Shopping

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Sono appena le sette quando decido di alzarmi dal letto. Mason dorme ancora, perché sento i rumori del suo russare. Silvestro è seduto su un cuscino del divano, sembra anche lui sereno. Raggiungo la cucina che dopo ieri sera, ha un odore di limone. Dev'essere il detersivo per i piatti. Apro il frigorifero, sperando di trovare qualcosa di buono. Quando la luce sbuca, rimango davvero stupita. C'è di tutto, dalla frutta alla verdura e gli hamburger. Scelgo gli ingredienti per i miei pancakes, e incomincio la mia opera. Non mi rendo nemmeno conto che Mason è qui, fin quando il suo odore di menta si diffonde nella stanza.
"Cosa prepari di buono?", chiede sedendosi.
Io giro la padella, per fargli vedere il composto. Lui sembra felice e sorride. Ricambio, e torno al mio lavoro. Una volta finito di cucinare, posiziono i pancakes su un piatto aggiungendo un bel po' di sciroppo d'acero. Quando però mi giro, incrocio il suo sguardo e sento le gambe cedere. Si morde il labbro, sovrappensiero e continua a fissarmi.
"Fissi sempre la gente?" domando sedendomi anch'io.
"No, quasi mai." ride, "Solo che la mattina è bello esser svegliati da un profumino delizioso, e da un'altrettanta deliziosa ragazza che ha indosso una mia t-shirt. È strano, le mie ragazze solitamente non rimanevano a fare la colazione."
Si rabbuia all'istante.
"Devi imparare ad accettare la mia presenza, siamo coinquilini. E appena posso ti pagherò il mese, devo solo trovare un lavoro."
Lui annuisce ancora perso nei suoi pensieri, sembra così affranto. Dopo la - a detta di Mason- buonissima colazione, lui si alza e scappa in bagno, mentre io sistemo i piatti e li lavo.
Tossisce per farmi capire che è lì con me, adesso sembra teso.
"Io vado a lavoro, non torno per pranzo. Tu farai qualcosa?" mi indica, spostando il peso di un piede all'altro.
"Andrò a comprare qualcosa con Jennifer, devo solo sperare che abbia con sé la carta di credito." ridacchio. Lui annuisce e mi conceda con un 'Ciao', cosa gli è successo? Prendo il mio telefono dalla stanza e mando un messaggio a Jennifer chiedendole di fare shopping con me, al quale lei risponde che è davvero felice perché la pancia sta crescendo e odia che gli altri lo vedano. Ci diamo appuntamento al ristorante messicano che, con mia meraviglia, è molto vicino alla casa di Mason.
Prendo i miei vestiti e mi rifugio in bagno, per farmi una lunga doccia.
L'acqua tiepida scorre su di me, lasciando indietro i miei problemi e la puzza di fumo. Fortunamente i vestiti, stando all'aperto, hanno perso il tepore del fumo. E adesso hanno il solito odore di miele che mi contraddistingue. Sistemo i capelli in una treccia ed esco di casa, chiudendo con la chiave che c'è sotto lo zerbino.
Il tragitto è davvero breve, Jennifer mi aspetta già lì.
"Oddio, Lotte! Come stai?" la sua rotondità si nota.
"Molto meglio adesso, condividere un tetto con Mason è strano. E devo trovarmi un lavoro." dico mentre camminiamo per il centro.
"Ti capisco, mi fa piacere che tu stia bene. Richard voleva venire con noi, è preoccupato per la gravidanza. Ha paura del mio pallino, è innoquo non mangia nessuno." dice e scoppiamo a ridere.
"E allora, cosa credi di fare? Andrai all'università?" chiedo, mentre entriamo nel primo negozio di abiti.
"Si, dopo la nascita del bimbo però. Tu?"
Alzo le spalle, dicendomi che ancora ho diciannove anni, ho tempo. Il mio subnconscio mi fa pensare che non so nemmeno l'età di Mason. Il maglione rimane a mezz'aria ed il mio comportamento incuriosisce Jennifer.
"Cos'hai tesoro?" domanda.
"Niente, pensavo solo...non conosco l'età di Mason, la cosa buffa è che ho accettato di vivere da lui." dico con del sarcasomo. Mentre Jennifer sceglie per me due jeans, mi dice:
"Richard mi ha detto che ha ventidue anni."
Oh, tre anni più di me. Annuisco, prendendo felpe e maglioni.
"Mi mancherà la mia casa, i vicini, le gemelle chiacchierone. Mi mancherà tutto e anche i miei vestiti."
Jennifer mi guarda torvo ed io scoppio dalle risate. Voliamo verso i camerini con centinaia di cose in mano.
Dopo i no secchi di Jennifer per le mie ballerine, decido di prendere cinque paia di jeans, sette camicette, due gonne, cinque magliette e la biancheria intima. Fortunatamente Jennifer ha la carta di credito, mi sdebiterò dopo.
"Tua madre e tuo padre come stanno? Nonna Matilde?" domanda Jennifer.
"Non ne ho idea, è passato solo un giorno ma sembra passata una vita..." sospiro. Entriamo nel ristorante messicano ed ordiniamo il solito.
"Dovresti chiamarli o mandare un messaggio, devi dire loro dove stai."
Cazzo.
"Da te?" chiedo. Lei annuisce, mangiando un pezzo di messicano. "Credo che mio figlio amerà il messicano." ribadisce.
"Quando saprai se è maschio o femmina?"
"Fra una settimana.." si accarezza la pancia con un gesto materno, è così dolce e fortunata.
Finiamo il nostro pranzo, contente di stare qui ed insieme. Non mi immagino una vita senza lei.
"E lui com'è? Dolce, stronzo, gentile?" mi domanda Jennifer. Siamo sedute su una panchina con un caffè in mano.
"Lui è gentile, mi ha prestato i suoi vestiti per dormire..ma ogni tanto è stronzo. È molto volubile." ammetto. Lei sorride, "È bello?"
"È bellissimo, anche la mattina appena sveglio. Ma lui me l'ha detto chiaro e tondo, non ho bisogno di lui. Difatti così è." mento spudoratamente. Jennifer annuisce assorta nei suoi pensieri. Una coppia di anziani ci passano davanti, mano nella mano. Sono tenerissimi, mi piacerebbe avere una storia d'amore così lunga. Anche Jennifer li sta fissando, allungando la mano sulla pancia. Lo fa molto spesso, sembra un gesto non appartenente alla mia amica stronza, forse sono gli ormoni.

A metà pomeriggio con tutte le buste ed i piedi doloranti, sono sulla strada di ritorno. Sono molto contenta dei miei acquisti, ma so anche che dovrò passare da mia madre per prelevare un po' di soldi dalla sua carta di credito. Quando metto piede in casa il suo odore si fa largo fra le narici, ma lui non c'è. Raggiungo la mia camera e sistemo tutto nel piccolo armadio posto sulla parete. Poi prendo il telefono e digito un messaggio;
Mamma sono viva, domattina passo a prendere la carta di credito a casa di zio. Ti trovo lì, o passo pomeriggio?
La sua risposta è immediata.
Va bene domattina, rimarrai a pranzo?
D'accordo, a domani. Salutami papà e nonna, vi voglio bene.
Non ottengo nessuna risposta così mi precipito in bagno. Jennifer è stata davvero carina a pagarmi le cose, ma odio essere in debito. Domani appena avrò i soldi glieli riestituirò. Mi lavo ed indosso la mia vecchia gonna, un po' sporca, con una nuova maglietta.
Guardo la televisione, con Silvestro appollaiato sulla mia pancia. Le ore passano ed improvvisamente sono le otto. Dovrei preparare da mangiare? Penso proprio di sì. Mi avvicino in cucina, con lo spiccato senso culinario che mi ritrovo, sono già pronta a fare due belle bistecche. Le servo, e metto quella di Mason da parte. Magari la mangerà dopo...magari.
Così non è. Mason non torna ed io fingo di non essere preoccupata mentre torturo il cuscino del divano. Dove si è cacciato? Mi mordo il labbro ed il sonno si impossessa di me; sono già le undici. Prendo in braccio la palla di pelo e vado in camera. Proprio quando io e Silvestro stiamo per dormire, un urletto femminile mi fa sobbalzare.

Un dolce imprevistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora