Gioia o dolori..? 1

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L'armadio cigola un pò quando apro le ante per scegliere qualcosa da indossare al pranzo di mia madre. Sono proprio felice di vederla, non sono abituata a non avere fra i piedi i miei genitori. Scelgo i pantaloni di jeans chiaro, con la mia camicia nera e l'unico paio di scarpe che sono in mio possesso ora. Le Converse. Qualcuno bussa alla porta. Dev'essere Mason. "Avanti!" grido.
Lui entra spavaldo con una mela in bocca.
"Dove vai oggi?" raggiunge il letto e ci si butta sopra, accarezzando la palla di pelo.
"Devo prendere alcune cose dai miei, vivono a casa di mio zio, poi pranzo lì." dico. Sistemo i bottoni della camicetta.
"Cosa gli dirai, che abiti da Jennifer?" inclaza lui.
"Beh si..."
Lui scuote energicamente la testa.
"I tuoi non sono stupidi, sanno che la madre della tua amica è allergica ai gatti."
Mi avvicino al letto sedendomi, indecisa sul da farsi.
"Posso sempre dirle di stare a casa della madre di Richard!" si illumina la mia lampadina.
"Tesoro, Annie sta male da quattro giorni."
Oh no...
"Cosa posso dirgli allora?" mangiucchio l'unghia del pollice.
"Di' loro che Richard ti ha consigliato di stare qui da me, perché sono solo ed innocuo. E che non ti tocco nemmeno con un dito, e che le mie labbra non hanno mai sfiorato le tue."
È davvero vicinissimo a me, troppo per ragionare con il mio cervello. Mi alzo dal letto, tentando di essere ragionevole.
"Oh certo, mi prenderanno per pazza."
"Posso venire sempre se vuoi! Tanto cosa ho da fare oggi? È il mio giorno libero." esclama.
"Nemmeno per sogno, la situazione sarebbe ancora più imbarazzante."
"Dai..." si gira verso di me, con il labbro inferiore in fuori. È davvero carino.
Sorrido ed annuisco, devo far capire loro che ormai sono una persona adulta. E poi che male c'è a vivere con Mason? È dolce, educato, e...i tatuaggi dicono l'esatto contrario. Sbuffo spazientita. Mi avvicino alla porta, sperando che Mason si sbrighi.
"Eccomi, tutto per te."
Si è cambiato, adesso indossa una maglia blu con i jeans neri e le converse anch'esse nere. Per prendere le chiavi dalla ciotolina vicino l'entrata, Mason si sporge, sfiorandomi con il petto. Scossa. Scossa. La sente anche lui, mi guarda togliendomi l'anima.
Devo idratare le labbra o rischio che si stacchino, ma lui interpreta male il segno, poco dopo è avvinghiato a me. E la cosa mi piace, molto. Ansimiamo entrambi fra un bacio e l'altro; quanto è bello baciarlo. E pensare che è stato addirittura il primo ad assaporare le mie labbra.
"Mason, dobbiamo andare..." sussurro.
"Prendiamo- ovviamente- la mia moto" afferma mentre si stacca da me. Oh perfetto, mi presenterò dai miei con un ragazzo tatuato, un bolide di ultima generazione e senza le mia gonna. A nonna sicuramente verrà un infarto, eppure sono davvero scettica su cosa penseranno mamma e papà, saranno un mix di emozioni e vorranno molte risposte.
Salgo nel posto dietro Mason, stringendolo lievemente per non cadere. Un forte rombo risuona sul garage deserto e poi tutto si muove alla velocità della luce. L'adrenalina è così tanta che mi ritrovo ad urlare, fortunatamente nessuno mi sente. Mason singhiazza.
"Dove abita tuo zio?" urla.
"Vicino la biblioteca" gli sussurro all'orecchio, forse sentirà meglio così. Il mio pompiere inclina la testa a destra, proprio dove ho lasciato il messaggio nel suo orecchio. Mi vien da sorridere. È una visione celestiale, anche i suoi tatuaggi che sbucano dalla maglietta lo sono. Mi sono sempre domandata se li avesse anche sulle gambe, polpacci o cosce. Poggio la testa sulla sua schiena quando il semaforo diventa rosso, e ferma la nostra corsa pazza. Solo per poco, perché mi sento catapultare indietro e poi subito in avanti, gli alberi sfrecciano con noi. È davvero spericolato.
"Secondo me mia madre non mi considererà più sua figlia, da ora." ridacchio. Lui invece è serissimo. Scendiamo dalla moto in religioso silenzio.
"Non mi piace che tua madre pensa male di me. E non mi piace che lo faccia anche tu." ribadisce.
Scuoto la testa, se solo sapessi cosa penso io di te.
"No, certo che no. Ero ironica Mason, i miei non sono all'antica, non volevo in qualche modo offenderti."
La palazzina di zio Will è davvero carina, di un arancione che non si vede molto in giro. Suoniamo al suo campanello, attendendo una risposta. L'ansia mi trafigge lo stomaco, anche Mason sembra un po' agitato. Devo far conoscere con chi vivo ai miei genitori, non mi piace esser bugiarda. Mia madre ci risponde ed apre il portone di sotto. Saliamo sempre in religioso silenzio verso il secondo piano, starò facendo la cosa giusta? A metà della scalinata che ci conduce al pianerottolo di zio, Mason mi afferra per un braccio e mi ferma.
"Smettila di pensare troppo, non sono un mostro. È il primo ragazzo che vedono con te, giusto?"
Sembra divertito.
"Sì, sei il primo.." dico a bassa voce. La sua risata fa eco nel pianerottolo, sta ridendo di me. Gli pizzico un braccio con fare di sfida.
"Ben ti sta!"
Alzo la testa cercando di rimanere seria, ma la sua risata contagia anche me.
"Oh piccola.."
In un lasso di tempo che varia dai due ai tre secondi, mi ritrovo sul muro della scalinata, ad un passo dai miei mentre Mason ed io esploriamo le rispettive bocche. È paradisiaco, una danza dolce e inevitabile.
"Sarai mia prima o poi..." dice.
Ci stacchiamo un po' affannati e saliamo gli ultimi gradini. Sarò sua prima o poi?
Busso alla porta dello zio. Subito la porta si apre, rivelando mia madre sconvolta. Nel suo sguardo passa felicità, timore, è scioccata. È un mix che mi sarei aspettata.
"Mamma, lui è Mason. Vivo con lui, è il cugino di Richard il marito di Jennifer." lui sorride, porgendole la mano. Mia madre lo fissa ancora un po' prima di dargli la mano, poi dietro la soglia compare mio padre con un bicchiere.
"Bambina mia, sei final..."
Non finisce la frase, il bicchiere si frantuma a terra.

Un dolce imprevistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora