-Josh!- esclamo ad alta voce, inginocchiandomi accanto a lui.
Un rivolo di sangue esce dalla sua bocca, ma lui non ci fa caso e si rialza. Sputando a terra.
-Ne vuoi un altro? O preferisci che passi al tuo ragazzo?- Robert ci prende in giro, ci schernisce per poter avere tutta l'attenzione su di se. E ci riesce.
Gli altri ragazzi si mettono a ridere, ma Josh non ci sta e gli salta addosso, prendendolo per il collo e gettandolo a terra. Si mette a cavalcioni su di lui e lo riempie di pugni sul volto. Vederlo così è come "ammirare" un animale inferocito che caccia la sua preda; la sbrana. La divora.
Io non posso stare fermo ad assistere a questo spettacolo orrendo, così decido di intervenire, prendendo Josh per le braccia, obbligandolo a desistere e fermarsi.
-Basta! Basta Josh. Ti prego!- urlo, ma sembra che le mie parole siano parole vuote, senza significato.
Lui continua a sferre tutti quei pugni come se avesse davanti un sacco da boxe.
Anche gli altri ragazzi, rendendosi conto della gravità della situazione, si sono avventati su Josh. Solo in questo momento decide di fermarsi.
Riprende fiato. È esausto e le nocche delle mani sono sporche del suo e del sangue di Robert, che boccheggia a terra. Stremato e con il volto gonfio e tumefatto.
Guardo per un breve istante Josh e ho come l'impressione di avere davanti un'altra persona, un mostro che mi è estraneo e che comincio ad avere paura.
Lui prende dei respiri profondi, è affannato. Poi il suo sguardo si posa su di me, ha gli occhi ancora iniettati di rabbia. Vorrebbe dirmi qualcosa, ma non lo fa. Si limita a guardarmi quasi con compassione. Una compassione celata dalla furia che però sta lentamente scemando.
-Andiamo via!- ordina, mettendo un braccio dietro la mia schiena. La mano posata sul mio fianco.
Irrigidisco davanti a questo contatto fisico, all'improvviso ho come la netta sensazione che possa farmi del male, che possa succedere ancora quello che è accaduto a Londra.
Mi scanso da lui.
-Che ti prende?- domanda stizzito.
-No, cosa ti è preso a te?!-
Si blocca di colpo e resta a guardarmi incredulo. -Quello stronzo si meritava ogni singolo pugno che gli ho dato. Non hai idea di quanto abbia aspettato questo momento per farlo tacere!-
-Non è con la violenza che si rivolvono i problemi!- alzo leggermente la voce. -Lo sai che per questo potresti finire nei guai? Ci hai minimamente pensato?- parlo con velocità e rabbia. Prendo fiato e proseguo: -C'è strato un momento che non ho saputo più riconoscerti...- Abbasso la testa e sento le lacrime che gonfiano i miei occhi. -Credevo che fossi diverso...- Lo guardo. -Non voglio fare la vittima, ma per un attimo ho rivissuto quel tragico momento. Ho avuto la visione di te in coma e chissà... forse avrebbe fatto lo stesso con me... non voglio rivivere mai più quell'incubo...-
Sto piangendo.
Lui fa per avvicinarsi, ma io lo respingo. Lo allontano da me. Ho così tanta confusione nella mia anima da non sapere cosa voglio davvero: se restare con lui o se allontanarlo, ma è quello che sto facendo. Ho bisogno di tempo, ho bisogno dei miei spazi.
Mi volto e lo lascio lì, fermo mentre mi osserva andare via.
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Il canto del Mare
RomanceAnthony si è appena trasferito dall'inghilterra all'Australia per cambiare aria dopo essere stato in coma per sei mesi a causa di un'aggressione omofoba. Qui, nei sobborghi di Sydney dovrà fare i conti ancora una volta con l'amore.