29. La Tenuta

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Ai piedi del cancello della tenuta, Ronald e Skye si scambiarono sguardi interrogativi, dai visi pallidi e scarni era chiara tutta la loro apprensione.
Icaro, Wave, e Joseph erano già entrati a perlustrare tutti gli interni che a prima vista sembravano inabitati e dalle stalle, non giungeva il consueto chiacchiericcio da mercanti di Greg, Zariq e Tarquin ed era impossibile anche che fossero in casa. Il vociare dei tre li avrebbe senza dubbio raggiunti.
La consapevolezza che ad accoglierli non ci sarebbe stato né Victor né Raya si fece largo in lei.
Sebbene stessero aspettando al di fuori solo una ventina di minuti, a Skye sembrava che il tempo si dilaniasse in rami infiniti.
Osservando attentamente il ferro battuto, rifletté su quanto, una volta scappata dalla base, avesse temuto di rimanere chiusa prigioniera dietro a quegli stessi cancelli. Mentre in quel momento non vedeva l'ora di varcarli per rientrare di nuovo  in quella dimora.
Finalmente fra la foschia videro riapparire Wave ed entrambi trassero un sospiro di sollievo.
Perfino Saleem, che era stato per tutto il tempo taciturno e vigile alle loro spalle, rilassò impercettibilmente i muscoli tesi della fronte.
«Libero!» gridò l'americano chiudendo le mani a coppa intorno alla bocca affinché potessero sentirlo oltre quei metri.
Ogni singolo passo sulla ghiaia che accorciò la distanza, le dava la sensazione di appesantirla sempre di più a causa della speranza che man mano cresceva smisurata.
Avrebbero ritrovato ancora qualcuno al suo interno? E se no, dov'erano finiti tutti?
C'erano cibo e munizioni a sufficienza?
«Avete controllato bene tutti gli interni?» si assicurò il superiore rivolgendosi all'americano e sbirciando oltre le fessure delle finestre rimaste chiuse.
Wave annuì deciso e senza ulteriori indugi entrarono anche loro all'interno, lasciandosi definitivamente il calare della notte alle spalle.
Si introdussero nella tenuta accedendo dalla sua parte franata che da quando l'avevano lasciata era cambiata. Avevano iniziato dei lavori di ristrutturazione e pontili, teli e piccoli cantieri erano stati abbandonati a loro stessi da chissà quanto tempo. Il lieve venticello che scuoteva da giorni l'aria, sollevava su di essi della sabbia insolitamente fredda a tatto.
Avanzando lungo i corridoi adiacenti, che lei stessa faceva fatica a riconoscere, ebbe la risposta alla sua prima domanda.
I corridoi che un tempo pullulavano di domestici affaccendati ad ogni ora del giorno, erano davvero vuoti.
«Come mai metà di questa casa è distrutta?» l'eco della voce di Joseph si proiettò su tutte le pareti circostanti e le rughe presenti sulla sua fronte sembrarono formare le pieghe di una fisarmonica.
Non ne seppe il motivo preciso, ma sia lo sguardo di Wave che quello di Saleem si posarono contemporaneamente su di lei.
«All'inizio della mia permanenza qui...» prese una pausa che le servì a trarre un respiro profondo. Era passato del tempo dalla notte dell'incendio eppure Skye non aveva ancora dimenticato le fiamme e le urla dopo che le mine erano esplose.
«Feci saltare in aria mezza tenuta» asserì senz'alcuna emozione nella voce, cosa che però stava tentando di mascherare perché sebbene si mostrasse fredda, dentro di lei si sentiva marcire.
Non andava fiera di ciò che aveva fatto, soprattutto dopo aver scoperto che Ginevra le aveva mentito sulle cause che l'avevano spinta a compiere un tale gesto.
Aveva ferito Yuri e tanti soldati che non si era neanche data l'opportunità di conoscere. Quella notte, fra quelle macerie, ci sarebbe potuto esser stato chiunque, perfino Ronald e Pierre.
Sulla faccia di Saleem si stampò un sorrisino orgoglioso che decise di ignorare. Quella era la parte di Skye che apprezzava e che invece lei rimpiangeva.
«Quindi volevi ritornare indietro?» da me? Quelle erano le parole non dette che rimasero sotto intese. Come se Skye avesse potuto girare la ruota del tempo e ritornare indietro decidendo semplicemente di dimenticare tutto ciò che era successo da quando aveva messo piede lì.
«All'inizio era il mio scopo» si ritrovò a dire, dopotutto quando aveva accettato di fuggire dalla base era stato solo per guadagnare tempo.
«Poi le cose sono cambiate» finì perdendosi nei ricordi di una stalla ed un cielo stellato.
Guardò l'anello di famiglia che Yuri le aveva dato, quello che non aveva mai tolto e che aveva temuto di aver perso quando si era risvegliata a Dover.
«Quando esattamente?» indagò ancora.
Quella di certo non era una domanda che si aspettava di ricevere ma soprattutto non c'erano risposte facili. Per sua fortuna, intervenne Wave.
«Smettetela, non mi sembra né il luogo né il momento adatto per parlarne di certi argomenti. Riprenderete in seguito questo discorso» superò entrambi ed entrò in varie stanze in cerca dei membri della loro squadra.

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