Capitolo 18: il rimorso

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Rachel pov:
sono a casa a preparare l'esame di domani ma non riesco concentrarmi, mi viene una sensazione allo stomaco tutte le volte che i ricordi prendono il largo nella mia testa. Sono in uno stato confusionale che si alterna tra la gioia immensa e l'immenso senso di vuoto.
Adele è continuamente nella mia testa e non vuole assolutamente andare via, riesco ancora a sentire il suo cuore battere su di me, le sue braccia stringermi ed il suo fiato sul collo.
Ripenso al nostro ultimo abbraccio quando è riuscita a scatenare in me una fila immensa di emozioni che hanno sfilato lungo tutto il mio corpo. Poi però è andata via e mi ha lasciata lì contro quel muro, senza dire niente, è solo andata via. Dopo un'ora l'ho cercata nei corridoi ma lei non c'era più, la sua auto al solito parcheggio non era lì e lei era andata via. La voglia di presentarmi al suo indirizzo e vedere come sta, abbracciarla di nuovo, parlarle anche solo per 10 minuti... è tanta, ma non posso farlo, magari stamattina è stato solo un momento difficile per lei ed io ero lì, ma ora se mi presentassi mi renderei solo ridicola. Più che altro ho il terrore del suo rifiuto, io non sono niente per lei eppure lei è così tanto, è ormai in tutte le cose. La verità è che dopo aver visto quella sua fragilità così elevata, ho una costante paura, di poterla ferire anche io. Io che non la sfiorerei neanche con un dito per paura che si possa rompere.

**squilla il telefono**
R: "pronto Davide"
D: "Rache non mi odiare ma ho bisogno di un favore"
R: "che cosa?"
D: "devi dirmi dove abita Adele, ti prego Rache io devo riprovarci"
R: "no Davide, mi dispiace ma non posso"
D: "ma per quale motivo?"
R: "perché devi darle tempo"
D: "dai cazzo sono 2 anni che aspetto, per favore"
R: "in questi 2 anni avresti potuto presentarti in maniera civile invece di fare lo stronzo e magari ora non sareste in questa situazione"
D: "ah è così? Beh grazie vedo che sei proprio comprensiva. Pensavo volessi aiutarmi ma va beh non importa"
R: "scusa lo sai come la penso... e mi dispiace Da io voglio aiutarti ma vederla così ha fatto male anche me, quindi se le tue intenzioni sono di rimediare lasciale i suoi tempi, spazi e per favore non mettermi in queste posizioni difficili"
D: "va bene capisco... quindi non dovrei fare nulla finché non è lei a parlarmi?"
R: "tu dalle i suoi tempi, poi se non dovesse fare nulla per troppo tempo ci riproviamo"
D: "va bene"
R: "ora devo ancora finire di preparare l'esame per domani, quindi ti lascio"
D: "dovrebbe esserci anche lei in commissione domani vero?"
R: "credo di si"
D: "dai allora ci vediamo domani"
R: "mi raccomando non fare stronzate, ciao"

La mattina dopo mi sveglio con la testa sui libri che teoricamente avrei dovuto poggiare per chiudere gli occhi qualche secondo. Invece sono crollata e non ho finito di studiare, quindi o non mi presento o ci provo lo stesso e al massimo se va male lo rifaccio. E alla fine scelgo la seconda opzione, anche perché se nella commissione c'è Adele, un esame sull'interiorità che emerge nella scrittura, non può che aiutarmi magari a dirle molte cose seppur indirettamente.
Dunque mi preparo, metto un top nero e un jeans a sigaretta per fare contrasto e trasformare l'eleganza dei tacchi in un casual misto tra non troppo elegante e non troppo superficiale e quindi chiudo l'outfit con un tailleur nero.
Faccio un leggero trucco sul viso, mascara, eye-liner e una matita labbra sul bordeaux. Finita anche un'altra boccetta di profumo, posso uscire e raggiungere la sede d'esame che si trova al primo piano dell'università dove effettivamente non sono ancora mai stata.
Arrivata lì dopo mezz'ora di attesa il presidente di commissione esce dalla porta, chiama il mio cognome e mi fa cenno di entrare.
Presidente: "Salve Ferrari, la discussione d'esame di oggi si comporrà di una prima fase di scrittura e poi d'esposizione della tesi. C'è stato un leggero cambio di commissione all'ultimo quindi abbiamo bisogno di qualche firma che attesti che ne è a conoscenza"..mi dice il Presidente mentre io cerco con lo sguardo Adele nella commissione ma senza successo.
Ed ecco che dai documenti che mi mette davanti il Presidente leggo "cambio di commissario interno Adele Russo, sostituita dal commissario esterno impiegata nello stesso campo Simona Bianchi. Causa: dimissione"
Alla lettura di quelle parole quasi sussulto. Non posso crederci, ecco il motivo di tutte quelle valigie... poi quel suo ultimo abbraccio che sembrava tutto tranne che un "ci vediamo dopo" ma un urlato "a mai più".
Sono fortemente provata da tutto questo ma ora devo pensare a questo maledetto esame e scrivere per dimenticare, cosa però so già che non funzionerà.
Finita anche la discussione orale, la commissione mi lascia l'attestato e mi fa uscire. Non è andato male alla fine ma so che sarebbe potuto andare tutto molto meglio. Ora però voglio una spiegazione... devo trovarla, ma come?
Non può andarsene così, non può andarsene e basta. Avevo ancora tanto bisogno di conoscerla, di aiutarla, di viverla.
E invece lei è andata via, portandosi con sé anche una parte di me. Se solo ieri sera avessi avuto un minimo di coraggio per andare da lei... ora, solo rammarico mi circonda.

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