Il vero addio al nubilato

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I giorni passano veloci in città, senza tralasciare il fatto che il matrimonio di Jennifer ci ha preso più tempo di quanto ci aspettassimo. Oggi è Sabato, e stasera ci sarà l'addio al nubilato della mia scintillante amica.

Mi avvicino alla sua stanza e busso, lei non risponde così apro. Jennifer è di fronte allo specchio, a sistemarsi il suo quintale di ombretto nero ed eyeliner, e ovviamente, non può mancare il rossetto bordeaux. Ha devvero un aspetto abbastanza inquietante, perché la sua pelle chiara risalta tutto.
"Oh grazie a dio non hai messo le tue stupide gonne.", dice.
Indosso un semplice tubino verde, non troppo corto e le mie fidate zeppe. Lei invece ha indosso un mini dress, nero con dei dettagli argentati. I capelli biondi, cotonati e raccolti in una coda alta. Sembra una diva dell'aldilà. Sul letto ci sono infinità di vestiti e qualche libro.
"Leggevi qualcosa?", chiedo prendendo il libro.
Il titolo è "Dai un nome al tuo bambino"
Credo che la mia mascella sia da qualche parte, sul pavimento.
"TU SEI INCINTA!", urlo buttando il libro sul letto.
"Shhh, ma sei matta? Vuoi farmi scoprire? Già mio padre mi odia, dovevo tenerlo segreto."
Jennifer si avvicina a me, sedendosi sul letto.
"È per questo che Richard ti ha chiesto di sposarlo? Hai fatto il test? Ne sei sicura?" chiedo tutto d'un fiato.
"Si l'ho fatto a casa di Richard e non mi ha chiesto di sposarlo per questo; ci amiamo ed una sera l'abbiamo fatto senza precauzioni. Senti non mi giudicare, sto già abbastanza male per questo."
Sembra afflitta, triste.
"Ma non ti giudico Jennifer, potevi dirmelo, ti avrei aiutato. È logico che è difficile per te, vuoi tenerlo?"
Sono davvero confusa, come crede di dirlo a suo padre?
"Si che voglio tenerlo, anche Richard lo vuole."
"Bene allora, cosa c'è che non va?"
Lei sbuffa, è disperata.
"Oh insomma guardami.- si indica- potrei mai fare da madre ad un bambino? Sono una stronza di prima categoria, come credi che mio figlio o mia figlia possa crescere con me?"
Mi si spezza il cuore, lei non è stronza. Sarà una brava mamma, però non posso negare che il bambino non avrà un esistenza facile.
"Tranquilla, ce la farai. Ci sono io qui con te. Ti aiuterò sempre quando vorrai." le sorrido e lei sembra rilassarsi. Sfiora la sua pancia con fare materno, quel gesto è pieno di amore e dolcezza. Certo, uscirà un bambino mulatto. Sarà chiaro? Scuro? Il futuro marito della mia migliore amica è di colore, cosa che il padre di lei non ha ancora accettato del tutto.
"Forza brutta stronza andiamo a divertirci!", dico io alzandomi.
"Charlotte!", mi rimprovera e poi scoppia a ridere.

Metto in moto il mio furgoncino, un vero pezzo di antiquariato. Ripasso mentalmente le regole che mamma mi ha severamente imposto 1) non accettare da bere, da nessuno. Nemmeno da Jennifer. 2) Attenta perché devi guidare. 3) Stai attenta anche a Jennifer.
Certo che starò attenta, domani si sposa e non può finire ubriaca, magari con due tatuaggi in più.
Svolto a destra ed aspetto, mentre Jennifer si lamenta, Samantha (cugina di Je) e Carol (seconda cugina di Je).
"Che ritardatarie del cazzo! Se domani arrivano in ritardo le ammazzo."
Eh sì, è davvero incinta.
"Calma Jenny, siamo qui da soli cinque minuti."
Mi guarda torvo, con la testa inclinata e sbuffa.
Certo che la Jennifer incinta non è molto diversa dalla Jennifer non incinta. Aspettiamo ancora le nostre amiche e dopo altri cinque minuti, e imprecazioni, siamo finalmente tutte e quattro sulla macchina. Per il mio bene, la mia migliore amica, mi ha consigliato di non dire a nessuno della gravidanza. Credo però che anche le sue cugine capiranno il segreto, ha i nervi a fior di pelle.
"Eccoci, siamo arrivate.", urla Jennifer.
Accosto in fondo alla strada, vicino al locale e spengo il motore.
Samantha e Carol hanno optato per un look simile a quello della cugina, quindi l'unica fuori posto sono io.
"Stasera divertiamoci e non vi perdete. Domani mi sposo non voglio avere problemi." taglia corto la mia migliore amica. Camminiamo per circa un isolato e alla fine riusciamo a trovare il locale. Appena entriamo una grossa nuvola di fumo si imbatte su di noi, la cameriera porta alla futura sposa, una coroncina ed una fascia con la scritta "sola per una notte" ed hanno inizio le danze.
Jennifer ordina i drink, la stessa cameriera li porta. Il luogo è davvero molto rumoroso, pieno di ragazze e ragazzi che si strusciano e danno vita ad una "danza sensuale" come ha commentato Samantha, la stessa che ora è appesa alle labbra di un ragazzo pieno di tatuaggi. Jennifer è ormai brilla, dopo tre drink. Carol ed io parliamo un po' di tutto, dai libri preferiti, alla musica- a lei piace la musica metal- e mi racconta della sua storia appena finita con il figlio del reverendo.
Ma la serata ha inizio quando la solita cameriera porta una torta...una grande torta a forma di...
"Un cazzo!", urla Jennifer. Tutte e tre la guardiamo stupite e lei batte le mani come una bimba piccola.
Afferra il coltello e taglia..
"Per primo tagliamo le palle.", strilla la futura sposa.
"Jennifer!", urliamo all'unisolo io Samantha e Carol.
Sento qualcuno che si muove dietro di me, mette le mani sul mio collo e le massaggia. Mi abbandono socchiudendo le palpebre, quando Jenny grida:
"I pompieri!"
Una musica a luci rosse parte, e all'improvviso non sento più quelle mani sapienti sul mio collo. Cinque spogliarellisti affiancano Jennifer, che grida e sorride come una Pasqua. Pian, piano i ragazzi si spogliano e rimangono in mutande. Toccano ovunque, fanno i massaggi, dimenano i fianchi a ritmo della musica. È tutto molto naturale per loro, non per noi.
Scocca la mezzanotte e se ne vanno, dicendo a Jennifer di dargli loro la fascia, perché la notte è finita. Lei, tristemente, la toglie e la porge al primo pompiere.
Magari fosse quel pompiere.
La serata si conclude e Jennifer ci annuncia che è ora di tornare a casa. Samantha e Carol camminano avanti, così io fermo la mia migliore amica.
"Ma che diavolo ti salta in mente? Sei incinta, non dovevi bere!", sbotto io.
"Lo so, ma se non l'avrei fatto Samantha e Carol si sarebbero fatte troppe domande. Ne ho bevuti pochi e quelli più leggeri, sai che io non ho un alto potere di reggere l'alcool."
Mi rilasso e l'abbraccio, come se fossimo una cosa sola.
"Stupidissima e cocciutissima Jennifer, ti voglio così bene." sospiro "Senza di te non saprei che fare."
Lei inizia a piangere e sussurra "Anche io ti voglio così bene, e domani mi sposo. Cazzo, niente più scopate da una notte e via."
La libero dall'abbraccio.
"Jennifer!", grido. Un ghigno spunta sulle sue labbra e ride. "Non l'ho mai fatto, Lotte! Rilassati e portami a casa. Io e il mio bimbo siamo stanchi."
Sorride e guarda la pancia, quel sorriso carico di promesse. Annuisco e partiamo per arrivare in paese, circa un'ora di viaggio. Domani sarà tutto perfetto, tutto.

Un dolce imprevistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora