15. Il Dominatore

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Durante il percorso riuscirono a mettere fuori combattimento dodici guardie. Gli spari che erano partiti incessanti da diversi punti della Fortezza e non si erano placati per un solo attimo, anzi si intensificarono ad ogni minuto che scandiva il tempo.

Nel frastuono dei proiettili che si scontravano con l'acciaio circostante, aveva sperato più volte di poter rivedere tutti i suoi amici interi. Pierre e Ginevra erano riusciti ad uscire da quell'inferno? Saleem e Ronald ce l'avevano fatta a collaborare senza attaccarsi? e Cal, George e Koraline che diamine di fine avevano fatto?
Oltre a ciò, le premeva un'altra domanda, che pulsava dentro tutto il suo essere: Icaro dov'era?

Un nodo attorcigliò il suo stomaco quando nacque il pensiero che forse Maicol, preso alla sprovvista dalle loro improvvise sommosse, aveva portato Icaro altrove, magari in un altro rifugio.

Osservando i passi celeri del suo amico, ricordò che quella non era la prima volta che lei e l'americano partecipavano ad una missione di salvataggio, solo che in gioco c'era Icaro e nonostante stavano di nuovo alla ricerca di un Re tenuto prigioniero, sperò che la fine di Yuri non fosse la stessa di Edwin. Pattugliarono di soppiatto tutta la zona che si accingevano a percorrere. Lanciò un'occhiata a Wave che sembrava più pensieroso del solito. 
Non avrebbe saputo esprimere a parole la gratitudine che provava per il suo amico. Era la seconda volta che metteva al repentaglio la sua vita per seguirla e aiutarla. Al solo pensiero che avrebbe potuto perdere uno di loro come aveva perso Finn...si fermò e appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

«Dovresti tornare indietro. Cercare Saleem e Ronald e andartene via con loro» farfugliò fra un respiro affannoso e l'altro. Anche l'americano decelerò, fermandosi infine imbronciato. «Non è il posto giusto dove fermarsi a parlare» decretò lanciandosi occhiate furtive alle spalle. Skye lo raggiunse e quando le fu di fronte, ribadì. «Cerca Saleem e scappate via per favore. Non sei obbligato a restare qui con me» il biondo serrò le labbra e rimase in un lungo silenzio, permettendole di continuare. «Wave, dico sul serio. Non c'è bisogno che anche voi...Mi stai ascoltando almeno?» si interruppe al suono della sua risata stridula.
«Oh. Sì, ti ascolto, continua pure» nel suo tono percepì ostilità. «Che c'è?» balbettò confusa. La risata si spense quando prese parola. «Niente...e che tu fai questo» indicò lo spazio vuoto tra di  loro. «Questo cosa?!» obiettò ormai spazientita. «Questo» marcò ancora il vuoto con le mani prima di proseguire. «Ogni volta che le cose si fanno difficili, cacci via chi ti sta accanto» frustata, Skye passò una mano nella chioma districando le punte inaridite prima di ribattere. «Non è quello che faccio» si difese. Wave ripeté con tono saccente e paziente, come se di fronte avesse avuto una bambina di a malapena tre anni. «Invece è proprio quello che fai. Cos'è che ti spaventa davvero? che qualcuno si avvicini troppo a te oppure che muoia?» si azzittì rimanendo di stucco. Wave fece un passo in avanti, riempiendo tutto quel vuoto, e con il respiro che le solleticava la pelle umida del mento le sussurrò. «Se morirò, non sarà per colpa tua. Sono qui perché, se scappassi via ora, la guerra non cesserebbe di esistere. Sono qui per combatterla» prese un respiro prima di aggiungere. «E so che anche tu, un tempo, condividevi queste stesse ambizioni» probabilmente proprio per questo era stato lo stesso Wave ad accettare il suo arruolamento nella squadra. «E so che ora hai altre mille motivazioni per continuare».
Skye chiuse di scatto la bocca che aveva lasciato spalancata e rifletté sul fatto che lui era stato l'unico a non sembrarle sorpreso quando l'aveva rivista lì nella Fortezza quello stesso pomeriggio. Era come se avesse dato per scontato che lei fosse riuscita a trovare un modo per raggiungerli e scappare via da Dover.
Che l'avesse voluto o meno, l'americano credeva in lei. C'era una sorta di responsabilità reciproca in quello. Abbassò le spalle e ammirò il riflesso nell'acciaio che contornava quelle pareti. Le loro sagome ondeggianti sul materiale, erano vicine. 
«E che...non voglio perdere più nessun altro» rivelò con un filo di voce.
«Credo che sia ancora presto per affermare che il tuo Re sia morto» decretò.
«Infatti non penso sia morto» se cosi fosse stato, probabilmente più niente avrebbe avuto senso. L'espressione dell'americano mutò, il suo sguardo corrosivo la guardava come se non capisse chi altro lei aveva già perso. In cambio lei solo in quel frangente realizzò che l'amico non sapeva ancora nulla riguardo alla morte di Finn.
«Dobbiamo sbrigarci» la interruppe prima che potesse proferire parola. «Forza, muoviamoci» spronò riprendendo il passo più veloce di prima.

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