40. Legno e Spine

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«Anche tu qui?» chiese il Re, il tono della sua voce velato da una nota quasi divertita.

Skye aprì lentamente un occhio, ritrovandosi a fissare la parete di terra a pochi metri di distanza. Una luce fioca filtrava attraverso le crepe sottili della porta, disegnando ombre danzanti sulla superficie. Con un gesto pigro si girò verso la parete dietro di sé, ma il posto accanto, dove fino a poco prima giaceva Yuri, era vuoto.
Un rumore di passi, lenti e pesanti, riempì l'aria. Ancora immersa nel dormiveglia, riconobbe immediatamente quel ritmo familiare. Gli scarponi si fermarono proprio al di fuori della sua porta, e avvertì una presenza carismatica che l'attirava, per questo motivo protese un orecchio, cercando di cogliere ogni suono.
«Non dovrei sorprendermi» continuò il Re, il sarcasmo tagliente nella sua voce. «Dopotutto sei sempre stato tu a vegliare su di lei» un suono simile a una sferzata, un fendente nell'aria, la fece rabbrividire. Chi dei due possedeva una lama?
Saleem non si allontanò; le ombre dei suoi scarponi filtravano al di sotto della porta, esitando su cosa fare.
«Peccato non sia più così» sottolineò aspramente il soldato, con voce appena percettibile. Poco dopo, un tonfo sordo risuonò, accompagnato dal suono della terra che si sollevava sotto il peso di chi si sedeva. Ora, entrambi erano lì, seduti fuori dalla sua porta, una replica fedele di due perfetti guardiani.

«A quanto pare, te la sei vista brutta là fuori» irruppe Yuri, rompendo il silenzio calato immediatamente. L'unico altro rumore a riempire l'aria era quello di un coltello che scivolava su una superficie ruvida, un gesto ripetitivo e meticoloso. Icaro aveva sempre un modo disinvolto per esprimere i propri sentimenti, come se le parole fluissero da lui con una naturalezza innata. Al confronto, lei doveva riflettere per ore, analizzando ogni sfumatura e cercando il momento giusto per aprirsi. La maggior parte delle volte, trovava la sua abilità disarmante, ma anche intimidatoria; la faceva sentire in difetto, mentre il suo cuore era intrigato da quella franchezza. Per altri, tuttavia, quel suo approccio poteva sembrare un gioco, come se non prendesse sul serio i legami che formava.
«Non credo che tu te la sia passata meglio» commentò il suo superiore. Mentre parlavano, Skye percepiva il proprio cuore battere sempre più veloce, come il ritmo frenetico di un tamburo.
«Già» ridacchiò Yuri, probabilmente richiamando alla mente tutte le peripezie affrontate nelle ultime settimane. Ogni avventura era come un capitolo di una storia tumultuosa che, nonostante tutto, li aveva riuniti lì.

Il silenzio calò nuovamente, e lei pensò che la loro conversazione fosse finita, quando all'improvviso Icaro aggiunse qualcosa che la sorprese.
«Comunque, ti ringrazio» disse con voce seria. La lama passò di nuovo sulla superficie, un taglio netto, come un pensiero che si faceva strada con prepotenza.

«Per cosa?» domandò Saleem, nonostante si sforzasse di avere un tono disinteressato, traspirava ugualmente una sfumatura di curiosità.

«Per aver scelto lei al Villaggio. So quanto ti è costato caro» specificò con un sussurro appena accennato. Se non fossero stati così vicini, dubitava che avrebbe potuto sentirlo.

«Non l'ho fatto per te», ribatté, irritato. «Lo so, ma ti ringrazio comunque» rispose Icaro, con calma.

Per Saleem, il Villaggio era sempre stato il motivo per cui aveva combattuto. Era il luogo che rappresentava tutto ciò per cui aveva lottato. Ora, però, si ritrovava nella trincea, fianco a fianco con quello che una volta era il suo nemico, tutto per lei. Questo pensiero gli provocò una stretta allo stomaco, un'onda di tristezza che le montava dentro.

«Continuerai a venire qui ogni notte?» domandò ad un certo punto, interrompendo il flusso di pensieri di Skye. Nel suo tono non c'era traccia di giudizio o gelosia, solo curiosità.

«Dipende. Continuerò a trovarti qui?» si accertò, provocando una risatina dell'altro.

«Finché lei vorrà, temo proprio di sì» rispose con onestà. Un profondo sospiro si udì dall'altro lato della porta, seguito da una pausa riflessiva. Poi Saleem rivelò a malincuore: «Allora non credo che ce ne sarà più bisogno».

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