L'amore è la più saggia delle follie,
un'amarezza capace di soffocare, una dolcezza capace di guarire.- Shakespeare
Viola non si svegliò subito nel sentire il trillo frenetico della sveglia. Preferì assestare allo snervante oggetto un colpo deciso con la mano. Cadde giù dal comodino, ma niente gli impedì di continuare a suonare.
Con un mugolio stanco, la ragazza affondò il viso nel cuscino e si tirò le coperte sopra le orecchie.Qualcosa di grosso e pesante le piombò addosso. Viola sbuffò. La cosa sopra di lei aveva le zampe, il pelo, una bocca molto bavosa...
Il cane di Maia.
Era quasi passato un anno dal suo arrivo sulla Terra, e ancora non aveva avuto modo di andarsene.
Aveva dato per scontato che Maia sarebbe stata ben accetta all'adozione di Evan, e invece si era sbagliata. Così aveva dovuto aspettare che il bambino trovasse una casa prima di poter tornare dal marito. Ma dopo un anno ancora non avevano trovato una famiglia disposta ad adottarlo.
Le erano arrivate lettere di Inaq, che le chiedeva perché non fosse ancora tornata, e allora aveva deciso: ci avrebbero pensato Hera e Hope a trovare una casa ad Evan.Il cane di Maia doveva aver sentito che in qualche modo era un po' cane anche lei, perché l'aveva subito presa in simpatia - al contrario di Hope, odiata dal cane.
Quella mattina Viola sarebbe tornata a Wilderness, e doveva svegliarsi presto. Per questo aveva messo la sveglia, anche se odiava quel'"oggetto infernale".
E poi, anche senza la sveglia, ci sarebbe stato il cane di Maia a farle aprire gli occhi alle sei del mattino.Un attimo dopo Viola si era cambiata, lavata il viso ed era scesa a fare colazione con Hope, Hera e Maia. Quest'ultima le disse di aver trovato una casa che Inaq e Viola avrebbero potuto comprare al loro arrivo sulla Terra. Il prezzo era economico e aveva un bel giardino, anche se una casa a New York - per quanto fosse grande il suo giardino - non avrebbe potuto mai essere paragonata ad un'abitazione - anche la più insignificante capanna - di Wilderness.
I newyorchesi, si rese conto tristemente Viola, non avrebbero mai saputo come ci si sentiva davvero ad essere liberi. Vivevano in una delle città - se così si poteva definire uno stato degli Stati Uniti - più grandi del mondo, eppure non avrebbero nemmeno mai conosciuto il vero senso di grandezza. Di immensità. Quell'immensità che notavi nei boschi di Wilderness quando li guardavi dalla vetta di una montagna, spalancando le braccia al vento e gridando mentalmente «tutto questo è mio» anche se sapevi benissimo che non lo era, divorando con gli occhi il paesaggio, con la sensazione che qualcosa di più meraviglioso non possa esistere.
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Quando Viola sbucò dall'altro lato del portale, a Wilderness il sole stava già calando. Le aveva fatto male lasciare Lilith ed Evan con sua madre, ai quali si era affezionata quasi fossero figli suoi, ma era necessario. Non poteva abbandonare Inaq, non poteva farlo aspettare un giorno di più.
Per raggiungere la Rocca degli Squali le ci volle fino a tarda notte. Il cielo era dello stesso colore dell'inchiostro, screziato di mille stelle, la luna gettava ombre argentee sui profili della Rocca degli Squali e di Inaq, in piedi davanti alla porta della Rocca. Qualcosa gli brillava nella mano destra ma, qualsiasi cosa fosse, il Capotribù si affrettò a nasconderla.
«Viola», la chiamò facendole cenno di avvicinarsi. «Viola, mi sei mancata così tanto». La strinse forte tra le braccia.
«Anche tu», rispose lei affondandogli il viso nell'incavo del collo. Aveva lo stesso odore salato di sempre, l'odore che lei amava. Ma c'era anche qualcos'altro...Mentre lasciava che le mani corressero sulla schiena di lui sentiva i suoi muscoli sotto le dita, il corpo di Inaq premuto contro il proprio, il tocco delle sue mani sulla propria pelle la faceva ardere di passione.
Il Capotribù accostò le labbra a quelle di Viola. «La tua lontananza mi ha insegnato ad amarti più di quanto ti amassi già», sussurrò sulla bocca di lei, che fece scivolare le mani sotto gli abiti del marito, ma lui la precedette sfilandosi prima il cappotto di pelliccia poi la maglia sottostante, incurante del freddo invernale.
Sulla Terra era estate, per cui Viola indossava solo un paio di jeans - un tipo di pantalone particolarmente apprezzato sulla Terra, ma che a Wilderness non esisteva - corti e una maglietta tipica umana, rosa a mezze maniche, che Inaq le tolse facilmente, per poi adagiare le mani sulle spalle nude di lei, una che le scendeva sulla schiena e l'altra, la destra, che indugiava sul collo,
Viola armeggiava con la chiusura del reggiseno, dietro la schiena, e nel mentre osservava Inaq, lei stessa, i loro corpi fusi in uno solo sul quale la luna creava giochi di luce gettando bagliori pallidi e descrivendone i profili con linee d'argento.
«Aspetta», sussurrò Inaq vedendola in difficoltà. «Faccio io».
Le girò intorno, facendo scorrere la mano destra attorno al collo di lei. Le slacciò il reggiseno, che le ricadde sui fianchi. Riprese a girarle attorno, la mano che percorreva il collo senza mai fermarsi.
«Mi dispiace, Viola», mormorò lui; nel frattempo Viola si era liberata del reggiseno, facendo scivolare via anche le spalline. «Avrei davvero voluto passare la notte così, con te, dopo mesi che non lo facciamo. Mi sarebbe davvero piaciuto. Tu ci sei sempre stata, hai provato ad amarmi solo perché io amavo te. Non si impara ad amare una persona, e probabilmente tutt'ora non mi ami. Ma ti piace avere intimità con me, quindi forse... Ad ogni modo, ti ho sempre amata, e per sempre vivrai nel mio cuore...» Non aveva ancora smesso di girarle intorno.«Inaq», lo interruppe Viola. «Basta. Ti prego, basta. Si parla così ad una persona che sta per morire...»
«Hai rinunciato ad essere una Mutaforma», continuò lui. «Ma le nostre figlie... il tuo sangue ha generato dei mostri!» Rabbrividì. «Natacha era l'unica sana... e poi tu l'hai uccisa».
«È stato un errore!», gridò istericamente Viola. «Dovevo farla conoscere ad Amina, era sua zia! Lei... lei non voleva trasformarsi. È stato un incidente...»
«Un incidente che ha ucciso mia figlia. E poi... povere Naomi e Rasha... non posso perdonarti per quello che hai fatto alle nostre figlie». Nel frattempo aveva raggiunto la schiena di Viola, girando, e lì si era fermato.
«Mi dispiace», ripeté. «Ti amo».Prima che potesse chiedere spiegazioni, Viola si sentì trafiggere da un dolore gelido.
Subito cadde in ginocchio. Dal petto, tra i seni nudi, spuntava la lama di una spada, infilata fino all'elsa tra le scapole.«Inaq», disse con voce flebile e roca. «Come...»
Sputò sangue. Tossì, gettando al suolo grumi scarlatti, neri alla luce della luna e più rossi all'ombra.
«Mi amavi», riuscì a dire prima di sputare nuovamente una boccata di sangue. «Mi... amavi».
Cadde su un fianco, prima scossa da un leggero spasmo e poi immobile.
Gli occhi vitrei riflettevano i bagliori della luna.
Una luna che non avrebbe mai più rivisto.❦ ════ •⊰❂⊱• ════ ❦
Inaq raccolse il corpo della moglie, dal quale il calore stava lentamente scivolando via.
«Aiuto!», gridò fingendosi spaventato e piangente. «Aiutatemi! Qualcuno ha ucciso mia moglie!».
Accorsero subito alcuni dei guerrieri più anziani della Tribù.«Cos'è successo?», gli domandò una donna alta e massiccia, con i capelli rasati.
«Le Tigri», ansimò Inaq, con tono sconvolto. «Le Tigri l'hanno uccisa! Ho provato ad inseguirli, per vendicarla, ma... non ce l'ho fatta...»
«Non preoccupatevi, Mio Signore», disse la guerriera, prendendo in braccio il cadavere di Viola. «Ci occuperemo noi di provvedere a una sepoltura degna di vostra moglie. E dopo, se vuole, la vendicheremo. Ci deve solo dire chi di preciso è stato».«Oh, sì, vi prego», rispose il Capotribù, asciugandosi gli occhi da lacrime finte. «È stato Caleb. L'ho visto. E quella sua marmocchia, Alyta...»
«Vostra moglie sarà vendicata, Signore», promise la donna. Lei e gli altri guerrieri si allontanarono per portare la salma della ragazza all'interno della Rocca.Inaq, ormai solo, sogghignò. «Sogni d'oro, piccola sporca Mutaforma», disse salutando beffardamente la moglie con un cenno della mano.
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Wilderness. Dark Hearts
Fantasy[Saga Wilderness | Volume 1] Milioni di secoli fa, i Dodici Spiriti della Natura, noti anche come Dodici Forze della Natura o Guardiani della Natura, popolavano i rigogliosi ambienti della Terra, la Prima Dimensione. Drastici cambiamenti li costrin...