Aspettando te

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È una bella giornata di sole e la mattina inizia con il solito sproloquio di mia madre che mi incita a scendere dal letto per andare a scuola, ma non ne ho proprio voglia. Non dopo quello che è accaduto ieri. "Che figura che ho fatto. Come ho potuto lasciare che succedesse ancora?" Sono un debole.
Faccio colazione da solo, sembra che mio padre si sia alzato alle prime luci dell'alba per andare in ufficio e sbrigare un affare urgente. Io resto seduto qui. Perso nei meandri dei miei pensieri e poco incline a volermi muovere.
-Sbrigati, farai tardi!-
Sbuffo. -Devo proprio andare?-
Ruth mi guarda attonita. -Come sarebbe: "devo proprio andare?" Stai già pensando di fare il furbo? Ricorda che l'anno scorso sei riuscito a non farti bocciare per miracolo.-
-Sì, ma non per colpa mia.-
-Fatti passare la pigrizia e vai!- Va al lavandino e comincia a rassettare, poi guarda fuori dalla finestra. -Sembra che Josh sia qui fuori.-
Senza fiato e senza parole mi avvicino a lei per osservare l'esterno. Lui è lì, in piedi davanti al cancello di casa vestito più o meno simile a ieri.
-Che carino. Sembra che ti abbia preso in simpatia.-
-Non serviva che venisse fin qui.-
Ruth mugugna. -Quanto sei noioso Anthony. Per una volta in vita tua prova ad essere socievole!-
Raccolgo lo zaino ed esco e lui, non appena mi vede, fa un sorriso compiaciuto.
-Ciao...- saluta.
-Ciao. Come mai sei qui?- domando chiudendo il cancello.
-Mi sono alzato presto e ho pensato di fare un salto qui. Così potremmo fare la strada insieme.-
-Sei molto gentile, ma non era necessario.- Mi metto in marcia senza aspettarlo.
-Sei sempre così con tutti?-
-Così, come?-
-Asociale... lo facevi anche a Londra?- Mi corre dietro e nonostante la mia camminata veloce, a lui bastano pochi movimenti di gamba per stare al mio passo. L'altezza aiuta anche in questo.
-Avevo degli amici, anche se pochi. Forse si potevano contare sulle dita di una mano. Immagino che tu sia circondato da ragazze che ti sbavano dietro e ragazzi che ti ammirano.- Non so perché ho detto questo, ma non appena finisco di dire la frase, provo un nota di mortificazione.
-In effetti non hai tutti i torti. Ho molte persone interno a me. Ma mi fido solo della metà di loro.-
-Io invece non mi fido di nessuno...-
-Nemmeno di me?- lo dice con un tono da finto offeso.
-Può darsi. Sì.-
-Eppure a me sembra che il destino ci abbia fatto incontrare.- Si mette davanti a me e mi osserva con attenzione, lo vedo mentre muove gli occhi da un angolo all'altro del mio viso.
Scuoto la testa, incredulo delle parole che ho appena sentito. -Ci siamo incrociati due volte per caso e, sempre per caso, ci ritroviamo nella stessa classe. Io non lo definirei "destino", ma semplici coincidenze.- Lo supero e proseguo lungo la strada.

Appena giunti in classe prendiamo posto nei rispettivi banchi, Amber viene a sedersi accanto a me e si mette a ciarlare di quello che ha fatto ieri sera. Io mi fingo interessato a tutto quello che dice, ma in realtà non la sto nemmeno ascoltando. Ovviamente Josh tiene gli occhi puntati su di me, io li distolgo e cerco di concentrarmi sulle parole di Amber.
-Anthony. Che ne dici se domani pomeriggio andassimo a fare un giro alla spiaggia di Rose Bay. A volte da lì si avvistano anche le balene. Ti prego- parla con quell'accento tipico dei bambini quando chiedono qualcosa ai genitori.
-Ehm... ecco...-
-Ti prego non darmi buca. Può essere un buon momento per conoscerci meglio.-
La guardo perplessa. -Tranquillo. Non ci sto provando con te e poi non saremo soli, ci sarà anche mio fratello Damien con un paio di suoi amici.-
Provo a rifletterci seriamente se accettare l'offerta o meno. Ma alla fine accetto. Sempre meglio che stare in casa tutto il giorno con mia madre.

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