33. La lettera

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Dawon per qualche ragione a me sconosciuta sa bene cosa contenga la lettera appena consegnata e ora stretta, accartocciata quasi, fra le mani di Rowoon

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Dawon per qualche ragione a me sconosciuta sa bene cosa contenga la lettera appena consegnata e ora stretta, accartocciata quasi, fra le mani di Rowoon.
Il mio ragazzo lo guarda storto, non sembra volere che sia il suo amico a parlare, mentre io e Penny osserviamo la scena nella confusione più totale.
Passano i secondi e si allunga il silenzio. Anche Chopin sembra agitato mentre si struscia miagolante contro le gambe di Rowoon.
Lo scambio frettoloso di sguardi eloquenti fra i due amici e quello ignaro fra me e la mia amica diventa poi un alternarsi di incroci e precedenze mancate: io guardo Dawon, Dawon guarda Penny, che guarda Rowoon, che guarda me, fino a quando io non freno bruscamente e suono il clacson.

«Okay, ora basta! Vi prego, qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo! Quest'attesa mi uccide!»

«Ehm» Penny si schiarisce la voce «okay, io forse un'idea ce l'ho.»

«Allora abbi pietà dei miei nervi e parla, ti scongiuro!» Le dico, prendendole un braccio e scuotendola, facendo addirittura smuovere la farina in eccesso che ha sui vestiti.

Dawon però s'intromette e lo fa a fin di bene: «No, Bambi. Spetta a lui dirtelo. Fidati, so cosa vuol dire» Mi sorride dolcemente ma lo sguardo serba malinconia. Penny a quel punto non sa bene come reagire, viene presa per mano dal suo ragazzo e convinta ad andare via.

«Amore, lasciamoli soli. Dammi retta, sono questioni da risolvere in privato. Andrà tutto bene.»

Lei dispiaciuta tenta di ribattere: «Ma... non posso lasciare Bambi, Rowoon è ancora malato e poi i pancakes...»

«E che problema c'è? Me li mangio io, sono buonissimi!» Dawon usa un tono mellifluo mentre accompagna la fidanzata verso la cucina e la aiuta a mettere in un contenitore gli avanzi.

«Ma dai, sono troppi, farai indigestione–»

«Beh, tesoro mio, anche loro la farebbero se glieli lasciassimo tutti... ehm, ne prenderemo la metà, che dici?»

Penny fa il labbruccio da bimba imbronciata ma annuisce lentamente e accetta la soluzione suggerita dal suo ragazzo.
Io e Rowoon restiamo a fissare i nostri amici con aria un po' divertita e un po' confusa (quest'ultimo aggettivo più adatto a me, di sicuro). Alla fine, ancora infarinati, ma senza grembiuli e strofinacci, la coppietta ci saluta con il contenitore ermetico pieno di pancakes in mano e i cappotti adagiati sulle braccia.

«Grazie di tutto, ragazzi. Scusate se sono stato di poca compagnia in questi giorni.»

Rowoon mi sorprende mostrandosi più espansivo di me in questo momento. Si scambia una stretta di mano segreta con Dawon, che gli augura buona fortuna e accarezza la spalla di Penny, congedandosi con tanto di inchino profondo in segno di gratitudine.
Io invece sono ancora in piedi, ferma nello stesso identico punto di poco fa, ammutolita e... di fondo, anche un tantino terrorizzata.

Che diavolo?! Buona fortuna per cosa?!

Un secondo dopo essere rimasti soli, Rowoon si volta a guardarmi attraverso i lunghi ciuffi corvini, tiene la testa inclinata, ha l'aria stanca e una vena di senso di colpa traspare dalla sua postura lievemente ingobbita.

Love in Montmartre (Rowoon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora