CAPITOLO 13

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                        E se fosse...

                      
                          Thomas

Lo odio! Lo odio profondamente. Quel bastardo mi ha solo rovinato la vita. E se lui ne è uscito pulito è solo perché io ho deciso di tacere, di non dire nulla.

Non volevo nemmeno andarci a questa stronzata di famiglia. Per me tutto è meno che quello. Ha smesso di esserlo quando mia madre se ne è andata.

Ho tardato perché sono stato in uno squallido locale, a riversare i pensieri su bicchieri di alcol. Non mi ubriaco facilmente, quindi riesco a reggere più di due bicchieri. E continuavo lo stesso a pensare. A pensarlo...

Torno nella mia stanza, e da quando me ne sono andato il cellulare non ha smesso di squillare. Mio padre chiama in continuazione, ma col cazzo che gli rispondo. È anche colpa sua se la mia vita sta andando a rotoli.

Mi siedo sul letto e cerco di calmarmi, prima che metta a soqquadro questa fottutissima stanza.

Faccio profondi respiri e mi accendo una sigaretta, che nel frattempo mi permette di non tornare a cinque minuti fa, quando volevo solo pestare a sangue quel coglione viziato. La gente non sa che razza di essere sia, perché è astuto da mostrare solo il lato buono. Ma non c'è nulla di buono in lui, e io l'ho scoperto a mie spese.

Non reggo più l'aria qui dentro così decido di uscire e camminare, fino a quando non sento venire meno il senso di rabbia che mi sta lacerando in questo momento.

Cammino a passo spedito, e mi fermo di fronte la caffetteria vicino al campus. Più che un caffè ora mi servirebbe una vodka. Sto per proseguire, quando i miei occhi puntano alla vetrata da cui scorgo Caroline, seduta a un tavolo. Non parlo con lei da quella volta che mi ha confidato della sua cotta per Ryan, non sono solito scusarmi ma non mi piace saperla arrabbiata con me. Faccio un passo ma mi blocco quando vedo chi occupa l'altra parte del vetro. Chi è seduto al tavolo con lei. Ryan. Perché sta insieme a lei? E perché lei sta ridendo? Cosa hanno da dirsi?

Mi faccio mille domande ma poi penso a quello che lui mi ha detto il giorno che abbiamo studiato insieme. Non può piacergli Caro. È impossibile.

Li osservo ancora, e ora anche lui sta ridendo. Ride. Perché cazzo ride con lei? Getto a terra la sigaretta, e sto per fare marcia indietro quando l'istinto irrazionale mi spinge a fare ben altro. Come un fulmine entro dentro e mi dirigo verso il loro tavolo. Come mi vedono si bloccano, e Caroline mi rivolge uno sguardo confuso. Ryan invece sembra solo spaesato, come suo solito.

《Thomas! Che fai qui? Luke mi ha detto avevate la cena di famiglia.》

Caroline cerca di mantenere un tono neutro ma io mi sento più irrequieto del solito.

《Non ci sono andato. Che fate qui?》

Stavolta è Ryan a rispondere.

《Prendevamo un caffè. E stavamo parlando...》

Era un invito ad andarmene? Perché non l'avrei fatto. Lo ignoro e mi rivolgo a Caroline.

《Po-possiamo parlare?》

《Adesso? Possiamo domani?》

No, non volevo aspettare a domani. E perché cazzo dovevano restare lì?

《Cos'è? Una specie di appuntamento? Vi ho interrotti per caso?》

So che ai loro occhi apparirò scorbutico e fuori di testa ma vederli qui insieme mi sta facendo uscire davvero fuori di testa.

《Si, siamo nel mezzo di un appuntamento.》

È Caroline a rispondere. E il suo tono non mi piace per niente. Ryan guarda prima lei e poi me e mi mordo l'interno guancia per non fiatare. Perché potrei scatenare il finimondo. Esco a tutta velocità, senza dargli il minimo credito. Cammino a passo svelto, e la voglia di picchiare qualcuno sale sempre di più, ho bisogno di sfogarmi, e più vado avanti più sento la tensione salire. Un appuntamento?? Stavano in un cazzo di appuntamento? Non ci credo che a Ryan interessi davvero Caro, quando mi ha detto di essere gay sembrava sincero. Perché allora è stato zitto quando lei se ne è uscita con quella frase? Possibile che mi abbia solo preso per il culo?

Choose me. Love me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora