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Le cose si ottengono
Quando non si desiderano più
C. Pavese

IL "PIGIAMA PARTY"

«Più veloce Iris! Forza! Non siamo qui per fare una passeggiata!»è mattina e sono insieme a Chloe a fare un po' di allenamento.
La testa già mi scoppia e sentire lei urlare mi fa sentire ancora peggio.
Sento la milza che quasi mi scoppia dal dolore e il torace che quasi prende fuoco.
Respiro ad affanni e sento le gambe molle e cedevoli.
«Possibile che alle 6 di mattina io debba fare ste' cose?»chiedo dandomi mentalmente della stupida per aver accettato lo stupido invito della mia amica ad uno stupido allenamento.
«Non parlare e pensa a correre. Vai troppo piano Iris! Forza!»Chloe mi sbeffeggia mentre corre davanti a me senza alcun segno di stanchezza.
Si è messa dei pantaloncini e una maglia dello stesso identico colore:rosa.
Non so come faccia a sopportare il freddo di Dicembre e io non ci voglio nemmeno provare.
Mi sono messa una tuta grigia felpata all'interno e una maglia a maniche lunghe più la felpa.
«Non possiamo andare un po' più piano? Di poco»chiedo pregando tutti gli dei esistenti per far si che si avveri.
Chloe sbuffa.
«No sennò l'allenamento non funziona».
Spero che questa tortura finirà in fretta.
Dopo una mezz'ora a correre ci sediamo su una panchina.
Questo è avvenuto grazie ad una grazia divina perché penso che se avrei corso ancora un po' sarei davvero finita all'ospedale.
I talloni e i polpacci mi fanno un male cane e la testa mi scoppia.
Così come la milza,le gambe,le braccia e tutto il mio corpo.
Bevo tutta la bottiglia d'acqua che mi ero portata dietro e mi sdraio sulla panchina.
Cerco di riprendere fiato mentre Chloe mi guarda con uno sguardo in mezzo tra l'infastidito e il divertito.
Lei è ancora tutta integra,ma non so come faccia.
Forse lo fa da molto tempo.
«Possiamo prendere un caffè?»quasi la supplico.
Lei incrocia le braccia al petto.
«Ovviamente no,la caffeina fa male,soprattutto se presa molto presto»spiega lei come ormai l'avesse imparato a memoria.
Io piagnucolo.
«Io a quest'ora ne avevo già bevuto sei di caffè»sbuffo e non scherzo.
A volte per rimanere in piedi mi servono minimo 10 caffè.
E non parlo delle solite tazzine piccole che ti danno al bar.
Io parlo dei veri e propri bibitoni.
«Ecco perché sei così esaurita»dice lei a bassa voce per non farsi sentire da me mentre guarda da un altra parte.
«Come scusa?»chiedo fingendo di non aver sentito.
«Mh?»chiede lei facendo finta di nulla.
Io scrollò la testa e sorrido.
Lei non riesce a trattenersi e il viso le so illumina.
Ha un sorriso bellissimo e pieno di vita.
«Ora possiamo tornare a casa a fare la doccia?»,spero proprio di sì anche perché sono sudata come un maiale.
«Si,quando hai fatto scendi».
Non so cosa abbia in mente,ma non faccio altre domande.
Ci separiamo e in una decina di minuti sono già dentro la mia doccia.
Mi sento molto più fresca e pulita e mentre mi guardo allo specchio penso che alla fine non sia poi così male la mia nuova vita a San Francisco.
Metto a posto il phon e mi vesto.
Opto per una pantagonna nera che mi arriva a metà coscia e una maglia bianca attillata.
Metto le Air Force One bianche ed esco.
Ovviamente porto con me la giacca di jeans.
La infilo subito e quando esco dalla porta principale trovo Chloe ad aspettarmi lì.
«Non fare domande ok?».
Una richiesta un po' strana però...accettabile.
Arriva un taxi e solo quando ci sediamo sui posti posteriori noto come Chloe si è vestita in modo elegante.
Un tubino rosso lungo che le arriva fino alle ginocchia che le risalta benissimo il fisico e le gambe.
Mi sento un po' in soggezione ma riesco a sorvolare.
Lei mi parla con nonchalance.
Forse mi sto solamente facendo paranoie.
Si sicuramente è questo.
Il viaggio dura una trentina di minuti e quando la macchina si ferma vedo che siamo arrivati sulla spiaggia.
Il sole sta tramontando e il mare lo riflette.
La vista è magnifica e mi soffermo ad osservarla.
Chloe scende e mi affianca.
«Bello vero?»mi chiede lei con ogni sognanti.
Io annuisco in totale silenzio.
È spettacolare.
«Vieni,ci aspetta un pigiama party da favola»annuncia lei emozionata.
Batte le mani e mi prende sottobraccio.
Ci incamminiamo e poco più in là intravedo una super villa bianca.
È magnifica.
Lei apre la porta.
«Di chi è questa casa?»chiedo esitante prima di entrare.
Lei ridacchia piano.
«Tranquilla è dei genitori di Ryan»mi risponde tranquillamente mette avanza come se fosse a casa sua.
«Possiamo stare qui Chloe? E poi non ho avvertito mio padre»chiedo sempre più preoccupata.
«Si abbiamo il permesso e ho già avvisato tuo padre».
C'è qualcosa di sospetto.
Sicuramente c'è qualcosa sotto tutto ciò.

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