CAPITOLO 6

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VEGA

La porta si aprì ed entrò Madame, con uno sguardo seccato. Osservò la folla cercando qualcuno e quando puntò lo sguardo su di me, sentii i peli della nuca rizzarsi. Stava cercando me. Mi venne incontro e, quando mi fu vicina, mi prese dal braccio e mi strattonò fuori.

"Se fosse per me ti avrei già venduta al primo disposto a pagare" sputò acida. Mi morsi la lingua e la ignorai. Mi condusse nel retro del palazzo e attraversammo dei corridoi, mentre, stringendomi forte il braccio, mi trascinava. Aprì una porta e mi ci buttò dentro. Caddi, presa alla sprovvista, e cercai di capire dove mi trovassi ma era tutto buio e silenzioso. Si sentiva solo il mio cuore battere all'impazzata e il mio respiro. Rimasi immobile, con le ginocchia per terra e le mani sul pavimento, e aspettai che accadesse qualsiasi cosa, ma sembrava fossi sola.

"Fumi?".

Una voce profonda mi fece sobbalzare e cercai di alzarmi e correre alla porta, ma inciampai e caddi di nuovo, mentre i passi dell'uomo alle mie spalle si fecero più vicini. Stavo sudando e tremando per il terrore e indietreggiai con il sedere per terra per allontanarmi da lui, fino a quando le mie spalle toccarono il muro. Non trattenni un sussulto e mi coprii la bocca con le mani.

Pensa, Vega. Eravamo al buio. Se mi fossi mossa in silenzio non mi avrebbe trovata. Cercai di calmare il respiro e di cogliere il minimo rumore, ma non sentii assolutamente niente. Trattenni un singhiozzo e mi alzai molto lentamente. Allungai la mano sul muro accanto a me e la gamba, ma non c'era niente. Avrei seguito il muro e mi sarei mossa con cautela per non urtare tutto quello che avrei trovato. Avanzai lentamente, in silenzio e continuai a non sentire nulla. Passarono minuti e la situazione non cambiò, perciò presi in considerazione l'idea che nella stanza non ci fosse nessuno e che la mia mente si fosse immaginata tutto. Proprio quando rilassai le spalle, avvertii dell'aria spostarsi accanto a me e una mano mi strinse la maglietta, tirandomi. Urlai, sorpresa e terrorizzata, e cominciai ad agitarmi, muovendo le braccia e le gambe per colpire l'uomo di fronte a me.

Lo sentii grugnire mentre cercava di tenermi ferma e bloccarmi le braccia. Cercai di tirargli un calcio, ma mi afferrò la gamba e la tirò. Caddi a terra e mi liberai della sua presa sul polpaccio, poi cominciai a strisciare lontana da lui, con le lacrime agli occhi e il sudore che mi imperlava la fronte. Mi spostai sui gomiti e li sentii graffiarsi, ma non me ne curai e continuai a strisciare.

Sapevo che mi avrebbe presa, ma non volevo arrendermi. Era buio, non vedevo nulla e non sapevo come muovermi, perciò cercai di allontanarmi il più possibile, con l'affanno e la paura che mi schiacciavano il petto.

Non andai molto lontana però, perché sentii le sue grandi mani serrarsi intorno alle mie caviglie e trascinarmi di nuovo verso di lui. Urlai ancora e piantai le unghie nel pavimento, cercando di aggrapparmi a qualsiasi cosa, ma non feci altro che spezzarmele. Ero così terrorizzata che non badai neanche al dolore, l'uomo mi girò e inchiodò le mie spalle sul pavimento, mentre si posizionava sopra di me e mi bloccava braccia e gambe con il suo corpo alto e muscoloso.

Cercai di liberarmi, dimenandomi ancora, e lo sentii ringhiare. Il respiro si bloccò in gola e il cuore minacciava di uscire dal mio petto.

"Stai ferma Vega". Il mio corpo si riempì di brividi e sentii il calore bruciarmi le guance e il ventre quando mi prese i polsi e me li bloccò sul seno. Che cavolo di problemi avevo? Mossi le spalle e alzai la testa, serrando gli occhi e cercando di alzarmi, ma lui continuava a tenermi ferma e rinunciai. Stavo sprecando tempo e forze. Lui si sarebbe comunque preso quello che voleva da me e io avrei perso la prima prova e non potevo permettere che accadesse. Sbattei la testa sul pavimento e sentii gli occhi inumidirsi. In quei giorni non mi sentivo altro che un uccellino in gabbia, sempre rinchiusa, impotente e debole.

LE SETTE DAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora