41. Legami di Fragilità

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Dopo lo scontro, anche Skye si era dedicata con concentrazione all'allenamento, seguendo Joseph e Wave, che con pazienza e attenzione l'aiutavano a riprendere gli esercizi. Il sudore le imperlava la fronte e il respiro diventava sempre più affannoso; era chiaro che la fatica si faceva sentire. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che si era allenata, e alla fine della giornata, si sentiva crollare in mille pezzi, come se ogni muscolo del suo corpo implorasse riposo.

Con l'arrivo del crepuscolo, ritornò nella trincea, percorrendo i lunghi corridoi umidi, incontrò Maicol, e dietro di lui, poco distante, si scorse Cal, che sventolò subito una mano nella sua direzione. «Skye!» esclamò, la gioia di rivederla era evidente. I suoi passi rallentarono incerti, e per un istante si sentì in balia di una conversazione che non desiderava ancora affrontare. Puntò i suoi occhi azzurri su Maicol, il quale, appena la vide, alzò un sopracciglio, come se non potesse neanche sopportare la sua visione.
Fra uno che fingeva di volerla bene e poi tramava alle sue spalle, ad uno che invece le aveva sempre ben dimostrato il suo odio, scelse...
«Tu!» gli afferrò un gomito, trascinandolo con urgenza. «Ti stavo cercando! Io e te dobbiamo parlare» disse alla rinfusa, cercando di mascherare la propria agitazione.
«Ah, sì?» la provocò, con un tono derisorio, ma non oppose resistenza mentre lei lo spingeva via verso un altro corridoio, lontano dagli sguardi e dal suo amico.
Si fermò di colpo di fronte all'uomo, premendogli una mano sulla bocca per azzittirlo prima che potesse dire qualcosa. Attese in silenzio che Cal proseguisse da solo lungo il suo cammino e, solo quando fu abbastanza lontano, ritirò la mano. Subito sentì la sua voce chiederle: «Perché scappi da lui?» guardò nel punto in cui l'amico era appena scomparso poi, come colpito da una rivelazione, alzò gli angoli della bocca. «È per la nostra collaborazione?» la voce sempre più derisoria, tipica di lui che sembrava divertirsi nel mettere in discussione ogni sua debolezza.
«Sta zitto» borbogliò, facendo qualche passo per allontanarsi.
«Le vere Regine non scappano da queste situazioni ma le affrontano» era velenoso, come una serpe pronta a mordere. Skye alzò gli occhi al cielo, ormai quasi abituata alle sue solite frecciatine, si domandò, una volta superata tutta quella corazza carica di rancore, se ci fosse altro, dietro a quella facciata cinica.
«Sì, sì, questa l'ho già sentita. Non merito Icaro, non merito questo regno e bla bla bla...» scimmiottò nel vano tentativo di imitarlo. Lui serrò le labbra, i suoi lineamenti si fecero scuri, mentre si sistemava la maglia, già perfettamente in ordine, un gesto che tradiva una certa ostentazione.

Fu allora che lo sentì: un sussurro disturbato che si mescolava al silenzio piombato nella trincea. Si fermò, sentendo il sangue raggelarsi nelle vene.
«Cos'era?» domandò. Maicol indietreggiò contro la parete, afferrando nervosamente l'oggetto nella sua tasca e premendolo ripetutamente, come se cercasse di azzittirlo.
«Niente» rispose vago, troppo celere per non metterla in allerta.
«Non è vero! Ho sentito qualcosa» ribatté, avventandosi su di lui e cercando di estrarre con forza la radiotrasmittente che sapeva essere nascosta nella tasca.
«Skye! Fermati!» provò a dissuaderla, opponendo resistenza, ma in qualche modo riuscì a sfilare l'oggetto. Con un gesto rapido, alzò immediatamente il volume, schivando le sue mani che cercavano di riprenderselo.
«Ridammelo!» le ordinò, ma lei si allontanò quel tanto che bastava per sentire il messaggio ripetersi, un suono quasi robotico.

«Ricorda, Skye, che ogni...» non riconosceva la voce che stava parlando; essa era graffiante, matura come un grappolo d'uva marcio. La frequenza si perse per qualche secondo prima di ritrovarla: «Ha...prezzo» ci furono dei disturbi. «E il tu...pagato...sangue» puntò lo sguardo interrogativo verso Maicol che, di fronte a lei, la guardava con uno sguardo indecifrabile di chi aveva appena commesso un grosso errore.
La radio trovò da sola la frequenza giusta e ripeté il messaggio in una solfa continua:

«Ricorda, Skye, che ogni alleato ha un prezzo e il tuo sarà pagato con il sangue» scostò via l'aggeggio dall'orecchio, contorcendo il suo viso in una smorfia di paura.
«Questo...Cos'è?» era incredula. Lui le strappò la radio dalle mani e la silenziò, rimettendosela in tasca con un gesto rapido e deciso.
«Non dovevi sentirlo» l'ammonì, per niente confortevole. Indicò con un dito tremante la tasca. «Non dovevo sentirlo?! Ma quel messaggio è rivolto a me!» aveva chiaramente sentito il suo nome. Ragionò sulle sue parole, se non doveva sentirlo...allora non era la prima volta che lo trasmettevano.
«Ora quel messaggio non c'è più» scrollò le spalle, come se il semplice gesto di silenziare la voce potesse cancellare il peso di quella frase, ma il panico non poteva svanire semplicemente premendo un pulsante.
«Certo! Perché l'hai appena ammutolita!» era indignata e in un lampo si rese conto che il pericolo era più vicino di quanto avesse mai immaginato.
«Ora non iniziare a sclerare, non è niente di preoccupante» minimizzò, ma dalla sua espressione intuiva ben altro.

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