lasciar scivolare la nuca verso l'altro lato del cuscino. Esaminando dov'era sdraiata, il suo cuore si alleggerì quando dedusse che non era finita di nuovo nell'ospedale di Dover.
A fatica riconobbe i tendoni verdi infondo, Il ferro battuto delle brandine, i carrelli arrugginiti temprati dai vecchi fabbri ed infine gli scarponi di alcuni membri della sua squadra.
No, decisamente non si trovava a Dover ma era ancora nel Villaggio.
E la donna che attendeva impaziente il suo risveglio vicino al letto non era una perfetta sconosciuta, bensì Lama. Dall'altro capo della stanza invece, ritrovò Pierre e Saleem. Entrambi si tenevano ben distanziati l'uno dall'altro. Osservandoli era impossibile non notare il modo in cui erano seduti, come se volessero andare in due direzioni opposte e non sfiorarsi neanche per sbaglio. I due in effetti non avevano proprio nulla che potesse accomunarli, se non lei.
«È sveglia» avvisò la voce allarmata di Lama, la stava già raggiungendo a passi veloci.
«Segui il mio dito» istruì mentre spostava a destra e poi a sinistra il suo indice. Skye non badò a lei, piuttosto si concentrò sulle due facce che sbucarono oltre la sua spalla.
«Ciao» disse con voce arrochita che la fece imbarazzare. Saleem si accigliò incupendosi mentre Pierre si limitò a dedicarle un sorriso rassicurante.
Accanto a loro sbucò ancora un'altra testa avvolta da spessi capelli biondi.
«My Lady» salutò rallegrato. Alzando il naso verso la direzione dell'americano, intravide anche il volto spento di Joseph, accanto a lui c'erano Cal e George e dietro le sue dame. Tutti schiacciati verso il fondo della tenda, come se per nessuna ragione al mondo avessero voluto ostacolare la visita della sua compagna di squadra. Con occhi leggermente sgranati la guardavano con estrema ansietà, come se Skye rischiasse di spezzarsi il collo da un momento all'altro.
«Ronald ed Icaro sono nel camper con...» la informò Ginevra prima di interrompersi a metà frase, come se anche solo menzionare il nome di quell'uomo le provocasse una sorta di lacerazione interiore.
«Con Maicol» si affrettò a precisare Koraline al suo posto.
Pierre alzò uno sguardo di ringraziamento verso l'amica, poi si scostò per raggiungere Ginevra che abbassò rattristata lo sguardo verso le stringhe delle sue scarpe.
«Sta bene» appurò Lama dopo averle tastato il viso, le gambe e le braccia. Quando però premette le dita sottili sul suo addome, non riuscì a non piegarsi per il dolore e imprecare sottovoce. Per evitare di immergersi nello strapiombo di quella sofferenza, si concentrò sui movimenti di Lama mentre la esaminava.
Non aveva dimenticato che una volta la compagna di squadra aveva frequentato l'università di medicina e anche se non l'aveva mai conclusa, aveva spesso aiutato Indie e Muna a curare diversi pazienti. Quel ricordo le fece storcere le labbra in una specie di sorriso che avrebbe voluto invece trattenere. Dopotutto aveva pur sempre cercato di strangolarla dopo che aveva confessato a tutti la fine di Finn.
«Non credevo che riusciste a stare tutti insieme in un'unica stanza» fece un risolino malconcio con i nervi a fior di pelle, ignorando lo sguardo affilato di Lama che studiava con diffidenza la condizione delle sue costole. Saleem le lanciò uno sguardo di sbieco ma non si oppose. Sapeva che aveva attaccato Ronald non perché avesse un problema personale con lui soltanto ma probabilmente non vedeva di buon occhio nessuno di quelli del regno di Icaro. Per questo apprezzò particolarmente il suo sforzo nel restarsene in silenzio.
Wave fu l'unico a ridacchiare a quella battuta poi si accomodò al suo capezzale e le accarezzò come un gatto con le fusa una caviglia mezza slogata.
«Hai proprio una pessima cera» commentò quando ebbe finito di ridere.
In effetti non si era mai sentita cosi tanto... guasta. Forse neanche dopo la battaglia del Palazzo, e forse ciò era avvenuto solo per merito dei medicinali con cui l'avevano imbottita per guarire a Dover.

«Ci spieghi cosa diavolo ti è venuto in mente?»
«Perché sei andata lì?»
«Cosa ti ha detto o fatto?»
«Cosa ti aspettavi di ottenere da uno come lui?!»

REVENGEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora