Adele pov:
Sono seduta in ufficio a leggere i lavori dei ragazzi in pre-laura triennale. Alcune tesi sono pessime, altre niente male ma ancora nulla di eccellente.
Guardo l'orologio e mancano solo 5 minuti alla lezione in aula magna, nel frattempo mi passa velocemente il pensiero di Rachel per la testa.
Ieri non è venuta alla mia lezione, ho visto il biondo che sta sempre accanto a lei ma era da solo.
Chissà perché non è venuta mi chiedo mentre varco in anticipo la porta dell'aula. Ancora non c'è quasi nessuno, vedo solo 3 ragazzi nella seconda fila che sono intenti a squadrarmi.
Appena sono le 8:05 iniziano ad entrare molti studenti, sorpresi che io sia già in classe. Vedo arrivare da lontano Rachel con il biondo alle sue spalle, mi copro con la mano il leggero sorriso che mi si era presentato in volto.
Entra senza guardarmi inizialmente poi con la coda dell'occhio la vedo sbirciare verso di me, ha una felpa in mano. Credo sia la mia dannazione.
La seguo con gli occhi mentre sale sulle gradinate per andarsi a sedere al suo solito posto al muro vicino alle finestre, è come al solito molto affascinante. Distolgo lo sguardo prima che si siede e inizio la lezione.
Beh oggi non è stata una lezione molto soddisfacente per me, ero veramente troppo distratta da Rachel e il fatto che abbia portato con sé la mia felpa. Forse vuole restituirmela... non so come comportarmi magari aspetto che escano tutti e vedo cosa fa lei.
Mentre tutti escono, io faccio finta di sistemare il computer, poi vedo Rachel dire qualcosa nell'orecchio del ragazzo biondo accanto a lei, che si allontana ed esce dalla porta mentre lei cammina a passo lento sempre più vicina alla mia cattedra.
R: "m-mi scusi, ehm devo chiederle una cosa"..sento dirle insicura mentre gli ultimi ragazzi escono dall'aula
A: "mi dica"..faccio la fredda guardandola incuriosita mentre siamo rimaste sole
R: "beh no in realtà volevo restituirle la felpa che mi ha prestato, avrei dovuto dargliela prima ma sono stata poco bene e non ho partecipato alle sue lezioni"..mi dice con la voce un po' tremante, è così carina, sembra una bambina al suo primo giorno di scuola
A: "bene, non c'era bisogno"..dico sempre in maniera distaccata e riprendendomi la mia felpa mentre vedo lei guardarmi intensamente e posare lo sguardo sulla mia scollatura, appena si accorge che la guardo distoglie lo sguardo e fa per uscire
R: "ehm okay allora grazie ancora e mi scusi, arrivederci"..in tono disagiante mi parla a monosillabi
A: "mi raccomando la prossima volta cerchi di non ammalarsi, ogni lezione qui è fondamentale per il percorso di studi"..le dico giusto in tempo prima che esce dalla porta
R: "ehm si.. mi scusi..io non volevo e"..cerca di spiaccicare qualche parola con scarsi risultati, io mi avvicino
A: "basta scusarsi, cerchi solo di riprendersi"..le dico con un tono meno freddo passandole vicino e andandomene lasciandola sola.
Non so cosa mi sia preso, normalmente avrei ripreso la felpa e sarei andata via, anzi normalmente tutto questo non sarebbe mai successo. Eppure è tutto così strano con lei, ho come una voglia matta di volerci parlare e sapere di più senza un reale motivo, ma questo non può assolutamente accadere perciò mi devo dare una regolata.Dopo le altre 4 lezioni all'università, mi dirigo verso l'uscita, stranamente la mia panchina vicino alla macchina non è occupata, ma la cosa più strana è che non mi fa poi così tanto piacere. Non so forse avrei preferito poter scambiare un altro sguardo con Rachel, magari vederla leggere Bukowski o che so qualsiasi altra cosa, ma niente.
Mi siedo sulla panchina e accendo una sigaretta mentre chiamo Francesca al telefono. La mia amica mi ha appena informata anzi mi ha ordinato che domani è sabato e non posso assolutamente restare a casa. Vuole che andiamo in Duomo, a quanto pare c'è un concerto pubblico alla quale non servono i biglietti. Infondo non mi dispiace l'idea, magari mi distraggo un po' dal lavoro.
Ho in mano la felpa che avevo dato a Rachel, la annuso e si sente un profumo che non è il mio... sembra come mischiato al mio, ma è più forte quello sconosciuto al mio naso. È sicuramente il profumo di Rachel...
mentre penso a lei la vedo arrivare da sola con una pila di libri sulle mani che le nascondono la parte inferiore del viso e sembrano da un momento all'altro caderle. Dove pensa di andare così? Non riuscirà a fare altri 2 metri e infatti poco prima di arrivare davanti a me, vedo che mi nota e per guardarmi inciampa su stessa e fa cadere tutti i libri a terra. Ha preso una brutta caduta, so che non è da me ma devo andare a vedere se si è fatta male.
A: "tutto bene?"..mi avvicino e le chiedo preoccupata
R: "oh mio dio, si, ehm ho preso una storta"..mi risponde Rachel dolorante, questi parcheggi sono fatti con pietroline che sembrano innocue ma sono piuttosto taglienti. Infatti vedo del sangue scenderle dal gomito, si è sbucciata tutto il braccio
A: "aspetti stia ferma che l'aiuto"..le dico piegandomi leggermente verso di lei e porgendole la mano per alzarsi
R: "mi scusi sono un disastro"..mi dice lei con lo sguardo basso afferrando la mia mano. Ha le mani calde in confronto alle mie che sono gelide, il contatto mi da un leggero brivido lungo la schiena mentre l'aiuto ad alzarsi da terra. Mi fa tenerezza il modo in cui si sente tremendamente inadatta, specialmente in una situazione del genere
A: "ce la fa a stare in piedi?"..le chiedo vedendola un po' indolenzita sulla caviglia
R: "si, ho solo preso una storta, grazie dell'aiuto"..mi risponde senza guardarmi, così le metto un braccio attorno alla schiena e l'aiuto a sedersi sulla panchina. Nel frattempo raccolgo i libri e lei in imbarazzo cerca di fermarmi
R: "no si fermi, non c'è bisogno, ha già fatto tanto. Ora li raccolgo io"
A: "cosa pensi di fare con una caviglia storta"..le rispondo avvicinandomi e piegandomi verso la gamba tremante di Rachel.
A: "posso?"..le chiedo con la mano quasi su di lei mentre cerco di capire se la caviglia si è slogata
R: "ehm s-si"..mi risponde mentre io faccio una piccola piega alla fine del pantalone per vedere meglio.
A: "sa dovrebbe andare in infermeria, ha preso una brutta caduta"..le faccio per poi alzarmi di nuovo in piedi sotto il suo sguardo attento e leggermente ansimante.
R: "non credo sia aperta ora... ma tanto non importa stavo tornando a casa"..nel frattempo prendo i suoi libri e li carico nella mia macchina poco distante da Rachel, lei mi guarda interrogativa
A: "li ho poggiati in macchina, ora la accompagno in infermeria e poi se li riprende"..le dico avvicinandomi e facendole capire che doveva appoggiarsi a me in modo che l'accompagnassi dentro. Lei è piuttosto a disagio, ma afferra la mia mano e si poggia leggermente su di me in modo da riuscire a camminare.
Non so davvero che cosa sto combinando!
STAI LEGGENDO
l'amore non esiste
RomanceRachel Ferrari è una ragazza di 19 anni, si trasferisce a Milano per frequentare una delle più rinomate università di scrittura creativa e giornalismo. Le sue origini sono italiane ma ha sempre vissuto in Germania dopo che i genitori si ci sono tra...