Dopo aver cenato con i suoi in un religioso silenzio interrotto solo da brevi scambi di battuta come "passami il sale per favore" o "Deliziosa questa torta al burro" Cal se n'era ritornato a casa. Sulla soglia l'aveva stretta forte e aveva ribadito che l'indomani l'avrebbe seguita anche in capo al mondo.
Addio Dover.
Addio Bonnie.
Sembrava essere stata una scelta semplice per lui e lo invidiava un po' per questo. Lei ci aveva messo intere settimane per fidarsi del Villaggio e accettare ciò che era successo la notte dello spettacolo.
Una volte rientrata, nella sua camera, aveva sfilato via le bende che avvolgevano la sua mano. Cumuli di stoffa si erano adagiate sul suo pavimento, gettò via le stecche e rimise cautamente l'anello di Icaro all'anulare, proprio dove doveva andare. Le dita risultarono un po' intorpidite, e non riusciva a flettere bene tutte le falangi, ma se la sarebbe cavata ugualmente.
Silenziosamente, mentre i suoi erano ancora al piano inferiore immaginò a guardare la tv, Skye sgattaiolò di soppiatto nella loro camera da letto.
Da quando era ritornata quella era la prima volta in cui ci era entrata, si sorprese di vedere che era rimasta uguale, impersonale proprio come Grace e Jack. Il letto perfettamente in ordine con le lenzuola grigie prive di ogni grinza. Le pareti bianche spoglie e adornate da un unico grande quadro sopra alla spalliera del letto. Dentro c'era dipinto un mare in tempesta dai colori cristallini che erano in netto contrasto con tutto il resto austero.
Aprì l'armadio di suo padre, e tastò il suo schienale affinché le punta dei suoi polpastretti non toccarono un metallo freddo. Tastò ancora la cassetta in acciaio e si abbassò per osservarla meglio. Premette lentamente sulla piccola tastiera numerica, sperando con tutta sé stessa che anche il codice era rimasto invariato, proprio come tutto il resto.
La cassaforte fece un piccolo beep prima di aprire leggermente la porticina, rivelando cosi al suo interno tutti i loro risparmi e alcuni vecchi gioielli.
Non indugiò e prese un bel malloppo di denaro, si riempì entrambe le tasche e richiuse frettolosamente la cassaforte.
Non le piaceva rubare ai suoi genitori, ma poteva ritenersi ugualmente una ladra quando quelli che aveva in tasca erano sicuramente i soldi che i suoi nonni le avevano lasciato in eredità dopo l'accademia di danza?
Ritornò nella sua vecchia camera e ripose nel suo borsone tutti quei soldi.
Infine si infilò sotto alle coperte già completamente vestita e attese con il cuore che batteva forte nel petto, che tra l'altro sembrava essere l'unico rumore presente nell'intera casa.
Quando sentì i passi dei suoi genitori entrare nella loro camera da letto, aspettò ancora un'altra ora.
Poi sgattaiolò via dalle coperte, afferrò il suo borsone, e senza dare un ultimo sguardo alla sua vecchia camera, aprì la finestra.
La stessa dove aveva visto Cal arrampicarsi per anni.
Si aggrappò ai rami spessi e scese lungo il tronco possente fin quando non rimise piede nel piccolo giardino.
«Ci siamo allora» disse qualcuno dietro alle sue spalle. Skye sussultò presa alla sprovvista e guardò la figura che stava uscendo dalla penombra del porticato che anticipava l'ingresso della casa. Riconobbe però quella figura sebbene il suo cuore non decelerò. Cal.«Che ci fai qui?!» si lasciò sfuggire leggermente irritata. Lui aveva le braccia incrociate al petto e la fronte divisa a metà da una ruga profonda. «Sei in anticipo» si corresse velocemente, notando l'espressione severa del ragazzo. Pensò a cosa dire o a come giustificarsi anche se ormai era palese che stesse cercando di andarsene senza di lui. Colta in flagrante.
«Non credevo che quella corte ti avesse resa così...meschina» fece qualche passo in avanti e attese che lei lo raggiungesse. Sebbene quelle parole avrebbero dovuta ferirla, non lo fecero.
Sapeva fosse la verità dopotutto. Quando Cal la vide indugiare accanto a quel tronco, aggiunse in fretta «Non te ne andrai mai senza di me» Skye diede un ultimo sguardo dentro alla casa, non poteva rischiare che i suoi si svegliassero, né di perdere l'appuntamento che George le aveva dato. Fece un sospiro mentre si sistemò meglio la tracolla sulla spalla e iniziò anche lei ad incamminarsi, rimanendo accanto all'amico.
«Tu non capisci. È pericoloso, questa non è una sorta di vacanza...» provò a dissuaderlo, ma Cal non abboccò. «Voglio venire lo stesso» replicò rudemente.
Uscirono fuori dal suo giardino, di fronte ai due vi era la piccola stradina stagliata dove George le aveva comunicato di aspettarla intorno a quell'orario. Da qualche parte si sentiva un motore scoppiettante acceso, anche se ancora non riuscivano ad intravedere il furgone seppe erano loro.
«Non avrò tempo di badare a te» gli comunicò schietta e senza troppi giri di parole, nella speranza che si arrendesse. Cal oscillò il capo in diniego. «Non importa. Qualsiasi cosa sarebbe meglio di questa prigione» quella volta, Skye non obiettò. Dover era cambiata. Per lei era successo quando suo nonno morì, per lui invece chissà quando.
Solo quando furono a metà strada intravidero quel che George definiva furgone giallo. In realtà era un camper. Il motore vecchio rombava sul ciglio della strada creando piccoli sbuffi di fumo e i fanali creavano bagliori attenuati dall'umidità della notte. Come promesso, il soldato l'attendeva fuori dallo sportello, con le braccia conserte e uno sguardo di sfida. Notò subito i suoi occhi puntati unicamente sullo sconosciuto che la stava accompagnando.
Prima che potesse cacciarlo via disse «George, lui è Cal. Un mio amico di infanzia» il soldato fece un piccolo cenno di testa nella sua direzione, lasciò poi scivolare i suoi occhi fin troppo inquisitori fino al borsone che anche lui aveva appeso ad una spalla. «Piacere di conoscerti» cantilenò Cal al suo fianco.
«Non abbiamo spazio per lui» disse rivolto a Skye, ignorando totalmente il ragazzo.
Lei annuì e si voltò verso l'amico. «Sentito? Non prenderla sul personale» ma Cal scrollò le spalle e invece di andarsene, contro ogni sua aspettativa aprì la portiera del camper.
«Vorrà dire che mi farò più piccolo che posso. Vi aspetto dentro» entrò, lasciando entrambi a bocca aperta.
«Quello non è lo stesso uomo che conoscevo» borbottò sotto allo sguardo contrariato di George che era quasi in grado di incenerirla sul posto. Capendo che era una battaglia persa, il soldato infine si limitò ad emettere un grosso e frustato sospiro di irritazione.
«Diamine. Almeno è okay quel tipo?» brontolò, aprendo lo sportello del guidatore. Annuì e prima che potesse aggiungere altro lo vide entrare e richiudersi la portiera con un suono secco. «Allora andiamo, non abbiamo altro tempo da perdere».
Quella frase fu musica per le orecchie di Skye. Il cuore riprese a martellarle nel petto, diede uno sguardo veloce alla stradina dietro di lei...era avvolta ancora in una leggera nebbia, dove i gradi scendevano vertiginosamente. Strinse il borsone e senza rammarico entrò anche lei dentro al veicolo.
Non appena mise piede al suo interno, trovò Cal seduto su un letto aperto, era stretto e poco più lungo di un metro e mezzo, ma comunque fattibile per riposare. La fissava serio probabilmente ancora offeso dalla suo vano tentativo di scappare senza di lui.
Skye si voltò dall'altra parte dove aveva visto George entrate, nel frattempo l'amico avviò la marcia immettendosi definitivamente sulla carreggiata. Cercò la sua dama.
«Koraline» mormorò e dal unico sedile passeggero sbucò la chioma scura della ragazza dagli occhi blu.
«Skye» disse con voce smozzata, si alzò e corse verso di lei, non ebbe nemmeno il tempo di posare il suo borsone che si abbracciarono nel bel mezzo del camper e quando George prese una curva, si catapultarono verso un piccolo ripiano dove fecero cadere alcune lattine vuote.
«Skye» ripeté ancora la dama contro alla sua spalla, la voce era cambiata, ridotta in un sussurro rotto. La strinse forte quando George prese un'altra curva. Barcollarono indietro caddero su Cal.
Si distaccarono solo quando si ritrovarono sulle sue gambe, e fra la luce dei lampioni che sfrecciavano ai lati del finestrino, vide finalmente il volto dell'amica.
Cal provò a gattonare all'indietro per lasciare a loro spazio sul letto, appiattendosi contro al fondo del camper. Afferrò il viso tumefatto della ragazza. «Cos'è accaduto?» chiese preoccupata, provò ad asciugare inutilmente una lacrima che scivolava lungo le guance dell'amica.
Cal infine passò fra le due, andando a sedersi nel sedile del passeggero controvoglia e lasciandogli un po' di privacy.
Chi le aveva fatto quello? Maicol?
Scosse il capo come se avesse potuto negare l'evidenza e tornò a riabbracciarla. Lasciò che l'amica reprimesse i sussulti di un pianto contro il suo petto, i singhiozzi smorzati non cessarono per diversi minuti. Nel frattempo Skye le accarezzò i capelli lentamente e quando notò che la sua dama non tirava su con il naso, capì si fosse ormai addormentata contro di lei.
Attese qualche istante prima di scivolare via e adagiarla su quel letto. Si rialzò e le rimboccò le coperte, andando a recuperare il borsone che le era scivolato poco prima a terra. Lo posò su un ripiano e si affacciò infine verso il lato guidatore, sedendosi su un piccolo gradino in mezzo a Cal che sonnecchiava di lato con la testa spiaccicata contro al finestrino, e il soldato alla guida.«Allora...Sai dirmi cosa le è successo?» quando l'aveva lasciata nella stalla dicendole che doveva raggiungere Koraline prima che le venisse in mente qualche brutta idea, pensava che avesse solo fatto una battuta di pessimo gusto. Non credeva invece di ritrovare la sua amica in quello stato.
«Intendi oltre a perdere il Palazzo in cui abitava e tutta la sua gente?» ironizzò. Serrò le labbra e si costrinse ad annuire. L'uomo strinse il volante fino a far sbiancare le punte delle nocche. «È riuscita a scappare grazie ai suoi fratelli, l'hanno salvata dalle grinfie di alcune guardie» Skye lanciò di nuovo uno sguardo d'apprensione all'amica che dormiva ancora infondo al piccolo corridoio del camper. «Ha perso anche loro comunque. Sono morti nel tentativo di proteggerla» quelle parole sembrarono colpirla peggio di alcune lame. «Tutti quel giorno hanno perso qualcosa, o qualcuno» grugnì George con gli occhi scuri fissi sulla strada. Lei fece scivolare lo sguardo su Cal, non riusciva ancora crederci che era lì con lei e che aveva scelto volontariamente di intraprendere quella strada che inevitabilmente avrebbe portato alla guerra. Dubitava che realmente l'amico sapesse in che guaio si stava cacciando.
Poi ritornò verso George, il modo in cui contrasse la mascella gli fece venire in mente Finn.
«Già» sussurrò immersa nei suoi pensieri mentre si alzava e ritornava indietro verso quel letto stretto, riuscì comunque a farsi spazio e si sdraiò.
Tenne gli occhi puntati sulla sua dama, i capelli lunghi scuri erano sparpagliati intorno alle lenzuola di un colore simile al verde, il viso dai tratti delicati era rilassato e bello come lo ricordava, se non fosse stato per i due lividi lungo la mascella e l'altro sulla tempia.
Lei era tutto ciò che le era rimasto del Palazzo e di Nuova Capitale. Era meno sola di quando si era risvegliata a Dover eppure la presenza dell'amica non bastava ancora a risanare la voragine che cresceva ogni giorno di più dentro al suo petto.
Sfiorò la sua mano e si concentrò sulla speranza che le si era accesa in un angolo remoto di lei quando l'aveva rincontrata. In cuor suo sapeva che avrebbe fatto di tutto pur di riprendersi ciò che invece le avevano sottratto.
Infine si accoccolò contro di lei, sperando che l'indomani Koraline fosse stata ancora al suo fianco e che mai più nessuno le avrebbe separate ancora.
Sapeva che avrebbe dovuto chiedere a George del piano oppure doveva svegliare l'amica e domandargli se aveva qualche minima idea di dove Maicol avesse portato tutti.
Alla lunga lista di cose da fare, aggiungeva anche inveire contro Cal perché infondo era ancora in tempo per ritornare indietro e mettersi in salvo almeno lui.
Ma invece di fare tutte quelle cose, Skye dormì.E il suo presente era così tedioso e spaventoso, che più nessun incubo giungeva a trovarla.
Forse perché la sua intera vita ne era diventato uno.
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REVENGE
Romance(Volume 3 di RESISTANT) Dopo anni Skye si ritrova di nuovo al punto di partenza: Dover. Il luogo in cui è cresciuta e dov'è scappata seguendo la passione per la danza, che l'ha portata a tutt'altro come ad affrontare nuove sfide e nuove emozioni mai...