La cena

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Josh. Qui a cena a casa mia. "È un sogno. Solo un maledetto sogno ad occhi aperti. Tutto questo non sta accadendo davvero!" Penso mentre sono in cucina con mia madre, intento a darle una mano nel preparare la cena. Dall'altra parte della stanza, più precisamente in sala da pranzo, Thomas e Josh stanno parlando animatamente di sport, motori e scuola. Per quell'argomento non mancano le occasioni per citarmi.
-E come si comporta il mio Anthony?-
-Abbastanza bene. Secondo me potrebbe essere uno dei migliori della classe. Per esempio oggi ha preso un otto in inglese.- Josh parla con Thomas come se fosse il suo amico più fidato, una persona con la quale confidarsi.
Io nel frattempo vorrei solo sprofondare in un abisso senza fine e non uscire ne più.
-Davvero?- Thomas fa un sorriso. -Non c'è da meravigliarsi. È sempre stato portato per la letteratura.- Accavalla una gamba e prosegue: -Non ti ha mai detto di quella volta che vinse una gara di spelling?-
Josh fa una faccia perplessa, ma allo stesso tempo sorride. -No, per niente.-
Devo intervenire prima che possano soffermarsi su "quell'argomento". -È stato quando avevo dieci anni!- Entro nella sala con in mano un vassoio di tartine al salmone. Faccio un pò di spazio al centro del tavolo e lo dispongo alla bene e meglio. -Papà, ti prego. Niente argomenti "scomodi".- Utilizzo un tono piuttosto duro e gli lancio la tipica espressione che dice: -Non nominare quell'evento.- Lo devo ammonire, perché so bene che quando beve un bicchiere di troppo tende a dire cose che non dovrebbe dire.
-Stai tranquillo, stavamo solo parlando.-
Faccio dietrofront e torno in cucina, anche se ho come la netta sensazione di avere gli occhi di Josh puntati su di me. Volto lentamente, e di poco, la testa per controllare se è vero o il frutto di una mia paranoia.  Infatti lui è lì. Mi osserva come un predatore quando aspetta il momento giusto per azzannare la preda. Avvampo nel giro di pochissimo e percepisco le guance farsi bollenti. Scuoto la testa e dico a me stesso che devo stare con i piedi per terra.
-Anthony! Sbrigati a mettere anche questi in tavola!- Ruth mi passa un secondo vassoio con dei dolcetti salati alle verdure. Hanno un profumo che manda in paradiso.
Faccio come dice e metto tutto al suo posto. Subito dopo lei sopraggiunge con la portata principale: un arrosto di tacchino. Mi sembra quasi esagerato per essere una cena informale. Non è che abbiamo come ospite il presidente dell'Australia. Ma so bene che mia madre ci tiene tanto a fare bella figura quando ha degli ospiti; perciò non dico nulla e mi limito a restare in silenzio.
Intanto la cena prosegue e tutti sembrano divertirsi. Tutti a parte me, che ho come l'impressione di essere davanti al plotone di esecuzione e loro sono i bersaglieri. Ha fare da padrone al tavolo è mio padre, che con la sua buona parlantina riesce a catturare la nostra attenzione. Di tanto in tanto, io e Josh ci scambiamo delle occhiate furtive. Lui se ne sta seduto accanto a me, i gomiti appoggiati sul bordo del tavolo, mani giunte come se stesse pregando. Dal canto mio non so che posizione assumere, mi sento così impacciato da dare l'idea di avere mal di stomaco. Si può dire che la tensione dentro di me sia palpabile.
-Come mai non vuoi più lavorare in pizzeria?- chiede Ruth.
-Vorrei concentrarmi di più negli studi, non sempre riuscivo a far conciliare scuola e lavoro.-
-E i tuoi genitori cosa dicono?- continua lei.
Josh prende fiato, sembra che stavolta sia lui ad essere a disagio. -Ecco... mio padre è morto. Mentre mia madre lavora come donna delle pulizie presso un'agenzia.-
-Mi dispiace...- sono io che parlo, rompendo il silenzio che mi sono quasi imposto.
-Tranquillo... è stato tanto tempo fa. Ero molto piccolo.-
Senza che me ne accorga, ho appoggiato la mano sulla sua coscia, lui non fa una piega e mi prende la mano. Stringendola.

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