31. Il Pontile

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Non diede il tempo a chiunque avesse di fronte di regolare il calibro dei propri fucili, Skye attaccò, proteggendo tutto ciò a cui più teneva.
Prese la rincorsa nonostante i richiami di Yuri, ma era già troppo tardi, le gambe si muovevano frenetiche, l'acciaio splendente di un suo pugnale si conficcò fra i suoi denti per tenerlo fermo mentre con entrambe le mani reggeva sia l'altra elsa che la magnum.
Si ripeté mentalmente che non era più la preda, bensì il cacciatore.

Le sagome che non riconosceva erano quattro e, nonostante odiasse attaccare delle persone solo perché la loro uniforme non era identica alla sua, non esitò a farlo perché o uccideva, o veniva uccisa.
La guerra su questo aspetto era molto semplice, era tutta una questione di tempistiche. Chi colpiva prima vinceva e chi no perdeva, ma la posta in gioco non era una misera partita oppure una scommessa bensì il prezzo da pagare era la propria vita.

Una delle due ragazze, giovane e pallida spalancò gli occhi color miele quando la vide saltare sul legno della parete per darsi uno slancio proprio verso di lei.
La ragazza le puntò contro la sua arma e maldestra sparò un colpo che le sfrecciò accanto, conficcandosi proprio nella parete adiacente. Il secondo tiro fu verso il suo stivaletto ma non andò comunque a segno, per il terzo invece...non riuscì mai a premere quel grilletto.
Appena la sua lama trafisse di netto la gola della fanciulla, spruzzi di sangue caldo le finirono sulla faccia come piccole lentiggini sparse.
Il corpo giovane piombò sulla paglia con un forte tonfo e non perse altro tempo per constatare la sua morte, si voltò tracciando una mezza luna con i piedi e puntò al prossimo bersaglio.
Era un uomo smunto e macilento che era in procinto di aggredirla, lo batté sul tempo, alzò la sua magnum e subito dopo lo sparò riecheggiò come un tuono in tutta la stalla.
La divisa che indossava, di qualsiasi colore fosse, si tinse di un rosso scuro con una grossa macchia che si espanse a perdita d'occhio su tutto il petto.
Un altro corpo, un altro morto, un altro peso sulla coscienza.
Ma non si diede il lusso di pensare e compiangerli o di realizzare che mostro stava diventando. Proprio come se fosse stata una macchina da guerra, si rivoltò in cerca di un altro nemico da sconfiggere.

«Skye!» la voce di Yuri era sempre più vicina, ma finché proveniva dalle sue spalle, lo sapeva ancora al sicuro.
Questo perché entrambi i suoi nemici erano di fronte a lei, completamente alla sua mercé. La guardavano con volti cerei e imperlati di sudore e angoscia.
Il rombo assordante di uno sparo dall'altro lato della stalla squarciò l'aria e non poté fare a meno di impallidire anche lei. Si girò velocemente verso Icaro, che era ancora al sicuro e intento a raggiungerla. Il suo cuore si calmò e, capendo che lo sparo proveniva dall'altro lato, si rigirò in fretta.
L'uomo di fronte si piegò sulle ginocchia, aprì le fauci della bocca e da essa sgorgarono rivoli di sangue denso. La donna al suo fianco indietreggiò di qualche passo con un'espressione inorridita. «Ben! Ben! Oddio Ben!» supplicò più volte il compagno indecisa se soccorrerlo o uccidere prima Skye.

Intravide la canna fumante di Wave alle spalle della donna, l'amico raddrizzò la mira verso le scapole della ragazza agitata, prima che potesse premere il grilletto, le chiese frettolosamente
«Chi sei e cosa siete venuti a fare qui?!» la ragazza alzò tremante il fucile contro di lei dimezzando lo spazio che c'era tra di loro.
«Cosa?! Chi siete voi! Cosa volete da me?» abbaiò e i tratti del viso vennero contorti dalla rabbia. «Dov'è il Re?» gridò, agitando pericolosamente il fucile. Non riuscì a risponderle perché un altro rumore spezzò l'aria e il suo fucile scivolò via dalle sue mani, seguito da tutto il resto del corpo.
Skye la prese a volo poco dopo l'urto del proiettile di Wave, la resse d'istinto.
«Sono Skye» si sentì rispondere atona e in quel momento perfino la sua voce le parve lontana e ovattata. Osservò il volto contrito della ragazza fare una smorfia e poi distendersi lentamente.
«E sono la Regina» oltre alle mani umide a causa del liquido che continuava copioso a fuoriuscire dalla ferita appena creata, Skye sentì qualcos'altro di bagnato scivolarle lungo la guancia.
«E perché piangi dopo avermi uccisa?» gemette la ragazza ancora fra le sue braccia, prima di spegnersi per sempre.
Era vero, stava piangendo, lo realizzò solo in quel momento. Portò un polpastrello intriso di sangue sulla guancia e la sfregò affinché le lacrime salate si mescolassero con il sangue e pulissero la sua pelle.

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