CAPITOLO 5

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DANIEL

Poggiato alla mia macchina, fumavo una sigaretta mentre aspettavo che qualcuno venisse ad aprirmi il cancello. Sospirai nervoso, odiavo le attese. 

Dopo qualche minuto, vidi il Direttore in persona scortato da un uomo alto e robusto che trascinava una ragazza, seguiti da un'altra che a malapena riusciva a camminare. 

Entrambe erano coperte di sangue e terra. Digrignai i denti e chiusi le mani in due pugni, ignorando il bruciore che mi causò la sigaretta e immaginando che tra loro potesse esserci anche Vega. 

Quando finalmente mi notò, sussurrò qualcosa al suo uomo e venne verso di me, mascherando la sorpresa e accogliendomi con le braccia aperte, mentre le ragazze entrarono in una porta.

"Amico mio! A cosa devo l'onore?". Finsi un sorriso e ricambiai la stretta di mano, cercando di rilassare i muscoli.

"Sono qui per affari, se non è un problema vorrei parlarne adesso" mi sistemai la giacca e misi le mani nelle tasche dei pantaloni, mostrandomi gentile e disponibile. 

In realtà non aveva scelta. 

Un lampo di incertezza attraversò i suoi occhi e cercò di liquidarmi senza offendermi.

"Sono impegnato con la questione delle Sette Dame ...". 

Girai di poco la testa di lato e serrai gli occhi come avvertimento. Non mi piaceva perdere tempo e avevo finito con i convenevoli.

"Però per te posso liberarmi. Da questa parte, vieni". 

Sorrisi soddisfatto e lo seguii verso la porta da cui erano entrate prima le ragazze. Ci trovavamo nel retro di un grande palazzo grigio, un po' sperduto e circondato da una grande foresta. Appena entrai, una nuvola di fumo mi investii e chiusi leggermente gli occhi per abituarmi alle luci al neon viola e rosse. 

Uomini completamente ubriachi di tutte le età erano seduti intorno a dei tavoli a bere e a giocare a poker, con dei sigari in bocca su dei divanetti in pelle nera a guardare delle donne che si esibivano nude intorno ad un palo. 

Altri ancora avevano il pantalone abbassato fino alle ginocchia e scopavano davanti a tutti delle ragazze che, in silenzio e con sguardo perso, li lasciavano fare. 

"Che diavolo è questo posto?" chiesi facendo vagare lo sguardo sulla stanza mentre ci passavamo in mezzo. Il Direttore si girò leggermente e notai il suo sorrisetto da sopra la spalla. 

"Il paradiso, Daniel" mi rispose. Sorrisi anche io e diedi una pacca sul culo ad una ragazza con un baby doll e dei tacchi alti che mi passò accanto e mi sorrise. Si girò e mi lanciò un bacio, tornando poi al suo lavoro. 

Camminammo lungo un corridoio e ci fermammo davanti ad una porta. Il Direttore entrò e mi fece accomodare, mentre lui si sedeva dietro una grande scrivania di vetro. Mi offrì da bere e accettai, aspettando che prendesse la parola. L'attesa lo avrebbe lasciato sulle spine. Ma era un uomo furbo e nascondeva l'ansia dietro un finto sorriso. 

"Allora Daniel. Dimmi pure. In cosa posso esserti utile?" mi chiese unendo le mani. 

Sospirai e mi sporsi per appoggiare il bicchiere sul tavolo. Lui mi osservò e il suo sorriso si incrinò quando parlai. 

"So cosa fai con le Dame, Richard." Impallidì quando pronunciai il suo nome vero, che nessuno sapeva e doveva sapere. 

"Ma tranquillo, non mi interessa. Lo so ormai da anni e ho mantenuto il segreto così bene" continuai mentre lo stupore sul suo viso lasciava spazio alla rabbia. Non gli piaceva essere ricattato evidentemente. Beh, me ne sarei fatto una ragione. Avevo commesso cose peggiori. Lo vidi aprire bocca ma non lo lasciai parlare. 

"E so che tu sai di me, quindi non sprecare tempo" mossi la mano per liquidare il suo prevedibile tentativo di ricattarmi a mia volta e continuai: "Sono curioso, se fossi stato una donna sarei sicuramente una Dama, giusto? Estorsione, truffa, omicidio, atti osceni in luogo pubblico, tortura, possesso di armi non autorizzato ... sono abbastanza gravi i miei peccati?" sorrisi e appoggiai il gomito sul bracciolo, mettendomi più comodo. 

"Qual è il punto Daniel? Cosa vuoi?" serrò i pugni e osservai il suo enorme anello con una pietra rossa.

"Ah dai, non c'è bisogno di scaldarsi e nemmeno di essere così frettolosi. Sono solo un vecchio amico che ti chiede un favore" gesticolai e accavallai le gambe. Richard rise, contrariato.

"Mi sembra più un ricatto questo" si rilassò leggermente, riempiendo di nuovo il suo bicchiere e alzò la bottiglia nella mia direzione. Rifiutai e scrollai le spalle, annoiato.

"Diciamo che non mi piace perdere tempo". Lo sentii sospirare e appoggiò la schiena alla sua poltrona nera, osservandomi negli occhi con espressione seria e giungendo le mani sotto il suo mento.

"Dimmi pure allora" mi ripeté. Sorrisi e rimasi in silenzio per qualche secondo.

"Voglio una Dama".

Serrò gli occhi e rimase immobile per qualche secondo, poi scoppiò in una fragorosa risata e bevve un altro sorso del suo drink.

"Daniel, Cristo santo! Non c'era bisogno di tutto questo! Quante volte ti ho chiesto se volessi una Dama?" continuò a ridere e lo lasciai parlare da solo per un po', mentre lui si riprendeva e tranquillizzava.

Mi schiarii la gola e gli dissi: "Non voglio una Dama qualsiasi, Richard. Sono qui per questo". Si ricompose e si sistemò meglio sulla sedia, con uno sguardo interrogativo.

"Le selezioni sono in corso, proprio adesso le ragazze stanno affrontando la prima prova. Appena avrò le Sette, ti chiamerò e ne sceglierai una".

"No. Voglio Vega Gonzales, Richard" lo fissai negli occhi, serio e intimidatorio, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Anche lui si fece serio e sospettoso.

"Come mai proprio lei?" chiese.

"Questo per te non è rilevante. Allora?"

"Non lo so Daniel. Dipende da lei, se supera le prove. Deve ancora fare la prima. Io non posso farci niente" si mosse incerto sulla sedia e sfuggì al mio sguardo.

"La puoi aiutare. La puoi tirare fuori da tutto questo e consegnarmela" gli risposi mentre il nervosismo prendeva possesso del mio corpo.

"Non posso. Il suo nome ormai è nella lista e tutti i membri si farebbero domande se non la vedessero. E quello sarebbe sequestro di persona". Ringhiai e mi alzai.

"Dopo tutto quello che fai a quelle ragazze, ti interessa del sequestro di persona? Non prendermi per il culo, Richard".

"Andiamo, ce ne sono di migliori. È una puttanella ed è indisciplinata, non ti piacerà". 

Lo disse con una tale leggerezza che mi fece arrivare il sangue al cervello per la rabbia. Superai la scrivania con un ringhio e lo afferrai per il colletto, sollevandolo e mettendolo alla mia altezza. Mi guardò spaventato e preso alla sprovvista. 

"Non permetterti mai più di parlare di lei in quel modo o scoprirai quanto io posso essere indisciplinato."

"Va bene, va bene, mi dispiace. Facciamo così, se dovesse vincere è tua, se dovesse perdere, me la paghi. È una bella donna, Daniel. Nei club mi avrebbe fatto fare parecchi soldi. Stavo pensando comunque di venderla, quindi per me va bene." 

Gli lasciai il colletto e feci un passo indietro, mentre lui si sistemava la camicia e si lisciava la giacca. "Ti va bene?" mi chiese. Annuii e tornai al mio posto.

"È sempre un piacere fare affari con te" ghignai divertito.

"Sì certo, anche per me. Ora se non ti dispiace devo tornare dalle ragazze."

"Un'ultima cosa Richard.Voglio vederla. Ora."


NOTA DELL'AUTRICE

Ho pubblicato con un giorno d'anticipo, vi prometto che posterò un altro capitolo fra qualche giorno perché questo è un po' corto. Attenzione perché tante ma tante cose succederanno, quindi tenetevi pronte. 

Al prossimo sclero, Anita.

LE SETTE DAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora