Fantasmi del passato

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Il viso di Lucy, pallido e asciutto, diventa rosso in un attimo. Il suo sguardo trasuda fiamme, un incendio. Sì, mi vuole uccidere.
"Chi ti credi di essere? Solo perché Mason ti dedica un briciolo di attenzione, tu adesso vieni a dirmi cosa fare? Si stancherà molto presto di te, o tu di lui...dipende da come prenderai la notizia!" mi fa l'occhiolino, improvvisamente più tranquilla.
Giro lo sguardo su Mason, che ha ancora la mascella contratta e una strana espressione sul viso. Mi da sui nervi che tutti sanno cosa sia successo, tutti tranne me. Sbuffo e mi alzo dal divano come un lampo, non ne posso più di questi segreti. Prendo la mia borsa all'entrata, salgo velocemente le scale e guardo il corridoio. La stanza numero dieci è socchiusa, così entro piano e con cautela. Non c'è nessuno. Spalanco la finestra e mi godo l'aria decisamente fredda, ma rigenerante. Una mano mi sfiora il braccio, sobbalzo per la paura.
"Oh dio...sei tu, Sharon." sorrido, lei sghignazza.
"Cosa ci fai qui sola? Mason?" sbuffo.
"Non so dov'è e non mi importa." sono davvero stufa di questa storia, di tutto.
"Ho sentito Lucy...si dice in giro che stia mettendo zizzania fra voi, mi dispiace." dice lei con fare premuroso, mentre si affaccia anche lei alla finestra. Il vento le scompiglia i capelli, mostrando cinque piercing all'orecchio.
"Cosa devo sapere su Mason?" sussurro. Lei mi guarda.
"Conosco Mason da sempre, so quello che ha combinato. È un ragazzo stronzo e tutto, ha una personalità difficile da gestire.."
Mi sono sempre piaciute le cose difficili, alle elementari andavo dietro ad un bimbo di colore. Ero innamorata persa di lui, cosa che quest'ultimo non ha mai ricambiato. Era sempre stato un bambino chiuso, non parlava mai, ma quando mi guardava con quegli occhi neri come la pece, capivo che aveva un cuore d'oro. Sorrido al dolce pensiero ed annuisco, sicuramente Mason saprà dirmi la verità, e supereremò anche questa.
"Beh tesoro, non facciamo scendere il tuo morale. Vuoi una birra? Anzi sai una cosa, adesso scendiamo sotto e ce ne scoliamo una." mi da una scherzosa pacca sul sedere e mi trascina sotto, al piano bar. Due birre ci vengono servite immediatamente. Ha un gusto delizioso, non ne ho mai bevuta una.
Subito la prima finisce, me ne compare un'altra davanti agli occhi. Anche la seconda finisce e ne compare una terza, che mi offusca la vista e mi delizia con le bollicine. Sembra di essere in cielo.
"Andiamo a ballare?" grido a Sharon, lei annuisce e ci spostiamo sulla folla danzante. La musica è meno forte di prima, ma la melodia è sempre molto movimentata. Agitiamo braccia e gambe, come due pazze scatenate. Quando la musica cambia, tutti esplodono in un boato ed iniziano a saltare, ridiamo come delle matte. Proprio quando sono sul punto più divertente, due forti braccia mi afferrano la vita, ma l'alcool che ho in corpo mi fa oscillare e quasi cado, quando ritorno sul pavimento. Mi giro dietro, per guardare chi è effettivamente.
Mason ha in volto un sorriso smagliante, con tanto di fossette. Gli occhi maliziosi, non hanno più quella spunta di rabbia.
"Ehiiiiii Mason!" gli getto le braccia al collo.
"Sei ubriaca, dolce lady." ridacchia.
Sorrido e cerco di tornare in pista, ma una mano mi blocca il polso.
"Non se ne parla, noi andiamo a casa." mi guarda preoccupato. Scuoto la testa, non può dirmi cosa devo o non devo fare.
"No. Io rimango qui."
Mi osserva e ridacchia, poi ritorna serio.
"Sul serio Charlotte, un tipo laggiù ti sta mangiando con gli occhi ed io non starò qui con le mani in mano. Adesso noi portiamo il culo fuori di qui, domani devi lavorare e sei ubriaca...hai bisogno di riposo." mi guarda intensamente, la mano ancora avvolta sul mio braccio. Annuisco impercettibilmente, perché non voglio creare problemi e sento una leggera nausea impossessarsi di me.
"Peroooò, sei un guasta feste." faccio un piccolo broncio, con la speranza di poter rimanere ancora un poco. Lui scuote la testa e sorride, un sorriso caldo e giocoso.
"Rimani da me, stasera?"
La prospettiva sembra allettante, però non voglio far preoccupare Jennifer.
"No, torno a casa. È buffo, mi piacerebbe così tanto poter restare...accarezzare tutti i tuoi tatuaggi e..." lui mi blocca, infilandomi il cappotto. Lo aiuto con aria svogliata.
"Sttt, risparmia le energie per dopo piccola." sfiora dolcemente la mia guancia e raggiungiamo l'uscita. La serata non è andata male. Presa su di giri, chiedo a Mason: "Cosa hai fatto? Di cosa parlano tutti?" mi mette il casco e, da qui vicino, posso vedere la vena sul suo collo pulsare a dismisura.
"Niente di importante, stai tranquilla." adesso il suo tono è brusco.
"Dimmelo." dico, astuta come sempre.
"Non te lo dirò, Charlotte." sbuffa.
"Perché no?" ormai devo sembrare una disperata. Caccio il casco e lo sistemo sulla moto.
"Perché non ne vale la pena ed è acqua passata." taglia corto.
"Non mi muovo di qui finché tu non mi parli, non mi dici cosa cazzo è successo di così grave." il mio tono è ancora un po' brillo, ma di certo la situazione mi ha praticamente reso sobria.
"Non fare la bambina." è incazzato, incazzato nero. Mi siedo sul bordo del marciapiede, il volto fra le mani e lo guardo, in attesa di una risposta.
"Stai facendo sul serio, Charlotte?" muove le mani con gesti teatrali.
"È ovvio, coraggio parla, o staremo qui tutta la notte e la mattina." fisso i miei occhi nei suoi, un incrocio fa rabbia e tensione.
"Non puoi dire sul serio..." emette un lungo sospiro, forse si è rassegnato.
"Dai Mason Walker, apri l'armadio dei tuoi fantasmi." dico. Mason si siede sul muretto, di fianco a me. Lo sguardo dritto nell'oscurità.
"Ti prego dopo che sentirai, non scappare via da me...sono cambiato." sussurra, annuisco un po' preoccupara e lui riprende. "Avevo diciassette anni, ero un adolescente molto ansioso e con problemi in famiglia. Mio padre era un alcolista e mia madre se la spassava con il vicino di casa, nessuno si prendeva cura di me. Fin quando non incontro George, mi presentò la confraterinita. Una in particolare attirò la mia attenzione, dopo esserci messi insieme, volevo e dovevo spassarmela per una sera e lasciare i miei problemi alle spalle. Ero ubriaco fradicio, puzzavo da far schifo; whisky, birra, e cocktail vari. La sera procedeva bene, io e Jessica salimmo in camera per mezzanotte, circa l'una." fa una pausa e poi riprende. "Io ero ubriaco ma lei no. Iniziò la nostra dose di sano e semplice divertimento, che si trasformò in qualcosa di crudele. La mia mente era piena - troppo piena - di quelle merde, l'alcool era ovunque in me. Ho iniziato con un graffio sulla sua spalla, poi uno sulla schiena. Stavo bene, i miei problemi non c'erano più. Era un modo per sfogarsi, un modo per stare bene. Demon aveva sentito le urla strazianti di Jessica, ma non ci aveva fatto caso." una ventata di aria fredda si scaglia contro di noi, quando Mason si volta per sfiorarmi, noto che ha gli occhi lucidi.
"Credeva che stavamo facendo sesso, che ci stavamo divertendo. Poi iniziai a violentarla davvero. La girai e la violentai da dietro, ero spietato, le strattonavo i capelli, godevo per le piccole gocce di sangue che uscivano dalle sue ferite. Era il ritratto della merda su cui ero finito, dopo essermi sentito finalmente meglio, abbandonai il suo corpo lì. Era svenuta, piena di lividi e graffi."
Lo stomaco si stringe e Mason mi guarda preoccupato.
"Mi hanno rinchiuso in cella per due mesi, poi i genitori di lei hanno ritirato le accuse. Lei era tanto buona da dire che era innamorata di me, e che sapeva quel che faceva. Ho frequentato centri per gli alcolizzati, ma io non ero un ubriacone...io avevo solo bisogno di un po' d'amore. Ero incazzato con il mondo. Quando uscì di prigione, diedi un abbraccio a Jessica e mi scusai un infinità di volte. Anche io ero innamorato di lei. Ma dopo quell'episodio, le nostre strade si separarono." pausa fiato. "Ecco il grande segreto, Charlotte. Sono una persona di merda ed io..." scoppia in lacrime, proprio davanti a me. Quest'uomo duro e apparentemente stabile, ha molti mostri dentro... così forte ma così fragile.

Un dolce imprevistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora