D'ora in avanti tu chiamami "Amore", ed io sarò per te non più Romeo, perché m'avrai così ribattezzato.
- Shakespeare
Alcuni regolari colpetti alla porta svegliarono Viola, ancora lupo, che emise un uggiolio stanco.
«Viola», sibilò Amina dietro la porta chiusa. «Ritrasformati. Sta per arrivare la mamma».
Seguirono parole indistinte, che suonavano come "non stavo parlando" ma che potevano benissimo sembrare "sto arrivando" o "va mangiato" alle orecchie stanche di Viola, e poi una risposta ancora più indistinta, ammantata di un'eco che le fece capire che chi aveva parlato si trovava al piano inferiore.
In fretta assunse la sua forma umana e corse a cercare i suoi abituali abiti.
Mentre indossava il reggiseno si accorse di una ferita tra la parte inferiore del seno ed il fianco. Doveva essere quella fatta dal coltello di Inaq.
Si fece trovare vestita e seduta sul letto quando sua madre entrò nella sua camera. «Ti senti meglio? Credi di andare a scuola?», le chiese, notando che non indossava il pigiama ma i vestiti del giorno. Si sedette accanto a lei e per un attimo la figlia credette che il suo ghiaccio si stesse sciogliendo.
Notando il suo silenzio, la donna le lanciò un'occhiata interrogativa. Viola annuì. Rifiutare avrebbe potuto destare fin troppi sospetti.
«Bene». Hera si alzò. La sua voce aveva recuperato tutta l'originaria freddezza. «È tardi per la colazione; mi aspetto di vederti sulla strada per la scuola tra meno di due hoyah*».
«Certamente». Viola rimase immobile finché la madre non lasciò la stanza, poi si raddrizzò e recuperò la sua sacca, imbrattata di sangue per la sera prima, e la riempì di libri. Troppo sovrappensiero per rammentare le materie del giorno, li infilò tutti nella borsa. Mancava quello di Trasformazione. Sorvolò rapidamente la stanza con lo sguardo, sollevò le lenzuola che prendevano dal fianco del letto per guardarci sotto, ma non riuscì a trovarlo.
Scrollò le spalle. Pazienza.
Si mise la sacca in spalla ed uscì.
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Un trillo acuto segnò la fine dell'ora di Storia delle Dimensioni ed il professore, un'uomo di mezz'età con i capelli brizzolati ed una folta barba ispida e incolta, raccolse le sue cose - uno zaino, un registro, due carpette ed una quantità di fogli che raccolse in queste ultime - e quasi corse verso la porta, evidentemente ansioso di uscire da quella classe così chiassosa, o forse avrebbe voluto non tornarci più...
...e Viola non poteva certo dargli torto.
Lei stessa si sentiva a disagio nel vociare confusionario dei compagni. Accanto a lei Hope era abbandonata sul banco e russava piano.
Viola la osservò con una punta di invidia. Avrebbe tanto voluto riuscire a dormire in ogni situazione.
I privilegi di essere metà gatto, pensò. I lupi sono animali notturni. È normale che io non riesca a dormire quanto Hope.
Pungolò l'amica con il gomito. Questa aprì lentamente gli occhi, senza riuscire a resistere all'impulso di allungare braccia e collo in un modo quasi felino.
«Dovevi proprio svegliarmi?», si lamentò. «Il prof è proprio noioso...»
«Se n'è andato. Mentre dormivi», le fece notare.
Hope batté le palpebre. «Davvero?», disse, ed in un attimo era in piedi. «Ricreazione!», strillò in piedi sulla sedia.
«Manca ancora un'ora...» La puntualizzazione di Viola venne completamente ignorata dai compagni, che imitarono la Mutaforma-Gatto.
«A chi importa?», replicò Hope sorridendo. «Il prof se n'è andato e quella vecchia rattrappita della professoressa di Trasformazione non verrà prima di qualche hoyah!»
Balzò giù dalla sedia, trasformandosi a mezz'aria in un bellissimo gatto nero dal manto lucente.
Martin la osservava con gli occhi brillanti, mormorando così piano che un orecchio umano non avrebbe sentito, ma Viola udì qualcosa che suonava tipo "È incredibile come sia bella in entrambe le forme".
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Wilderness. Dark Hearts
Fantasy[Saga Wilderness | Volume 1] Milioni di secoli fa, i Dodici Spiriti della Natura, noti anche come Guardiani della Natura, popolavano i rigogliosi ambienti della Terra, la Prima Dimensione. Drastici cambiamenti li costrinsero però ad abbandonare la...
