37. Tempesta di Sabbia

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«Attenta» l'ammonì Saleem, afferrandola per un braccio prima che potesse completamente cadere.
Il vento sferzò avvolgendo il velo di Skye attorno al collo come un serpente di seta, gonfiandolo con aria calda.
Le dune intorno a loro si allungavano all'infinito, scolpite dal vento in forme sinuose e mutevoli, come onde pietrificate.
«Grazie» mormorò mentre si rimetteva faticosamente in piedi. Riprese a camminare, sfidando il deserto che la ostacolava ad ogni passo. Gli stivaletti, ormai pieni di granelli dorati, affondavano a ogni movimento, rendendo ogni passo più difficile del precedente. La sabbia si svuotava e riempiva con una monotonia crudele, come se la terra stessa volesse trattenerla lì, a metà strada tra il nulla e il cielo.

Erano passate diverse ore da quando avevano lasciato il piccolo villaggio di pescatori alle loro spalle, sopra di loro, il sole regnava incontrastato, una sfera implacabile che bruciava tutto ciò che osava attraversare quella zona. Il Golfo si estendeva alla loro destra, in contrasto con le acque nere in cui si era tuffata la notte prima, in quella tarda mattinata brillava di un azzurro intenso, quasi abbagliante.
Seguendo il consiglio di Saleem, avevano preso due veli dall'armadio polveroso della casa in cui avevano passato la notte. Li avevano avvolti intorno ai volti, sperando che quei tessuti sottili potessero mascherarli abbastanza, sebbene sapessero entrambi che il loro travestimento non sarebbe durato molto a lungo. Il deserto non perdonava, e neppure gli uomini che li inseguivano.

Ormai dovevano fare i conti con la realtà: erano due ricercati. Dapprima nomadi, poi rifugiati ed infine erano arrivati involontariamente a quello.
Gerald e le sue truppe non dovevano essere molto lontani e scommetteva fossero tutti pronti a braccarli appena ne avrebbero avuto l'occasione. Aveva già accettato questo destino, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di colpa. Non avrebbe mai voluto che Saleem abbandonasse il suo popolo per seguirla in quella fuga disperata, eppure lo aveva fatto. Il suo sacrificio le provocava una rabbia diretta contro il destino, contro la vita stessa. Non era giusto. Dopo mesi in cui aveva sperato di poter ritornare al Villaggio, vi era stata imprigionata come un'assassina, e ora fuggiva insieme all'uomo che aveva dedicato tutta la sua vita a proteggerli.

«Dici che Icaro verrà a cercarci?» Saleem la strappò ai suoi pensieri tormentati. Percepiva ancora il dubbio nelle sue parole e tutta la sfiducia che gli si annidava. Nonostante la scelta di abbandonare tutto, non riusciva a liberarsi del sospetto che nutriva nei confronti di suo cugino. La convinzione che Icaro fosse il responsabile della guerra che aveva devastato le loro vite era radicata in profondità. Skye si voltò verso il mare, lasciando che lo sguardo si perdesse verso l'orizzonte. «Sì» rispose con risolutezza.
Ricordando ancora le parole che Icaro le aveva sussurrato tempo prima, al Palazzo, quando tutto era ancora diverso.
"Se qualcuno ti avesse portata via da me, avrei smantellato il mondo intero pur di riaverti"
Quella frase risuonava come una promessa anche se talvolta sembrava impossibile da mantenere.

«Pensi che cercherà prima il Villaggio per ritrovarti?» domandò con interesse.
Scosse la testa, scacciando l'idea. «No, non credo che sappia che a colpirci siano stati proprio loro» era una verità amara, ma Yuri non aveva mai visto i volti dei membri del Villaggio. In compenso, Wave e Joseph li conoscevano bene, ed era probabile che li avessero visti prima di capire la situazione e fuggire. «Non so dove Ronald lo abbia portato» ammise infine. Sospettava che Yuri non avesse perdonato Ronald per averlo trascinato via in quel momento cruciale. Eppure, lei gli era grata. Quella fuga forzata aveva forse salvato loro la vita. Non dovevano dimenticare che nonostante tutto, Icaro rimaneva il Re indiscusso di quelle terre, e lei una Regina senza corona. Le loro vite non erano equiparabili ma diverse come il deserto e il mare. Anche se Yuri si ostinava a considerarla alla sua pari, ignorando il resto.
«E dimmi, che tipo è Ronald?» chiese vago. Sapeva che tra i due non ci fosse una grande simpatia, ma Skye sentiva il bisogno che anche Saleem vedesse qualcosa di positivo nel suo vecchio amico. C'era qualcosa, una sottile intuizione, che la spingeva a voler riconciliare quelle due parti della sua vita.

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