Epilogo

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17 anni dopo...

Il vapore della cioccolata calda mi appanna gli occhiali dovuti alla mia leggera miopia, le luci dell'albero diventano offuscate e sento una risata accanto a me.
"Mamma, ti servirebbe un tergicristallo" mi prende in giro mio figlio, Jackson.
Giro la testa verso di lui e cerco di imitare il tergicristallo di una macchina, cacciando in parte il vapore, scatenando le risate di Jennifer e Richard.

Li guardo di sottecchi, attraverso la montatura dei miei simpatici amici occhiali. Sono sempre stati innamorati e mi meraviglio come ancora lo siano, dopo tutti questi anni. Accanto a loro c'è Sky, la figlia, che mi sorride felice e imbarazzata. I suoi occhi sono come quelli del padre, di un azzurro intenso e anche la pelle è quella del padre, ma per il resto è la fotocopia di Jennifer. Stessi capelli, portamento e soprattutto, per fortuna o sfortuna che sia, stesso carattere. Dopo un accenno di sorriso da parte di Jennifer, che mi indica con una leggera alzata di capo mio figlio, mi rendo conto che Jack non ha staccato gli occhi di dosso da Sky. È buffo vederli così imbarazzati, sono certa che c'è qualcosa sotto fra di loro, ma né io né Jennifer riusciamo a capirlo. Una piccola Margot trottola felice per il soggiorno, una tempesta in arrivo, penso.
Margot è la mia piccola e tempestosa bambina di sette anni, un uragano in piena, dolce solo quando dorme.
"Mamma! Mamma!" urla, appena mi si posiziona davanti.
"Dimmi tesoro." le dico, sfiorandole una delle due trecce fatte con tutta la mia pazienza.
"Forse sta tornando papà..." sussurra, un po' triste.
Ma qui siamo tutti un po' tristi, è terzo Natale che passiamo senza di lui, quasi mi salgono le lacrime quando ci penso.
"Sicuramente tesoro, magari arriva insieme a babbo natale." le dico, con la voce incrinata.

Nessuno ha mai accettato la scelta di Mason; quella di andare nell'esercito, lui non ci ascoltava, doveva andare a combattere, doveva salvare la nostra patria. Negli anni, fare i tatuaggi, l'ha portato ad una grossa depressione, poiché la sua mano tremava ad ogni piccolo millimetro. Così decise di andare a fare l'addestramento e poi, dopo un paio di anni se ne andò di casa, pronto a combattere e pronto a lasciare me con due marmocchi da crescere.
Non è stato facile, davvero. Crescere due bambini è stata la mia sfida contro il mondo, dovevo portare avanti una casa e nessuno mi aiutava, apparte Jennifer e Richard, ma ovviamente nel loro piccolo sapevano che questo compito spettava a Mason.
Proprio oggi, esattamente diciassette anni fa, Manson mi chiese di sposarlo. Il ricordo è ancora nitido nel mio cuore, l'anello, i sì, le lacrime di mia madre, le lacrime della madre di lui e persino di Jocelyn con la sua bimba, Caroline. Era tutto magico i primi anni, i nostri cuori esplodevano di amore, e per quanto mi riguarda ancora oggi quando penso al mio amato e lontano amore, il mio cuore aumenta velocità inavvertitamente. Ho sofferto, anzi, abbiamo sofferto tutti, ma lui lì è felice e a noi va bene così.
Jackson è molto simile a me fisicamente, ma ha il carattere di Mason e persino la stessa passione per i tatuaggi...quei tatuaggi di cui io mi sono innamorata tanto tempo fa.

Nella mia vita non ci sono stati altri amori, lui ha sempre occupato il posto nel mio cuore e tutt'ora lo sta facendo. La notte non dormo bene, la sua assenza mi fa davvero male e lui questo l'ha sempre saputo, anche quando è partito e mi ha detto che amerà per sempre me e i nostri figli, sapeva che mi avrebbe squarciato il petto in due.
Eppure è partito e adesso, guardando gli occhi di mia figlia, rivedo i suoi. Azzurri come il cielo con delle sfumature di blu e di grigio, il suo stesso sorriso e l'aria felice.
"Allora stasera aspetterò anche lui, gli metto il biscottino a forma di cuore da parte...se arriva con tanta fame." mi dice Margot. Lei non vede suo padre da quando aveva quattro anni, e già a quei tempi lo vedeva poco e niente. Guardo Jack, che sorride alla sorellina.
"Margot, la sai una cosa?" dice con uno sguardo maligno, so già dove andrà a parare.
"Babbo Natale non esiste." si sporge dal divano e avvicina il viso a quello di sua sorella, la quale prontamente lo aggredisce e finiscono entrambi sul divano, mentre si dimenano e cercano di farsi male.
"Piano!" esclamo, ma so che non si farebbero mai del male.

"Credo che sia tutto pronto, andiamo a mangiare?" dice Jennifer. Tutti annuiamo e ci avviciniamo alla stanza da pranzo, arredata da me e Mason in uno stile molto moderno e funzionale. Sposto le ciotole dalla cucina alla tavola da pranzo e sistemo le insalate. Jennifer e Richard accendono le candele che fungono da centro tavola, e poi prendono posto nelle loro solite sedie.
"Buon appetito" dice Margot, battendo le manine. È una peste ma sa che l'educazione viene prima di tutto. Per sfamare i miei figli in questi anni sono diventata il vicedirettore dell'azienda dei miei genitori. Sono caduta in basso, lo so, ma era la cosa giusta da fare.
"Mmh...sei così brava zia Jennifer!" grida Jack, dopo aver assaggiato la sua speciale pasta.
"Tesoro, grazie!" dice lei.
Sorridiamo tutti per la sua strana voce e poi cade il solito silenzio tombale. Quello dove tutti non sappiamo di che parlare e allora stiamo zitti, ma proprio durante quel silenzio sentiamo un rumore. Un rumore di una chiave che gira, ma non capisco bene da dove proviene.
"Ma chi è?" non finisco di dirlo che subito Margot getta un urlo e scaraventa la sedia per terra, mentre io impreco per tutto il disordine che crea la mia pulce. Anche Jack e Sky si alzano, rigorosamente lontani, per farci credere che fra loro non c'è niente. Ma i loro sguardi non sfuggono a nessuno.
Nel caos generale che creano le urla di Jack, Sky e Margot ci avviciniamo anche io, Richard e Jennifer. Mi alzo dalla sedia e afferro il coltello della mia portata buona, appuntito e affilato per ficcarlo nella pancia di qualcuno. La mia coppia di amici si avvicinano spensierati e per niente preoccupati, ma le urla dei nostri figli erano abbastanza spaventose.

Percorriamo il corridoio fino ad arrivare al soggiorno.
Quello che succede dopo è un po' confuso, perché vedo Margot e Jack abbracciare una persona, la persona.
Mason cinge con un braccio la schiena di Margot, tempestandola di baci sulla guancia e con il braccio libero stringe suo figlio - alto ormai quanto lui - in un dolce abbraccio.
"Papino è tornato! È a casa!" grida Margot. In questo momento mi sembra di assistere alla scena ma di non essere presente. Richard e Jennifer si avvicinano ad abbracciarlo, lui chiede qualcosa ad entrambi e poi fa i complimenti alla bella Sky. Resto per non so quanto tempo a contemplare quella strana scenetta d'amore fin quando non mi rendo conto che lui è a casa. Il coltello mi scivola dalle mani, così tutti si girano a guardarmi.

Come diciassette anni fa, il mio cuore esplode in gioia quando incontro i suoi occhi, colmi di lacrime. Sta piangendo. La voglia di stringerlo a me è tanta, ma c'è il dolore ancora presente che mi frena. Mason si avvicina lentamente, con una passo da felino e mi circonda la vita con un braccio. I miei neuroni buoni si gettano dal balcone.
"Ciao piccola." sussurra, ad un centimetro dalle mie labbra.
"Mi dispiace per tutto. Ti ho lasciato crescere i nostri bambini tutta da sola...ti ho fatto soffrire. Tutto per una stupida idea di merda." sorride amaramente.
"Ma Dio mi ha fatto pagare per i miei errori. Ho perso la mano destra, quella con cui disegnavo e cercavo di mandare avanti la nostra famiglia."
Il cuore mi sprofonda nel petto e sento le lacrime uscire.
Mi mostra la protesi, una finta mano nera.
Ed io la guardo e poi guardo lui, stravolto dalle lacrime e finalmente riesco a connettere il cervello alle corde vocali.
"Sei tornato a casa..." sussurro.
"E non me ne andrò mai più." cerca di sorridere ma il risultato è solo un triste singhiozzo. Mi stampa un bacio salato e come da consuetudine, i brividi si fanno strada sul mio corpo.

Lui è tornato da noi, e adesso tutto va bene.

Un dolce imprevistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora