44. Il Colore della Guerra

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Erano stati tutti radunati da George nel corridoio centrale della Trincea. L'atmosfera era pesante, carica di tensione, come l'aria quasi elettrica prima di un temporale.

Abbassò lo sguardo su Koraline, che le stava accanto. Il viso della ragazza era tirato, e i suoi occhi restavano fissi sulle sue scarpe, come se temesse di incontrare lo sguardo di qualcuno, in particolare di Cal. Lui era a pochi metri di distanza, e continuava a guardarla furtivo. Anche Ginevra, dall'altra parte del corridoio, aveva lo sguardo su di lei, chiaramente preoccupata. Le sue labbra si mossero in un sussurro muto, mimando un "Che ha?" verso Skye, che si limitò a scrollare le spalle, impotente.

Le due file che avevano formato quella mattina si fronteggiavano, separate solo da un piccolo passaggio dove Joseph continuava a camminare.
«Undici» dichiarò infine l'omone, alzando la voce per farsi sentire anche da George, ovunque fosse.
Lo guardò accigliata, e notò che anche gli altri lanciavano occhiate curiose. Immaginò che nessuno ancora sapeva il motivo esatto per cui erano stati tutti radunati.
«Ci dai delle spiegazioni, o cosa?» sbottò Lama, già spazientita. Giun, al suo fianco, arricciò le labbra e iniziò a studiarsi le unghie, come se in quel posto ci fosse qualche speranza di mantenerle in ordine.
Finalmente George apparve, reggendo tra le mani un grosso scatolone consumato.
«Eccoci qui», sospirò, posando il carico a terra con un tonfo sordo, proprio al centro delle due file.
Gli sguardi di tutti si allungarono verso la scatola, cercando di carpire qualche indizio sul contenuto, ma George fu rapido a dissipare la curiosità generale. «Questo qui...» iniziò, affondando le mani nella scatola per estrarne una piccola pistola arancione. Sembrava innocua, come un giocattolo, uno di quelli che Cal e Skye avevano usato da bambini per simulare battaglie senza fine. Ben diverse dalla loro nuova quotidianità.
«È un lancia razzi» terminò, rigirandoselo tra le mani.
Ronald borbottò un: «E lo spariamo nel culo di Gerald?» scatenando una piccola risata generale.
«Magari» rispose l'omone, sorridendo complice e prendendo seriamente quell'ipotesi, come se l'idea non fosse poi così malvagia.
Joseph, senza dire una parola, strappò l'aggeggio dalle mani dell'amico e lo passò agli altri, affinché potessero osservarlo meglio. «Distribuiremo un lancia razzi per ogni coppia» spiegò, estraendo altre piccole pistole dalla scatola. «Ogni squadra avrà un colore diverso. Così, se qualcuno è in difficoltà, potrà sparare il razzo per chiamare soccorso» Wave annuì, visibilmente compiaciuto. «È un'ottima idea» disse, ma poi aggiunse, con un sorriso sarcastico: «Fatico a credere che l'abbia elaborata uno di voi» in contemporanea gli occhi di George e Joseph si incupirono ma Dan intervenne rapidamente.
«È un errore infatti! Perché è stata proprio una mia idea» si pavoneggiò, sgusciando tra di loro e scegliendo un lancia razzi. «Io scelgo...il verde» dichiarò, sventolando l'oggetto in aria come un trofeo. Si rimise in riga con un sorriso soddisfatto.
«Prima di scegliere i colori, dovremmo innanzitutto formare le squadre. Visti quanti ne siamo direi di fare dei gruppi da quattro, più o meno» suggerì il superiore, cercando di riportare un po' di disciplina.
«Un'altra ottima idea» mormorò Wave, senza più sarcasmo. L'americano incrociò lo sguardo di Skye, dall'altra parte della fila, ammiccò e si aprì in un sorriso largo.
Evidentemente le parole appena riferite da Saleem avevano irritarono in qualche modo Icaro, che al suo fianco grugnì severo, i muscoli della mascella si fletterono come delle corde pronte a spezzarsi. Tra lui e Saleem c'era sempre stata tensione, e ogni volta che si trattava di organizzare qualche piano, oppure le squadre, la rivalità tra i due esplodeva in conflitti latenti.
Cal, rompendo il silenzio calato, fece un passo in avanti. «Io starò con Koraline e George» dichiarò, gettando uno sguardo risoluto sui due. Koraline trasalì appena quando sentì pronunciare il proprio nome.
«Sono la prima scelta a quanto pare» scherzò George, ma quando il suo sguardo si posò sulla dama, il sorriso svanì con la stessa velocità con cui era apparso. Ricordava bene che era stato proprio lui a trovare Koraline dopo l'incendio di Nuova Capitale. L'aveva portata in salvo dopo che i suoi fratelli si erano sacrificati per lei. Da allora, non aveva mai smesso di sospettare che George nutrisse per la dama un affetto speciale, qualcosa che andava oltre la semplice preoccupazione. Sembrava quasi che sentisse la responsabilità di proteggerla, di prendersi cura della ragazza per onorare ciò che i due fratelli avevano fatto.

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