La fuga

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Degli strani rumori provengono dalla stanza degli ospiti, la stessa in cui dorme Jennifer. Alzo gli occhi al cielo, frustrata e raggiungo la mia "coinquilina"
"Jennifer, davvero spiegami cosa stai facendo a quest'ora.", borbotto mentre apro la porta.
"È Silvestro! È scappato, cazzo." Jennifer è alla finestra con le mani nella testa, è davvero agitata.
"Non dire scemenze, sarà qui da qualche parte.", perlustro la stanza in disordine e richiamo più volte il mio micio.
"Ferma, Lotte. L'ho visto uscire dalla finestra, era aperta. Non è qui!"
Ok, era un bel guaio.
"Cazzo, cazzo, cazzo!" impreco io. Jennifer alza un sopracciglio, perfettamente curato.
"E da quando usi questi vocaboli, dolcezza?", ride e lo faccio anche io.
"Sta' zitta, piuttosto andiamo a trovare quella massa di grasso. Vestiti, muoviti."
"Sissignora.", cantilena Jennifer.

Dopo cinque minuti siamo tutte e due fuori, nel giardino mentre cerchiamo disperatamente Silvestro.
"Charlotte! È sull'albero! Guarda.", la bionda indica l'albero di mele che io e la nonna piantammo quando ero una bimba.
"Dobbiamo prendere quel gatto, ma come?", ispeziono il giardino alla ricerca di una scala.
"Il ramo è troppo alto per una scala normale, dovremmo chiamare qualcuno.", suggerisce la mia migliore amica.
"Potremmo chiamare nonna Matilde.",dico sedendomi sull'erba sotto l'albero.
Lei ridacchia e scuote la testa
"Cosa credi possa fare tua nonna?"
Jennifer si siede accanto a me e stacca i fiori selvatici che crescono di tanto in tanto.
"Che facciamo, quindi? Silvestro non scenderà mai da lì."
La mia amica smette di torturare i fiori ed alza di scatto la testa.
"Chiamiamo i pompieri!", estrae il suo telefono dalla tasca e digita un numero, da la via allo sconosciuto con cui sta parlando e poi riattacca.
"Ok, sta arrivando qualcuno. Forse un solo uomo perché il paese è lontano, quindi dovremmo aspettare. Non capisco perché sia scappato, forse avrà visto qualcosa.", con quelle parole capisco perché Silvestro è salito sull'albero.
"Ma certo! La gatta dei vicini dev'essere in calore, avrà lasciato il suo marchio sotto l'albero e quella testa grossa di Silvestro pensava che lei fosse sul ramo!"
Ridiamo entrambe, immaginando la scena e per poco ci accorgiamo della presenza di un pompiere. Jennifer si alza per prima, con la sua solita spunta di coraggio e spiega al pompiere dov'è il gatto. Quando il ragazzo si allontana per prendere la scala dal suo furgoncino, la mia migliore amica mima con un labiale 'Ma hai visto che figo?!', poi fa una smorfia ed io ridacchio. Mi alzo anche io ed affianco Jennifer, vicino la scala. "Signore il vostri gatto è bello grosso, dovreste metterlo a dieta.", ci porge il gatto ed io lo afferro con cautela, sfiorando le sue mani con le mie. Cavolo devo aver preso la scossa, e credo che anche lui l'abbia sentita. Mi guarda dritto negli occhi ed alza un sopracciglio, si l'ha sentita eccome.
Distolgo subito lo sguardo, mi sento avvampare. Come minimo sarò rossa peperone.
I suoi occhi però, sono ancora su di me, li sento. Percepisco la sua presenza, il suo respiro.
"Il mio lavoro qui è finito.", dice il ragazzo. Si avvia verso il suo automezzo, e mentre sale, la sua divisa si alza, lasciando in bella vista una vasta porzione di schiena. È piena di tatuaggi, diversi da quelli di Jennifer.
"Grazie!" diciamo in coro io e Jennifer, ridacchiando. Silvestro gioca con i miei capelli, come se fossero una palla di lana.
"È stato un piacere aiutarvi" sorride. Mi sembra la cosa più bella di questo mondo, con gli occhi così azzurri, i capelli ribelli castani che vanno sul biondo, la barba scura e la sua aria da duro.
"Arrivederci", sussuro io.
Ci saluta con la mano e parte. Jennifer sospira.
"Credo che se non ci fossi stata qui io, lui ti avrebbe messo le mani addosso. C'era così tanta tensione sessuale che si poteva tagliare con un coltello." mima il coltello che taglia l'aria ed io scoppio a ridere.
"Jennifer!", la rimprovero.
"Che c'è? Ho detto solo la verità! Quando capirai che esiste anche l'altro sesso nel mondo?"
Scuoto la testa.
"D'accordo, d'accordo, ho sentito abbastanza, entriamo dentro. Sicuramente nonna si chiederà dove siamo."
Lei ride e corre ad aprire la porta, come immaginavo mia nonna Matilde è nella sua postazione abituale, di fronte la finestra. Chiedo se vuole del caffè e lei lo gradisce volentieri.
"Ah Charlotte cara, i tuoi genitori sono andati a prenotare il locale per il matrimonio di Je, dato che Luke non vuole saperne niente."
Luke è il padre di Jennifer. E dimenticavo di dire che fra poche settimane la mia migliore amica si sposa.
La diretta interessata sbuffa ed alza gli occhi al cielo.
"Mio padre voleva la figlia perfetta, una ragazza saggia, educata. Purtroppo ha avuto me, e vaffanculo a lui. Io sono meglio", afferma.
Mia nonna ridacchia e scuote la testa.
"Lo so tesoro, ma questo non toglie che avessi il diritto di farti i tatuaggi, potevi farli dopo. Non agli sgoccioli del tuo matrimonio!", alzo gli occhi al cielo; troppe volte arriviamo a parlare di questo.
"L'importante è che mia madre mi abbia dato la metà dei soldi per il matrimonio. Del resto non me ne frega proprio un cazzo.", dice mentre gioca con la tazza piena di caffè.
"Jennifer!", la richiamo io. Nonna Matilde e lei iniziano a ridere, eh si siamo proprio un bel trietto.
"Il vestito!" strilla Jennifer.
"Domani andiamo a prenderlo in città, prendiamo la tua auto?"
Beh se si può chiamare macchina quel ferro vecchio.
"Vabene.", sorrido.
"Jennifer, ricordati di svegliarti!", grido mentre lei esce dalla cucina.
"Si, non ti preoccupare, dolcezza.", grida di rimando lei. "Ah, e domani troveremo qualcosa anche per te!", grida ancora.
Sbuffo, dai Charlotte, ce la puoi fare, ti divertirai, troverai qualcosa di carino e sarai carina. Ripeto per convincermi.

Sento la porta di casa aprirsi.
"Jennifer!", tuona mio padre. È nei guai. Sento due botte alla mia porta, è una richiesta di salvataggio. Mi ritrovo Jennifer spaventata, strano.
"Scendi con me." sussurra.
Mio padre è seduto nel soggiorno accanto c'è mia madre, e mia nonna.
"Jennifer abbiamo prenotato il locale, è molto grazioso.", dice mia madre.
Jennifer sospira e mi guarda, sorride e si immerge in una conversazione di lustrini, fiori, abiti a sirena con mia madre e la nonna.
Sembrano tutti così felici che trasmettono a me tutta quell'allegria. Jennifer e mia madre trascinano anche me nella conversazione, ma io in mente ho solo quei due occhioni azzurri cobalto.

Un dolce imprevistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora