49. Il viaggio

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Si è soliti pianificare, stilare liste per non dimenticarsi nulla, riempire valigie e fissare un budget, prima di partire per un viaggio

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Si è soliti pianificare, stilare liste per non dimenticarsi nulla, riempire valigie e fissare un budget, prima di partire per un viaggio.

Ma esistono viaggi per i quali, non importa quanti sforzi si facciano prima, non si è mai davvero preparati ad affrontare.

Non parlo dei viaggi che prevedono un ritorno e non necessariamente di quelli che si affrontano per cercare un cambiamento, una pausa dal lavoro, una vacanza, una fuga da se stessi.
Parlo invece di quei viaggi di sola andata. I viaggi senza ritorno, quelli dell'anima, per chi crede che esista in noi. Quei viaggi che portano alla fine della propria storia su questa terra.

Non mi è mai capitato di affrontarne uno, o di assistere qualcuno che lo intraprende, ma sono abbastanza convinta che anche quando si crede di essere pronti, di sentirsi a posto con tutto e tutti, di non aver lasciato questioni in sospeso, sia sempre estremamente difficile lasciare andare, lasciarsi trascinare via senza avvertire una stretta al cuore, una spinta a voler rimanere, o quantomeno rimandare la data della partenza.

È da tempo che mi interrogo su questo argomento e che mi chiedo cosa provi Jiwoo sapendo di dover affrontare quel viaggio, volendo accogliere la fine, che prima o poi arriverà.

Sono sempre stata molto empatica, è qualcosa che considero qualità e difetto al medesimo livello, perché quando ci si immedesima nell'altro, lo si comprende più a fondo, ci si sintonizza sulle sue emozioni, si sente tutto. Ma proprio per questo è anche pericoloso, perché si soffre, si soffre da matti e lo si fa insieme a quella persona, proprio come essere al suo posto.

Ci penso molto di frequente, in quest'ultimo periodo. Talvolta ci penso senza neanche accorgermene. Proprio come adesso.

«Bambi!» La dolce voce di Rowoon mi riporta al qui e ora.

Dirigo lo sguardo verso il suo viso e gli sorrido, consapevole di essermi distratta e consapevole del fatto che lui sia abituato alle mie pause dalla realtà, ormai mi conosce piuttosto bene.

«Nuvole di pensieri, eh?» Adoro quell'espressione, solo lui la usa quando vede che sono con la testa da un'altra parte e la trovo molto poetica.

Annuisco e mi scuso per non avergli risposto: «Potresti ripetere, per favore?»

Rowoon scuote il capo e mi accarezza la schiena: «Non stavo dicendo nulla di particolare, ti stavo solo chiamando.»

«Allora meglio così! Dimmi tutto!»

Lui sospira sereno: «Scusa se ti ho interrotta mentre prepari la valigia, ma quando ho visto che ripiegavi per la quarta volta lo stesso maglione e guardavi nel vuoto, ho capito che c'era qualcosa che ti occupava la mente. Ero solo curioso di sapere cosa fosse.»

Sgrano gli occhi e alzo le sopracciglia, sorpresa del fatto di essere ancora ferma a quel maglione da non so quanto tempo: «Oh! Che testa! Questo maglione mi ha innescato una catena di pensieri che mi ha portato via!» Spiego divertita di me stessa, riponendo definitivamente il capo nella valigia.

Love in Montmartre (Rowoon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora