Aprì gli occhi e la prima cosa che ritrovò fu una luce a neon sparata in pieno viso che l'accecò per svariati secondi. Richiuse subito le palpebre pentendosene. Provò ad allungare una mano per schermarsi da quella luce invasiva, ma tutto il suo corpo era indolenzito, rigido come non mai.
Non si rese conto di essersi riaddormentata, almeno finché ore dopo non riprovò ad alzare le palpebre pesanti e vide che la luce al neon era stata completamente spenta. Guardò per ore quel soffitto che non riconosceva, decisamente non era quello del Palazzo. Infine prese coraggio e iniziò a scrutare la stanza in cui era. Guardò alla sua sinistra, vi era soltanto una semplice parete bianca e poco distante da lei c'era una piccola finestra che lasciava entrare la luce grigia e spenta del mattino. Non riuscì a sbirciare l'esterno per il suo collo irrigidito. Sì voltò dall'altro lato e notò che al suo capezzale c'era qualcuno. Nonostante la rigidità dei suoi muscoli, mosse i piedi per svegliare colei che dormiva con il corpo metà sulla sedia in ferro e metà sul suo materasso sottile. Allungò esitante una mano con tutte le dita stranamente intorpidite quando riconobbe chi era.
«Mamma» gracchiò, la gola ruvida e le labbra secche quasi le fecero più male del suo corpo nello sforzo di parlare.
La donna dai capelli lunghi e biondi, che portava spesso raccolti in una treccia disordinata come in quel momento, riaprì di scatto gli occhi celesti. Appena il suo sguardo fu sulla figlia sveglia, scattò in piedi facendo cadere a terra con un tonfo stridulo la sedia in ferro.
«Skye» mormorò sorpresa con la voce attutita dallo schianto dietro di lei. Si avvicinò appoggiandosi con i pami sul letto in cui era e si protese per accarezzarle una guancia, donandole un sorriso emozionato che sapeva di torta alla vaniglia. Come quello che le aveva fatto compagnia quando era piccola, dove per notti intere sua madre dormiva con lei nella sua camera per via dei suoi incubi ricorrenti.Le due dita che fece scorrere sul suo viso erano ghiacciate. «Sono contenta che ti sei svegliata tesoro. Come ti senti?» la voce gentile era quella di sempre. Ricordò solo allora che non la vedeva da diversi mesi, da prima di Parigi. Sembrava essere passata un'eternità.
Oltre lei, il resto della stanza che faceva da sfondo non lo riconobbe per niente. Deglutì mentre la sensazione familiare che precedeva l'attacco di panico formicolò sotto alla sua pelle. Esitante, sua madre afferrò il piccolo pulsante rosso che penzolava dalla parete accanto al suo letto e lo premette forte.
«Bene» non sapeva perché l'aveva detto, era ancora confusa. Capì presto che non si sentiva affatto bene, il suo corpo collaborava poco con la sua mente intontita.
«Sei in ospedale» chiarì, percependo forse il suo smarrimento, probabilmente ce l'aveva dipinto in viso.
«Hai avuto due interventi chirurgici, tesoro. Uno alla spalla, dove ti hanno ricucito da una ferita...d'arma da fuoco» concluse aggrottando le sopracciglia poi lo sguardo azzurro di sua madre si posò preoccupato nei suoi occhi. La ferita che ricordava ancora fosse stato Gabriel a procurargliela. «Ti hanno operata anche alla mano sinistra per una piccola lesione» indicò le sue dita fasciate o steccate, ancora non l'aveva capito per via che non riusciva a muoverle. «Avevi due falangi spezzate» il suo sorriso, che provava ad essere rassicurante, vacillò fino a spegnersi e a la sua espressione era solamente dispiaciuta. Come se le avesse provocato lei quelle ferite. «A breve ti metteranno un piccolo tutore ha detto il dottore ma guarirai presto!» incurante delle sue parole, Skye stava fissando ancora la sua mano fasciata. Sentì lo sguardo enigmatico di sua madre addosso.
«Dov'è il mio anello?» chiese con voce rauca, le sue corde vocali quasi le bruciarono per lo sforzo di parlare. Riportò lo sguardo su sua madre in attesa di una risposta. Sul suo bel viso si accentuarono delle rughe d'espressione. «Oh. Ce l'ho qui da qualche parte» borbottò, afferrando poi la borsa nera che era appoggiata sullo schienale della sedia e che in quel momento era quasi reversa completamente a terra. Frugò a lungo sul fondo di essa. «I medici me l'hanno portato dopo il tuo secondo intervento» cacciò fuori il portafoglio, un mazzo di chiavi e infine un fazzoletto di carta che srotolò. Al suo interno estrasse delicatamente il piccolo cerchio in oro bianco che si chiudeva su un diamante viola, dei fasci di luce del medesimo colore creando diversi disegni triangolari sulle pareti circostanti. Era bello, esattamente come la prima volta che l'aveva visto.
Skye sorrise debolmente nel rivederlo, quello era la prova che non aveva sognato. Il deserto, il Villaggio, Saleem, Ronald, Wave, Finn, Icaro, era tutto successo per davvero. Il suo sorriso non si allargò perché una piccola fitta alla spalla la fece gemere di dolore. «Tranquilla tesoro mio. Starai presto bene vedrai» continuò a sussurrarle sua madre, accantonando di nuovo il suo anello in quel fazzoletto striminzito.
Ma a quelle parole Skye, scosse lentamente il capo, trattenendo l'inquietudine che si agitava dentro di lei. La sua mente si snebbiò e capì che vi erano delle domande alla quale ancora non voleva delle vere risposte.
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REVENGE
Romance(Volume 3 di RESISTANT) Dopo anni Skye si ritrova di nuovo al punto di partenza: Dover. Il luogo in cui è cresciuta e dov'è scappata seguendo la passione per la danza, che l'ha portata a tutt'altro come ad affrontare nuove sfide e nuove emozioni mai...