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Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte.

- Shakespeare

In piedi davanti alla porta di Bashèy, Viola osservava quella che una volta era stata una capanna allegra e colorata ma che adesso sembrava morta, il legno era naturale e senza tinte sgargianti.
Erano mesi che non vedeva la donna... Poi aveva visto l'annuncio funebre. Lasgol era morto. Era subito corsa a casa di Bashèy, preoccupata per lei. Sapeva quanto fosse legata al marito.

Bussò alla porta, senza ottenere risposta. Bussò con più decisione, ma ancora niente. Tentò di aprire la porta, che per fortuna era aperta.
«Bashèy!», chiamò. Silenzio.
«Bashèy?», ripeté esitante, con la voce incrinata dalla preoccupazione. Questa volta ricevette in risposta un sonoro «Shh!»

Viola si guardò intorno. Il camino era spento e il divano privo della quantità di cuscini che c'era di solito.
La cucina era sporca, il piano di cottura occupato da stoviglie sporche che nel lavello, già pieno, non entravano.

Trovò la donna in camera da letto, e notò quanto anche lei fosse cambiata. Era dimagrita, lo si notava dalle guance infossate, gli occhi scavati e cerchiati di nero ed i vestiti, che sembravano più larghi del solito indosso al suo corpo adesso ossuto e non più in carne.
I vestiti... Che fine avevano fatto le tuniche colorate, i pantaloni sgargianti e le maglie variopinte? Gli abiti di adesso erano sobri, marroni e grigi, come quelli di una Wildernessiano qualsiasi.

E... Quello che teneva in braccio era un bambino?

Lilith riposava sul letto matrimoniale dietro la donna, quindi quel bambino era...?

«Ho saputo...», iniziò, ma Bashèy le scoccò un'occhiataccia. «Sto cercando di farlo dormire», sibilò irritata, accennando al bambino.
Lo adagiò sul letto accanto a Lilith e fece cenno a Viola di seguirla in salotto.
«Ho saputo di Lasgol», disse allora la ragazza. «Mi dispiace. Se succedesse qualcosa a Inaq, io...»
«Tu non sai cosa si prova», replicò Bashèy, lo sguardo perso nel vuoto. «Non lo sai». Il suo tono era assente.

«Hai ragione, ma... io avrei potuto evitarlo. Io e Inaq siamo milionari, lo sai. Tu e Lasgol potevate chiederci tutti gli shex di cui avevate bisogno, e io ve li avrei dati. Non importava partecipare al torneo...»
Bashèy alzò una mano per fermarla. «Non voglio debiti con te. Sto ormai diventando anziana ed ho appena i soldi per andare avanti. Non potrei pagarti. Dovrebbero pagare poi i miei figli?»
«A proposito...», chiese Viola. «Quel bambino. Era...»
«Mio figlio?», la precedette l'altra. «Sì. Mio e di Lasgol. Ma non cambiare discorso... Cosa stavi dicendo in merito alla tua ricchezza?»
«Parlavo dei soldi che avrei potuto darti, e che non avresti dovuto pagarmi in seguito...», replicò la ragazza. Non stava cercando di cambiare discorso, non capiva perché Bashèy dovesse pensarlo. Scrollò le spalle. «Insomma, te li avrei dati, e Lasgol non sarebbe...»

«MIO MARITO NON È MORTO INUTILMENTE!», le urlò contro la donna, con un impeto tale che fece arretrare Viola.
Come se quel grido le avesse prosciugato le energie, Bashèy si lasciò cadere sul divano e si prese la testa tra le mani, massaggiandosi le tempie. «Scusami Viola. Santi Spiriti, perdonami. Io... non so cosa mi è preso. Non... non volevo gridarti in quel modo».

«È tutto apposto», mormorò Viola, più tranquilla di quanto non fosse in realtà. No che non era tutto apposto. Aveva lasciato a Bashèy la figlia della sua migliore amica, quella donna non si rendeva conto di quanto Viola riponesse fiducia in lei? Non poteva lasciarsi andare con due bambini in custodia!

Bashèy sospirò. «Non sei venuta qui solo per farmi le condoglianze», le disse. «Te lo leggo negli occhi».
L'ex Mutaforma si lasciò cadere accanto a lei. «In effetti no. Io...»

Come spiegare quello che era successo?

Quella mattina era tornata a casa dopo essere stata a casa di Hope, e aveva trovato Inaq ad aspettarla con un'espressione che non prometteva niente di buono.
Gli aveva visto in mano un manifesto di quelli che appendevano alle bacheche delle notizie. C'era l'immagine del nuovo Capotribù delle Tigri, un diciottenne di nome Zakhar, e a fianco il titolo: Zakhar e la sua guerra contro i Mutaforma. Sotto c'era un testo piuttosto lungo, che Viola non lesse fino in fondo. Ma le bastarono le parole "...liberare Wilderness dai Mutaforma per mantenere la razza pura" - scritte sul manifesto come parole dette direttamente dal nuovo Capotribù delle Tigri - a farle girare la testa. Liberare Wilderness dai Mutaforma? Si era sentita mancare e per fortuna Inaq era stato pronto ad afferrarla prima che cadesse.

Le aveva spiegato ciò che era successo alla Riunione dei Capi di quella mattina: «Zakhar è convinto che si debba preservare la razza Wildernessiana, uccidendo quindi tutti i Mutaforma e gli altri non Wildernessiani su questa Dimensione. Hanno tutti votato a suo favore...»
«E tu?» Viola, prima piangente e stretta al petto del marito per cercare conforto, si staccò da lui e lo guardò male. «Tu non hai votato contro di lui?»

Inaq si era strinto nelle spalle. «Sarei stato l'unico a votare a sfavore. Cosa potevo fare?»
«POTEVI FARTI SENTIRE!», aveva gridato lei. «Dire la tua opinione, FARTI VALERE!»
Lo aveva osservato. La sua espressione si era leggermente contratta in una smorfia di disapprovazione. «Tesoro, non ti alterare. Non è regale urlarsi contro».
Lei aveva risposto con una spinta decisa. Colto di sorpresa, il marito era quasi caduto all'indietro - nonostante Viola fosse indebolita dal bambino che portava in grembo ormai da otto mesi - ma lei lo aveva afferrato per il colletto dell'abito che indossava - era già stretto, più con lo strattone di Viola aveva quasi soffocato Inaq - e gli aveva detto: «Non ti riconosco più». L'aveva lasciato andare e lui era barcollato all'indietro, come se fosse stato stordito. Poi Viola gli aveva dato le spalle e si era messa a correre verso la casa di Bashèy.

«Lilith è in pericolo», disse semplicemente Viola. Bashèy annuì. «Per quella storia dei Mutaforma che devono essere uccisi, sì. L'ho saputo. Jamie, la Capotribù dei Lupi, è una mia cara amica. Mi ha detto tutto. Certo che tuo marito...» Rabbrividì. «È matto. Matto».
«Mio... marito?», ripeté Viola, confusa. «Cosa c'entra mio marito?»
Bashèy batté le palpebre. «Non lo sai? È stato lui a voler uccidere i Mutaforma».

Viola trasalì. «No...», mormorò. «No, no! Non può essere! È stato Zakhar! Inaq mi ha fatto vedere il manifesto...»
«L'hai letto?», insisté la donna. Viola scosse la testa. «Infatti», annuì Bashèy, cupa. Le mostrò un manifesto come quello che le aveva fatto vedere il marito. Percorse con il dito quasi tutto il testo, fermandosi al terzultimo rigo. Iniziò a leggere: «...Parla Inaq, la mente del progetto di sterminio insieme a Zakhar: "Io e mia moglie, Viola, abbiamo avuto tre figlie" dice il Capotribù degli Squali. "Una di queste deve ancora nascere e un'altra è morta. Naomi, quella restata in vita, è una Mutaforma, come lo era mia moglie tempo fa. Forse anche quella che deve nascere lo è. Natacha era l'unica sana, ed è morta. Mia moglie ha generato un mostro, forse due. Farò sopprimere questa nostra terza figlia se sarà una Mutaforma, ma ciò che ha fatto a Naomi... il mostro che il sangue di Viola l'ha fatta diventare... Mia moglie la pagherà per questo. La pagheranno tutti quegli sporchi Mutaforma, per quello che hanno fatto a mia figlia e a mia sorella"».

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Un mese dopo nacque la piccola Rasha, la terza delle figlie di Viola e Inaq. Per sua sfortuna, era anche lei una Mutaforma, ma Inaq non minacciò di sopprimerla e non fece niente di sospetto, per cui Viola era andata a riguardare il manifesto per accertarsi che Bashèy non avesse letto male. L'aveva letto da cima a fondo almeno dieci volte, eppure non c'era nessun accenno ad Inaq se non come l'unico dei Capi a non essere convinto dalla decisione di Zakhar.

Eppure Bashèy sembrava così convinta...

Ma c'era la prova scritta che si fosse sbagliata. Bashèy è sconvolta dalla morte di Lasgol, si ricordò Viola. Forse la depressione è così grave da mandarla fuori di testa... Avrà perso il lume della ragione, poverina. Magari vede cose che non ci sono.

A confermare che la donna si fosse sbagliata fu Inaq stesso, il giorno dopo della nascita di Rasha, a pranzo.
Disse alla moglie di avere un piano per salvare lei, Lilith, Naomi, Rasha e il figlio di Bashèy, possibile Mutaforma.

Ma il rischio era altissimo...

Wilderness. Dark HeartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora