Sorpresa

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Dopo la partenza di Jennifer per Honolulu, la mia vita in campagna è tornata ad essere sempre la stessa. La mattina mi sveglio, mi lavo, faccio la colazione, studio, pranzo, studio e dormo. Devo proprio ammettere che la routine con Jennifer era molto più eccitante.
Sfoglio le pagine del mio libro; Piccole donne. È sempre stato il mio libro preferito, insieme a Cime Tempestose.
Mi immergo nel mondo del mio libro, ma qualcosa mi fa tornare in quello reale. Un rumore, di una moto. Qui non passano molte moto. Si ferma proprio sul vialetto di casa mia e, quando il ragazzo toglie il casco, riesco a capire chi è. Mason si avvicina alla casa, con una strana busta in mano.
Fortunatamente non mi può vedere, perché sono nascosta da un albero, però mi piacerebbe sapere che ci fa qui e senza divisa da pompiere. Mi avvicino, lui si sistema i capelli portandoli verso dietro. La sua bellezza mi disarma ogni volta che lo incontro.
"A cosa devo questa visita?", dico.
Si volta a guardarmi, sorpreso ed oserei dire affascinato.
"Charlotte ciao, volevo vedere come sta il gatto."
Un sorriso si fa largo fra le sue labbra e le farfalle nel mio stomaco fanno il loro ingresso.
"Si? Sarà dentro. Entriamo."
Si accomoda in cucina, poggiando la busta sul tavolo. Silvestro fa capolineo appena sente il mio odore, lo fa sempre.
"Ciao palla di pelo." Mason accarezza dolcemente la testa di Silvestro.

"È una bella casa, complimenti." afferma, prende la busta ed estrae il contenuto.
Io ancora non credo di avere questo Dio della bellezza in casa, Penso.
"Cosa c'è lì?" indico la busta.
Le sue fossette escono dalla tana.
"Messicano."
"Mi hai preso il messicano? Oddio, grazie!" mi avvicino a lui e l'aiuto a sistemare. "Sei stato gentile."
"So esserlo a volte, sai?" ridacchia. Mi prendo un secondo per guardare le sue braccia tatuate, tranne la spalla sinistra. Ha un cuore con sopra un cerotto, sull'avambraccio destro.
"Ti piace quel che vedi?" singhiazza.
Divento paonazza. "No, cioè sì, sì.." abbasso lo sguardo.
"Dai mangiamo." dice Mason. Prendo le forchette ed i coltello.
Il cibo è buonissimo, molto più buono in sua presenza.
"Sai che sei graziosa quando mangi?"
La sua voce profonda ha davvero una nota profonda di convinzione.
"Anche tu, tu sei grazioso sempre."
L'ho detto davvero?
"Si?" le sue guance sono rosa, è imbarazzato. Quanto mi piace interagire con lui, in fondo aveva ragione Jennifer; perché negare l'esistenza dell'uomo?
Annuisco e continuo a mangiare. Mason finisce tutto ed aspetta che anche io concluda il mio pranzo. Di tanto in tanto ci scambiamo sguardi, il silenzio mi piace, credo che entrambe le cose possano significare molto di più di una conversazione.
"Ti posso portare in un posto?"
"Dove?"
"Nel mio posto preferito."
Ingoio l'acqua, "Dove?"
"È tutta una sorpresa, piccola."
Mi sembra di esser in Paradiso.
"Vado a prendere la borsa."

Mason mi aspetta fuori, con una mano all'altezza della bocca. Squadra i miei shorts, salendo per la camicetta. Sospira, "Sarà davvero difficile prestare attenzione alla strada con te dietro."
Ridacchio e mi avvicino alla sua moto. Circondo la sua vita con le braccia e mi stringo a lui, portando una bolla di felicità pronta a scoppiare.
Il tragitto è molto breve, Mason supera tutto il paese e svolta a destra. Un infinità di campi sfrecciano alla velocità della moto. Lui si ferma davanti a quello dei tulipani, quello più bello.
"È bellissimo." sussurro.
Mi avvicino al campo e guardo ammirata quello che mi circonda. Mason mi abbraccia da dietro, portando le braccia sulla mia pancia. Che sensazione divina. Deposita poi, dei piccoli baci sul collo, mugolando quanto sia bello tutto questo.
Non penso esista niente di meglio, Mason che mi abbraccia, i tulipani che ci guardano. Tutto è così magico, ma ancora per poco...
"Come fai a conoscere questo posto?", chiedo.
"Ci venivo da bambino con mio nonno e mia nonna, adoravano stare qui, guardare i tulipani e sorridere."
Inclino la testa per studiare il suo profilo, perfetto come sempre. Chissà com'era il Mason piccolo.
"Vieni." dice.
Prende la mia mano ed attraversa la strada spianata del campo. Queste sensazioni così nuove per me, sono le migliori. Raggiungiamo una casetta, posta accanto ad un albero.
"L'ha costruita mio nonno." sorride teneramente al suo ricordo. È in ordine, con un divanetto molto piccolo, un lampadario ed un tavolo con due sedie. È davvero carina.
Ci sediamo sul divano, molto più vicino di quanto mi aspettassi.
"Sai ricordo che mio nonno voleva creare la casa sopra l'albero, così la nonna sarebbe stata contenta del suo vecchio. In realtà un nido di uccelli ha rivendicato la sua proprietà attaccando mio nonno. Tornò con miliardi di lividi e così decise di fare la casa qui sotto."
Ridiamo insieme al racconto di Mason, ha un'aria così felice. Gli stampo un bacio sulla guancia, risultando un po' goffa. Adesso penserà che io sia pazza.
"Charlotte..." sussurra.
Adesso, però, il suo viso è ad un centimetro dal mio, la sua mano è nella mia coscia.
"Mason..."
L'unico rumore che si sente sono solo i nostri respiri un po' affannati.
"No." dice tutto d'un fiato. Cosa no? Penso fra me e me.
"Non posso, non sono quello che credi. Devo starti lontano, cazzo. Sono uno stronzo, tu non hai bisogno di me."
Scuote la testa, io gli sfioro il braccio. Poi i suoi occhi incontrano i miei, e lì mi crolla addosso il mondo.
"Dico sul serio Charlotte, non posso."
Parte alla rincorsa verso la moto ed io lo seguo, non mi chiede di salire. Mette in moto senza dire niente, lasciandomi lì sola con milioni di emozioni e domande. Insomma era tutto così perfetto. Lui era perfetto, cos' è successo? Mi passo una mano sui capelli per la frustrazione ed inizio ad incamminarmi verso casa. Insomma questo ragazzo arriva e stravolge la mia vita per poi andarsene. Non mi ha dato spiegazioni, niente di niente. Stringo la borsa a me ed accellero il passo quando sento le lacrime bruciare gli occhi. Mi servirebbe tanto Jennifer qui, ma non posso disturbare la sua settimana in luna di miele. È tutto così strano.

Un dolce imprevistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora