Non scappare dai miei sguardi

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Il problema della mattina è che non vuoi mai staccare il viso dal cuscino, muovere una gamba o semplicemente aprire gli occhi. Forse perché nel mondo dei sogni tutto è più bello. Mi siedo sul letto, massaggiandomi la testa con le mani. I ricordi di ieri sera prendono il sopravvento e mi accascio sul letto, sbuffo e chiudo gli occhi. Magari così tutto se ne va, persino il mal di testa. Ma Mason che ridacchia, Lucy, Demon e la confraternita sono ancora lì e mi guardano, in attesa di una mia risposta. Riapro immediatamente gli occhi, evidentemente ho dormito ancora e tutti i ricordi si sono trasformati in incubo. Mi alzo di controvoglia e raggiungo il mio armadio. Oggi ho il mio primo giorno di lavoro e starò ben attenta a non sbagliare, almeno questa volta. Prendo i leggins ed una felpa larga perché l'autunno si fa sentire. Silvestro è steso sul tappeto della mia stanza che dorme come un angioletto. Per non svegliarlo cammino piano e vado in bagno. Apro la porta di scatto quando la figura di Mason compare sulla mia visuale.
"Oddio, scusa!" gracchio. Chiudo la porta e torno a respirare normalmente. La porta si riapre, lui sorride. "Tranquilla, tutto tuo." passa accanto a me, la scossa è percepibile anche se lui non mi ha sfiorato. Volo in bagno e chiudo la porta a chiave, questo incontro di prima mattina non ci voleva proprio. Ci voleva, questi sono Risvegli con la R maiuscola, penso. Beh, calcolando che lui aveva solo un asciugamano in vita; non è stato male. "Ricomponiti Charlotte." dico di fronte allo specchio. Caccio il pigiama ed entro nella doccia. Bagno i capelli e prendo il mio shampoo ma non ne esce niente. Agito la bottiglietta e la spremo ma non ne esce ancora niente. "Cazzo!"
Guardo le varie boccette che stanno sulla mensola e scelgo di lavare i capelli con uno shampoo ai mirtilli, l'unico che c'è. La giornata inizia davvero bene.
Dopo aver lavato i capelli insapono il corpo e risciacquo, mentre mi godo il tepore dell'acqua calda che manda via i pensieri.
Mi avvolgo in una tovaglia e spazzolo i capelli. Mi concentro su un nodo particolare quando la porta si apre. Mason è in piedi sulla soglia, le mani conserte e l'espressione cupa.
"Charlotte, mi..mi dispiace così tanto..."
Forse solo ora se ne è ricordato. Lo guardo e nego. "Non ti preoccupare, se ti serve il bagno puoi entrare. Me ne sto andando."
Avanzo verso la porta, quando sono fuori lui mi afferra per un gomito.
"Te ne vai, per sempre?" le sue parole riecheggiano nel corridoio.
"Per ora vado solo a lavorare, ma me ne andrò di qui. Spero molto presto."
Mason annuisce, guardando per terra. Ha un'aria affranta, quasi mi dispiace se non fosse che ieri sera mi ha spezzata in mille pezzi. Molla la presa dal mio gomito e si chiude in bagno, io vado in camera mia e continuo a sistemarmi.

Raccolgo i capelli, ancora un po' umidi, in una crocchia disordinata. Prendo la borsa e scappo di casa. Mason è ancora in bagno perché sento l'acqua scorrere e darei milioni di soldi per sapere cosa pensa quando è sotto la doccia.
Quando metto il piede fuori di casa, uno strano senso di angoscia si impossessa di me. Ieri sera ho pianto tutta la notte e adesso ho addirittura finito le lacrime, ma l'angoscia è presente e viva nel mio cuore. Cosa succederà adesso? Forse non voglio saperlo, forse voglio solo andare avanti. Potrei incontrare qualche uomo in giro, al bar. Una cosa è certa, Mason mi ha cambiata, mi ha fatto sentire viva e non potrò mai ignorare il mio cambio radicale.
Attraverso la strada e fisso ancora il vuoto, è quello che ho io nel petto. Il vuoto.
Quando svolto a destra mi ritrovo davanti il bar, è aperto ma non c'è molta gente.
"Charlotte! Come stai? Bentornata." grida Maxì. Lui è il vice proprietario del bar, il fratello del capo. Si avvicina e mi abbraccia, sembra un bravissimo ragazzo.
"Sto bene, grazie. Tu?" dico in imbarazzo. Infilo le mani nelle tasche della felpa e lo seguo. Cammina veloce e sembra euforico.
"Sto molto bene! Ti do la tua divisa, tranquilla è un semplice grembiule nero. Come ben tu sai questo non è solo un bar, abbiamo a disposizione uno staff di cuochi che crea piatti fantastici. La gente molto spesso si ferma a mangiare da noi, soprattutto i pompieri."
Sgrano gli occhi e lo guardo, in attesa che continui a parlare.
"Sì i pompieri sono i benvenuti perché il mio fratellino, Jason, una volta era uno di loro."
Il mondo smette di girare. Ma è possibile che ovunque vada, Mason Walker deve essere sempre di mezzo? Annuisco e Maxì mi guarda con aria interrogativa.
"Tesoro, non pensare troppo. I pompieri sono gnocchi e vengono quasi tutti i giorni qui. Che problema c'è?" mi sorride e mi accarezza dolcemente un braccio. Il suo studio è grande e molto moderno.
"Quindi a te...diciamo che ti interessano, gli uomini?" domando mentre prendo posto di fronte a lui.
"Sì, sono gay fino al midollo." sghignazza. Mi fa firmare delle carte e poi torniamo al bar, qualcuno è già arrivato. Una donna sorseggia un caffè sul tavolo vicino la finestra e qualcuno lo sorseggia seduto al bancone. Caccio la felpa, rimanendo in t-shirt e metto il grembiule. Prendo il mio blocchetto e la penna ed aspetto che qualcuno ordini qualcosa. Forse adesso ho capito perché il bar si chiama 'Fire', Jason doveva essere un pompiere davvero bravo. Mi giro verso la macchinetta del caffè e me ne preparo uno, non amo molto il caffè, ma ne ho bisogno. Il campanellino suona, segno che qualcuno sta entrando. Suona più volte, segno che stanno entrando più persone. Mi volto e per poco la tazza contenente il liquido caldo non cade per terra, una decina di pompieri sono seduti e sparsi per il locale. E fra questi individuo Demon con la sua chioma ribelle, passo lo sguardo su ognuno di essi, esaminandoli; fin quando il mio sguardo incrocia quello di Mason, il mondo si ferma e deglutisco l'enorme nodo che ho in gola. Mi saluta con un cenno del capo ed io lo imito. Si alza e viene verso di me, con la sua solita spavalderia.

Un dolce imprevistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora