Capitolo 29: l'unica casa

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Rachel pov:
Adele è appena uscita dal vialetto di casa mia e forse anche dalla mia vita.
Dopo che stamattina Serena è arrivata interrompendoci e lei è scappata via, ci sono rimasta malissimo e la mia indole paranoica ha subito pensato al peggio.
Le cose che le ho detto non le penso realmente ma ero talmente accecata dalla paura per la sua reazione fuggente, che le parole solo uscite dalla mia bocca come coltelli. L'ho realizzato solo mentre ho capito di averla ferita.
Ho trattato talmente tanto male l'unica persona capace di farmi sentire così importante... sono una vera stupida e come al solito rovino tutto ciò che tocco. E se ora per questa mia stupidità l'ho persa? Io non riuscirei più a sopravvivere senza di lei, mi sento un vero schifo.
Rientro dentro casa distrutta e chiamo Serena per farmi consolare. La mia amica subito si offre di venirmi a prendere ed uscire per non pensarci e poi mi consiglia che all'indomani quando si saranno calmate le acque, dovrei andare da Adele a scusarmi e cercare di chiarirci.
Sarei voluta andare subito, ma Sere ha ragione, conoscendo Adele è meglio lasciarle i suoi tempi e poi parlarle a mente fresca.
Quindi accetto i consigli della mia amica e anche se con zero voglia, esco di casa e aspetto Serena alla fermata degli autobus per poi andare insieme nel locale dove ci aspettano anche Marco e il suo amico Claudio. Avrei preferito non ci fossero loro, soprattutto Claudio dato il suo evidente interesse nei miei confronti, ma d'altronde neanche voglio rovinare la serata a Sere.

Dopo circa 15 minuti, la mia amica arriva e ci dirigiamo al locale dove Marco e Claudio hanno già preso posto nei tavoli fuori.
La serata passa lentamente ed io cerco di distrarmi ma non faccio altro che pensare a quanto vorrei solo essere tra le braccia di Adele in questo momento e invece no, perché ho rovinato tutto.
S: "Rache ti dispiace se vado con Marco a casa sua che c'è la sorella che non sta molto bene?"..mi chiede Sere avvicinandosi al mio orecchio a causa della musica alta. Io annuisco anche se con delusione perché non avevo la minima voglia di rimanere sola con Claudio, soprattutto a causa dei vari tentativi che stava utilizzando per approcciare con il suo modo viscido.

C: "facciamo due passi?"..mi chiede Claudio dopo un po' che eravamo rimasti soli
R: "no guarda si è fatto tardi, quindi ora chiamo un taxi e torno a casa"..gli rispondo iniziando a digitare sul cellulare
C: "no dai fammi compagnia un altro po' ti prego, solo una passeggiata e poi ti accompagno io"..a quel punto accetto anche se con molta disapprovazione interiore
R: "10 minuti massimo e poi devo andare"
C: "va bene andiamo di qui che c'è un posto più tranquillo"..mi dice indicandomi una strada piuttosto buia che porta ad un vicolo isolato, ed è lì che improvvisamente nel silenzio si avvicina a me e prova a baciarmi
R: "che stai facendo? No guarda hai capito male"..gli dico fermandolo piuttosto schifata
C: "dai fiorellino non fare la preziosa, so che è quello che vuoi"..mi risponde bloccandomi il passaggio per impedirmi di muovere ogni singolo muscolo, schiacciando il suo corpo contro al mio. Io non riesco a liberarmi dalla sua presa e nel frattempo lui inizia a baciarmi sul collo, provocandomi sempre più ribrezzo. Cerco di dimenarmi e ribellarmi a quell'orribile corpo muscoloso ma la sua forza me lo impedisce, fa sempre più pressione su di me e mi posa una mano sulla bocca per impedirmi anche di urlare. Poi fa scendere l'altra lungo tutto il mio corpo e cerca di strapparmi la maglia contro la mia volontà. Mi graffia violentemente e tira via un pezzo di stoffa
R: "smettila mi fai male lasciami"..urlo dopo essermi riuscita a liberare momentaneamente
C: "e stai ferma, prima fai la sgualdrina e poi ti fai anche implorare. Le odio le puttane come te"..mi risponde lui mentre mi palpeggia il sedere e mi blocca contro il muro
Finalmente riesco a difendermi tirandogli un calcio in mezzo alle gambe con le ultime forze che mi erano rimaste, lui impreca qualcosa insultandomi e lascia la presa. Inizio a correre come mai nella mia vita, ad una velocità che non sapevo nemmeno io di possedere.
Quando sono abbastanza lontana e alla luce mi fermo con un fiatone mai provato. Non posso credere a quello che è successo e che sarebbe potuto succedere se non mi fossi riuscita a liberare dalla presa di quel mostro.
Mentre le lacrime continuano a navigare sul mio viso, il fiato si fa sempre più corto e il solo impulso che mi viene è chiamare l'unica persona che avrei voluto vedere, così senza pensarci un minuto di più chiamo immediatamente Adele che dopo qualche squillo per fortuna risponde
A: "Rachel, non voglio contin..."..non so cosa volesse dirmi ma si ferma subito forse dopo essersi accorta del fiatone e del pianto che non riesco a trattenere
A: "ma stai piangendo? Che succede?"..mi dice poi
R: "t-ti prego v-vienimi a prendere"..le rispondo singhiozzante e tremando
A: "dove sei? Cosa è successo?"..il suo tono diventa subito molto preoccupato
R: "h-ho bisogno di te ti prego scusa"
A: "dimmi dove sei"
R: "io non lo so... sono corsa via e non so più dove mi trovo"
A: "ma corsa via da dove? Va bene non importa Rachel ora mantieni la calma e mandami la posizione, resta in chiamata che sto arrivando"
R: "ti ho mandato la posizione"
A: "sto arrivando ma tu che..."..non riesco a sentire la conclusione della frase perché il cellulare si spegne a causa della batteria scarica, il solito tempismo perfetto.
Mi siedo su un gradino sperando che Adele mi trovi e nel frattempo chiudo gli occhi mentre le lacrime non smettono di scendere

l'amore non esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora