Nuova destinazione

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Dopo quasi diciotto ore di viaggio siamo finalmente arrivati in Australia a Sydney. I miei genitori sembrano particolarmente entusiasti di questo cambiamento repentino, io invece mi sento un pesce fuor d'acqua. Qui la vita appare più vivace che a Londra dove tutto è ingrigito dal tempo sempre plumbeo e piovoso.
-Eccoci finalmente, non ne potevo più di stare sull'aereo. Per un attimo ho temuto che non saremmo mai arrivati- si lamenta mia madre Ruth sistemandosi i folti capelli scuri e cotonati con troppa lacca. -Peccato che dobbiamo ancora fare un'ora di strada per raggiungere la nuova casa. Spero che sia decente!- Guarda male mio padre, immaginando il tipo di dimora in cui sarà costretta a vivere.
-Cara, ti piacerà molto. Ne sono sicuro.- Lui le si avvicina e la circonda con un braccio. Lei si lascia andare contro il suo corpo e lo bacia.
Io mi volto dall'altra parte. Non mi piace quando fanno queste effusioni, specialmente in pubblico. "Aspettate almeno di essere soli".
-Tutto bene Anthony?- domanda Thomas, mio padre.
Annuisco. -Sì, devo solo cercare di ambientarmi e capire dove sono...- Stringo con forza la cinghia dello zaino tracolla che ho portato con me come bagaglio a mano. Dentro ho messo un paio di libri, che ho letto mentre ero in viaggio, e l'IPad con cui mi sono guardato un film per conciliare le quattro ore di sonno che ho fatto.
Thomas viene verso di me e mi abbraccia con forza, poi mi accarezza una guancia. -Ragazzo mio, ti garantisco che qui potrai ricominciare da capo!- Lo guardo attentamente. Io e mio padre ci somigliamo molto, a parte i capelli grigi e le rughe: i miei sono di un castano dorato quasi sempre arruffati come quelli di mia madre.
Mostro il miglior sorriso che posso fare, non voglio che si senta deluso dalla mia ansia e paura.
-Bravo. Ora cerchiamo insieme l'assistente del mio nuovo capo.- Prende entrambi per mano e ci conduce verso l'uscita dell'aeroporto.
Proprio lì scorgo un ragazzo che avrà, più o meno, una ventina d'anni, vestito con abiti un po' troppo casual e in mano stringe un grosso cartello bianco con scritto il nome Miller a caratteri cubitali.
-Eccolo, deve essere lui!- fa Thomas, guidandoci.
Non appena ci avviciniamo, il ragazzo si prepara a parlare. "Di certo si è preparato tutto il discorso da fare".
-Siete la famiglia Miller?- domanda, leggermente impacciato.
-Proprio noi!- l'entusiasmo di mio padre lo si può toccare con mano.
Lui non vedeva l'ora di fare questo trasferimento, così come non vedeva l'ora di cambiare lavoro. Prima, quando lavorava come impiegato per una semplice ditta di autotrasporti, sembrava che fosse sempre triste e amareggiato. Ma da quando ha saputo che avrebbe avuto un ruolo di spicco per una grossa ditta che si occupa di finanza, nella quale lui eccelle in quanto laureato sia in economia che in management, non ha esitato un istante ad accettare.
-Benvenuti a Sydney. Se volete seguirmi vi porterò nel vostro alloggio. Ha ricevuto le chiavi di casa signor Miller?-
-Sì, ho tutto qui con me!-
-Anche quelle della macchina?-
-Yes!-
-Perfetto. Prego seguitemi.-
Raggiungiamo il parcheggio e il ragazzo, dopo aver sistemato i bagagli nel baule, ci fa accomodare su una grossa Range Rover nuova di zecca. Mette in moto e guida per le strade di questa metropoli come se conoscesse ogni vicolo e angolo. Io al posto suo, anche se vivessi qui da sempre, mi sarei perso.
Passa quasi un'ora quando raggiungiamo il quartiere in cui vivremo; si tratta del classico quartiere da catalogo per turisti, fatto di tante case che ricordano molto quelle di epoca Coloniale o Vittoriana: grandi vetrate, portico con alte colonne e circondate da ampi giardini riccamente decorati. Infatti la nostra non è del tutto diversa dalle altre, solo il colore cambia; che è di un bel giallo paglierino un pò troppo appariscente per i miei gusti.
Thomas scende, va verso il giardino, apre le braccia e dice rivolto verso di noi: -Non la trovate stupenda!-
Ruth lo guarda perplessa, ma non per la casa in se, ma per l'atteggiamento esuberante di mio padre.
-È stupenda Thomas, ma non è forse un pò troppo dispendiosa per noi?-
-Stai scherzando? È bellissima e poi è un omaggio del mio boss.- Viene verso di noi. -Pensate che da qui si può raggiungere a piedi anche il famoso Opera House!-
-Sarà. Tu che cosa ne pensi Anthony?- mi domanda Ruth.
Io non do risposta. Mi limito a raggiungere la porta principale e a sedermi sulle scale sotto il portico.
-Mi sembra ok...- Lo dico, ma non sono del tutto convinto.
-Secondo me ve ne innamorerete entrambi.- Poi si rivolge al "nostro" autista e lo ringrazia per la disponibilità, mentre lui è intento a scaricare le valigie.
Entro in casa seguito dai miei genitori, l'ingresso si apre sul soggiorno arredato con mobili un pò tropo retrò e tappeti persiani sul pavimento. Di fronte a me trovo subito le scale che conducono al piano superiore e, senza pensarci due volte, porto la valigia in quella che sarà la mia nuova camera da letto. Non è molto grande, ma abbastanza spaziosa per me, con le vetrate rivolte verso ovest dove, in lontananza, posso scorgere un piccolo tratto di mare. Infine il mio sguardo cade sull'armadio davanti al letto su cui si può notare una crepa tonda proprio nel mezzo di una delle due ante.
-Ah. Vedo che ti sei subito appropriato di questa stanza- dice Thomas, ficcando dentro la testa.
-Sì, anche se il precedente proprietario deve essere stato un tipo piuttosto burbero.- Mi avvicino all'armadio a muro e faccio notare il "danno".
Thomas si avvicina e la osserva. -Caspita. Sarà stato un pugile oppure avrà litigato con la sua ragazza.- Ammicca prendendola sul ridere.
Quando mio padre esce dalla stanza, io ne approfitto per stendermi su questo letto dal materasso ruvido e duro. Ipotizzando e immaginando chi fosse il suo precedente proprietario, ma non mi dilungo troppo su questo argomento e i miei occhi si chiudono, facendomi sprofondare in un sonno profondo.

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