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Ama tutti,credi a pochi
E non far del male a nessuno.

L'APPUNTAMENTO

«Meglio questo!».
«No,ma che dici? Meglio questo!».
«Ma di cosa parli,quel vestito non è paragonabile a questo!».
Sono le sette di sera e Grace e Chloe stanno litigando da quando sono venute per aiutarmi a prepararmi per l'appuntamento con Ryan.
Il problema è che sono totalmente opposte,e questa sera il mio livello di pazienza è già scesi sotto zero.
«Basta!»il mio urlo squarcia in due il baccano che stavano creando.
Entrambe ora mi guardano con occhi sgranati.
Mi passo una mano sulla faccia.
«Ryan ha detto che devo vestirmi elegante,quindi Chloe non posso mettermi un vestito corto fino alle ginocchia bianco con i fiori rosa»la guardo indicandole il vestito.«E non posso di certo mettere un vestito da funerale nero Grace»la guardo e anche a lei le indico il vestito che tanto agognava.
«Cerchiamo qualcosa di diverso...tipo...»scavo nel mio armadio e quando trovo un vestito stupendo lo prendo e lo mostro alle due mie amiche che si guardano con sguardi di fuoco.
Lo indosso
«Che ve ne pare?»gli chiedo.
Il vestito ha un corpetto incorporato e la gonna ricade dolcemente sulle mie gambe e sulla vita avvolgendole in modo raffinato.
Lo spacco sulla gamba sinistra non è troppo vertiginoso.
Non arriva al linguine e completa il vestito in modo stupendo.
Le ragazze mi guardano.
Chloe sorride.
«Sei fantastica!»saltella sul posto con le braccia in aria e Grace abbozza un sorriso.
«Io mi occupo del trucco e tu dei capelli,capito Grace?»le ordina l'amica.
Chloe mi fa sedere e inizia a spennellare sul mio viso.
Mette un pochino di fondotinta su quasi tutta la faccia,poi passa al blush.
Ravviva le mie ciglia con il mascara e mette un pochino di illuminante sulla punta del naso.
Decora le labbra con un velo di gloss.
Grace invece attorciglia delicatamente le mie ciocche di capelli.
Parte da sinistra,poi tocca al centro e infine si occupa della destra.
Alla fine una traccia alta mi adorna la testa.
«Metti questi tacchi».Chloe mi passa dei tacchi non troppo alti e con una colorazione dorata.
Sono delicati e sulla mia pelle quasi lattea stanno benissimo.
Prendo una borsetta bianca e me la metto sulla spalla.
Sono pronta ad andare.
Le mie amiche mi accompagnano fuori da casa.
Ryan ci mette solo cinque minuti per arrivare.
Scende dall'auto e ci raggiunge.
È bellissimo.
Li smoking gli dona alla perfezione e i capelli gellati all'indietro lo rendono molto più attraente.
Ha tagliato la barba e sorride.
Un sorriso bellissimo,di chi sa che ha fatto la cosa giusta.
«Mia donzella,è pronta per la serata?»mi domanda cortese.
Sorrido.
«Si,certo monsieur»rispondo cercando di fare una pronuncia francese convincente.
Lui ridacchia e portando la mano che teneva dietro la schiena davanti a me mi porge la rosa rossa che deve aver comprato prima di venire qua.
Si abbina perfettamente al mio abito e io sorrido sognante.
Prendo in mano la rosa e la guardo.
Le spine le ha fatte levare ma i petali sono bellissimi.
Sgargianti.
Le mie amiche intanto fanno foto e video,ma non ci faccio troppo caso.
Oggi voglio solo godermi la serata con Ryan.
Lui mi prende sottobraccio e con calma mi porta alla macchina.
Apre lo sportello per me e lui si mette nel posto accanto.
Saluto le mie amiche e lui parte con la macchina.
I primi cinque minuti sprofondiamo in un silenzio imbarazzante,quasi che mi pento di aver detto di sì alla cena.
«Allora,quanto ci hai messo per prepararti?»chiede lui.
«Un'oretta e mezza circa,tu?»ricambio la domanda.
«Io una quindicina di minuti»risponde disinvolto.
Io ridacchio.
«Dove mi stai portando monsieur?»fingo di nuovo la pronuncia francese.
Lui alza un angolo delle labbra.
«Questo lo scoprirai donzella,per ora non riceverai nessuna informazione»annuncia lui divertito.
Io scuoto la testa.
Guardo fuori dal finestrino ma noto che non c'è nemmeno una stella.
Un cielo solitario,buio e tenebroso.
Da quando sono arrivata a San Francisco non riesco a non smettere di pensare a questa frase.
Ogni volta che guardo il cielo mi si stringe il petto in una morsa dolorosa.
Come è possibile che mi manchi così tanto un cielo stellato?
Per alcuni potrei risultare banale o perfino scontata.
A volte mi domando se io non abbia problemi,ma è evidente che io sia normalissima.
«Che guardi?»chiede lui guardando la strada.
Mi giro di scatto verso il suo corpo.
«Guardo il cielo di San Francisco,ma non è bello come quello di Boston»spiego amaramente.
Dirlo a voce lo fa sembrare ancora più reale.
«Perché?»chiede lui sorpreso della mia frase.
«Quello di Boston era pieno di stelle,e la luna era così bella da togliere il fiato. Erano notti belle,piene di luce e vita. Qui invece il cielo è solitario. Non c'è nessuno a fare compagnia alla luna. Le nuvole sono le uniche cose che ci sono. Oscurano ciò che di bello c'è da vedere»racconto con un tono triste.
Sento gli occhi bagnarsi ma ricaccio indietro il pianto.
Lui ascolta la mia parlantina da persona malata.
«Non pensi che alla fine il buio serva effettivamente a qualcosa?»mi chiede lui.
Ci ragiono su.
«Forse. Ma la luce è più bella,tu non pensi sia così?»gli domando.
«No,secondo me il buio serve a molto. Per esempio a nasconde agli occhi degli altri la parte di te che è ferita. Oppure ti consente di isolarti dagli altri,così she tu possa capire davvero chi sei. Insomma,davanti agli altri abbiamo sempre delle maschere diverse con cui ci presentiamo»mi spiega il suo punto di vista.
Ci rifletto un attimo.
Effettivamente è una cosa utile il buio,ma la luce ti apre gli occhi ad un mondo fantastico e ti permette di captare le paure degli altri per poter così aiutarle a superarle,quelle paure.
Neanche il tempo di formulare quel pensiero che la macchina di Ryan si ferma.
Parcheggia nel posto delle auto e scende di corsa.
Aggira tutta la macchina e apre lo sportello del mio posto.
Scendo e mi pendo un attimo per ristabilirmi sui miei tacchi,faccio un segno di ringraziamento a monsieur.
Mi prende sottobraccio dopo che ha chiuso la macchina e mi accompagna in quello che deduco sia il ristorante in cui mangeremo.
Il fatto che sia proprio sul mare mi aggrada un sacco.
Ryan mi apre le porte e mi fa passare da vero galantuomo.
I lampadari di cristallo pendono dal soffitto e illuminano l'intera sala.
I tavoli sono disposti all'esterno,cioè sulle vetrate che danno sul mare e sono apparecchiate in modo elegante.
Al centro c'è uno spazio vuoto e deduco che sia il posto in cui le coppie ballano.
Ryan mi riprende sottobraccio e arriva un cameriere che ci esorta a sederci.
Ci fa strada tra gli altri tavoli strapieni di gente e raggiungiamo il nostro a due posti.
Lui mi scosta la sedia e io mi siedo.
Lui fa altrettanto con la sedia davanti alla mia.
«Ti piace?»mi chiede lui guardandosi di nuovo attorno.
«È bellissimo Ryan,davvero. Questo posto è fantastico»mi complimento.
Il cameriere ritorna e chiede se siamo pronti a ordinare.
«Quali sono i piatti del giorno?»chiede lui.
«Vi consiglio i tagliolini con l'astice»dice il cameriere rivolgendosi ad entrambi.
«Io lo prendo»dico,non l'ho mai assaggiato.
Ryan fa il suo ordine,ma non lo sento perché sono troppo presa a guardare fuori dall'enorme vetrata.
Il mare si distende infinito sotto i miei occhi verdi smeraldo che ora brillano di felicità.
La sabbia calda accompagna il mare e mi fa venire voglia di tuffarmici i dentro.
Sono talmente presa ad osservare il mare che non noto che Ryan mi guarda con insistenza.
Mi giro,come scottata dal fuoco.
«Scusa,è che il mare è stupendo e non riesco a levargli gli occhi da dosso»mi scuso.
«Tranquilla,anche tu lo sei»mi fa un complimento sorridendo a trentadue denti.
Vedo la fossetta sulla guancia sinistra comparirgli.
Ho sempre odiato le fossette,non mi sono mai piaciute.
Però su di lui fanno un certo effetto,devo ammetterlo.
I piatti arrivano fumanti.
Guardo il mio e l'odore mi travolge come un tir.
L'aspetto è maestoso.
Lui ha preso dei spaghetti allo scoglio e un insalata.
Assaggio il mio piatto e chiudo gli occhi per la bontà di quella maestosità.
Lui ridacchia.
«Vuoi assaggiare?»gli chiedo speranzosa.
Lui apre la bocca.
Lo imbocco e lui mastica lentamente senza staccarmi gli occhi di dosso.
Si passa la lingua sulle labbra fine.
«Buona,apri la bocca».
Faccio come richiesto.
Anche il suo piatto è buono,ma il mio non è per nulla paragonabile.
Finiamo i primi e Ryan mangia l'insalata.
«Tieni,ti faccio assaggiare anche questo».
Mi imbocca per una seconda volta e io assaggio.
Si sente il gusto dell'insalata verde,di quella viola di cui non so il nome,di pomodori gialli e...oh cazzo.
Il boccone l'ho ormai ingoiato.
Rimango immobile.
«Tutto bene Iris?»chiede lui sbattendo le palpebre.
«C'erano delle arachidi in quella insalata Ryan?»gli chiedo calma,anche se non so da dove la tiri fuori.
«Si perc»si ferma,a capito da solo.
Sbarra gli occhi.
Mi sento strana e so quello che sta succedendo.
«Ry-ryan...devi c-chiamare un am-bulanza,im-mediatamente»balbetto a fatica.
Sento la gola bruciare e stringersi.
Il prurito da tutte le parti.
Gli occhi gonfi e le guance pure.
Divento tutta rossa in faccia e l'ultima cosa che sento è Ryan che chiama l'ambulanza.
Poi tutto nero.

PARTE AUTRICE

Salve di nuovo a tutti cari lettori,spero che vi stia piacendo il libro.

Sono molto contenta del fatto che io stia riuscendo a realizzare un mio sogno,ovvero scrivere un libro.

Ma ora bando alle ciance,so quello che state aspettando.

Questo è il vestito di Iris,che è identico a quello che avevo immaginato nella mia testa.

Questo è il vestito di Iris,che è identico a quello che avevo immaginato nella mia testa

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Questa è più o meno l'acconciatura di Iris.

Ora,mi dispiace salutarvi,ma ricordatevi che vi amo

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Ora,mi dispiace salutarvi,ma ricordatevi che vi amo.
Ci vediamo al prossimo capitolo.

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