Saleem aveva gli occhi fissi sulla schiena di Maicol che gli camminava avanti, come se potesse essere una bomba ad orologeria in grado di esplodere da un momento all'altro.
Da poche ore avevano lasciato il Villaggio e si erano addentrati tra le macerie della città, stipulando come nuova meta la tenuta.
Non aveva idea di come appariva visto dall'esterno quel edificio, ma sapere che era stato proprio lì che avevano rinchiuso Skye, fu sufficiente per fargli detestare già quel posto.Joseph si accostò al suo fianco con tre grandi passi, grosso com'era non ci volle molto affinché lo raggiungesse. Sentì addosso il suo sguardo attento, come se avesse voluto dirgli qualcosa ma ci ripensò. Anche se l'amico boccheggiò più volte, accantonò il pensiero di parlargli perché passarono minuti ma non proferì parola.
Saleem d'altro canto non indagò oltre.
Aveva troppe cose a cui pensare.
In primis, ancora non capiva a che gioco stava giocando Maicol, fino a quel momento aveva sempre rilasciato consigli preziosi, doveva ammetterlo. Ma da qui a fidarsi di uno come lui ci passava di mezzo un mare.
Un altro grattacapo era Icaro, la reincarnazione di tutto il suo odio. Era stato costretto a conviverci insieme quando in realtà avrebbe soltanto voluto finire il loro ultimo scontro, stringere di più la presa sul suo collo e finirlo.
Odiava suo cugino e di certo non ne faceva un mistero, ma detestava ancora di più il fatto che quasi tutti i membri della sua squadra si fossero alleati proprio con lui. Come se avessero dimenticato chi era sempre stato il loro reale nemico.
Infine, dolente o meno, pensava a Skye.
Lanciò un'occhiata proprio nella sua direzione, quella loro camminata sembrava metterla particolarmente a dura prova. Eppure non aveva dimenticato come quella ragazza, anche a corto di energia, l'avesse quasi steso durante gli ultimi allenamenti.
Stava iniziando a capire che forse non era più la ragazza tanto gracile che scappava davanti ad ogni singola arma, quella che rimaneva rinchiusa nella sua botola piuttosto che uscire.
La notte dello spettacolo, quando aveva deciso di salvarla, aveva visto in lei qualcosa che l'aveva catturato, aveva sempre pensato fosse il coraggio.
O almeno durante tutti quei mesi si era data quella come risposta. Ma più la guardava, e più capiva che in realtà, fin dagli albori, nonostante preferisse non ammetterlo, Saleem aveva visto in lei qualcosa di molto più, ovvero un soldato.
Perfino in quel momento continuava a vederlo, sebbene fosse diverso.
Era come se l'essere un soldato non fosse più soltanto una sua ombra, un qualcosa che in lei poteva esserci come poteva non esserci affatto. Dopo la base, tutto in Skye urlava al mondo di essere una soldatessa, come se avesse tutte le carte in regola per spaccare il mondo. O tutte le ragioni per farlo.
E sospettava che una delle ragioni potesse essere suo cugino.
Joseph evidentemente captò la direzione del suo sguardo perché lo seguì ed infine si decise a dire.
«Amico... volevo parlarti proprio di questo» dal tono della sua voce non sembrava tanto propenso ad affrontare quel discorso. Non rispose, mugugnò solo qualcosa affinché potesse continuare.
«Non parliamo da tempo, io e te» specificò e il suo discorso cambiò rotta, continuando a non capirlo, gli riservò uno sguardo freddo. Quando vide più da vicino il volto dell'amico si meravigliò.
Joseph era più scarno, più triste e sapeva che fosse per la morte di Finn.
Morte a cui lui purtroppo non aveva assistito. Gli venne in mente che forse era stato un pessimo amico perché non aveva mai riservato nessuna parola di conforto a Joseph in merito.
«Sono successe tante cose» si giustificò e anche se provò con tutto se stesso ad addolcire il tono, fallì miseramente.
«E nessuna di queste è stata bella» sussurrò l'omone accanto a lui.
«Siamo assolutamente d'accordo su questo» concordò, non riuscendo a non lanciare un altro sguardo a Skye.
Al Villaggio, Koraline e Ginevra erano sempre alle sue calcagna non lasciandola mai sola. E quando non c'erano quelle due, c'era quel maledetto rossiccio che detestava ancora di più delle due ragazze.
Ronald le ronzava sempre intorno e si rivolgeva a lei in un modo che faceva intuire ne avessero passate tante assieme. Come due amici di vecchia data, perfino con quel biondino, Cal, non si comportava in quel modo.
Come se avesse intercettato il suo sguardo, il rossiccio si voltò nella sua direzione e gli mostrò un ghigno di sfida.
Già ribollente di rabbia, stava per andare verso di lui e togliergli per sempre dalla faccia quello stupido sorrisetto quando sentì dire.
«Ma devo ammettere, che nonostante siano anni che piove su di noi solo merda e che tu e Adil non abbiate mai sbagliato un colpo, ora stai sbagliando, amico» l'uomo accanto a lui riconquistò la sua più completa attenzione. Abbassò gli occhi verso di lui che si irrigidì all'istante.
Aveva sempre fatto questo effetto alle persone, ogni volta che le guardava, sembrava che stesse gettando su di loro una pioggia di acqua gelida.
«Io cosa?» domandò lento dandogli la possibilità di tornare indietro. Il suo tono era stato troppo minaccioso perché l'amico sollevò i palmi in aria in segno di resa.
«Dovevo dirtelo, non era da me non farlo» si scusò.
«In cosa credi che stia sbagliando?» lo sguardo del soldato scivolò nel punto in cui prima si era soffermato lui.
«Perché non riesci ancora a perdonare Icaro?» ma che avevano tutti?! quella era la domanda dell'anno! La domanda che tutti gli ponevano da diverse settimane, se avesse guadagnato una moneta per ognuno che gliel'aveva chiesto, probabilmente sarebbe stato il più ricco del mondo.
Storse la bocca e fece un gemito esasperato.
«E perché all'improvviso sembra che Icaro abbia conquistato tutti voi?!» protestò.
Joseph si guardò intorno e solo in quel momento capì di aver alzato troppo la voce, per sua fortuna però, sembrò che nessuno li stesse ascoltando.
«Shh» brontolò portandosi un indice sul labbro. Quando capì che Saleem non avrebbe dato di matto, decise di proseguire.
«Non è come credevamo» gli disse Joseph prima di fare un passo per andare via ma prima di farlo aggiunse.
«E neanche Skye è come pensavamo» il suo volto era duro e l'aveva visto poche volte in quel modo.
«E non puoi incolpare nessuno dei due. Non hanno colpe se noi ci eravamo fatti dei pregiudizi infondati su di loro» e con quelle parole lo lasciò, più pensieroso che mai.
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REVENGE
Romans(Volume 3 di RESISTANT) Dopo anni Skye si ritrova di nuovo al punto di partenza: Dover. Il luogo in cui è cresciuta e dov'è scappata seguendo la passione per la danza, che l'ha portata a tutt'altro come ad affrontare nuove sfide e nuove emozioni mai...