7. Il vino

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«Ti ho già detto che per me è un piacere averti a casa, perché mai dovresti pensare di trasferirti di nuovo?» Mi fa notare Penny, accentuando l'ultima parte del suo pensiero

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«Ti ho già detto che per me è un piacere averti a casa, perché mai dovresti pensare di trasferirti di nuovo?» Mi fa notare Penny, accentuando l'ultima parte del suo pensiero.

«Insomma, ti sei appena sistemata qui, ti stai mettendo in pari col lavoro, non dobbiamo pagare affitto, a parte le bollette e hai anche un vicino di casa che stravede per te. Non capisco perché tu abbia solo pensato di trovarti un'altra sistemazione.»

So che ha ragione, infatti resto silente e rifletto mentre ci dirigiamo al nostro tavolino di quello che è diventato in breve tempo il nostro café preferito. È capitato che qualche mattina ci fermassimo a fare colazione qui, al C'est l'Amour. Oltre ad essere a pochi passi da casa è anche estremamente intimo, caldo ed accogliente. I suoi tavolini e sedie in ghisa nera dalle linee liberty fanno da contrasto alla durezza del legno scuro delle travi a vista del soffitto, o del massello del bancone, o ancora delle numerose librerie che arredano le pareti bianche, insieme a riproduzioni di quadri famosi. È un locale dove si respira arte e cultura, con un tocco di retrò anni Cinquanta e di spirito di ribellione che non guasta. Per non parlare del loro ottimo gelato artigianale, che avrà anche pochi gusti, ma è tra i più squisiti che abbia mai assaggiato in vita mia.

«Sì, lo so, ma ora che io e tu sai chi non andremo più a vivere insieme, non ero certa che per te andasse bene. Ho pensato che magari preferissi avere per casa più Dawon che me.»

Lei si siede e sorride estasiata giungendo le mani come una dama d'altri tempi: «Ah, che soave suono odono le mie orecchie! Scusami, so che stai soffrendo e ti supporto in tutto e per tutto, ma sono così felice per te! Aver lasciato quel pinguino imbalsamato è stata una manna dal cielo!»

Stavolta non controbatto, soffio sul mio caffè con panna per raffreddarlo e tengo lo sguardo basso: non posso negare di sentirmi libera e sollevata da una parte, ma dall'altra ho ancora tanta delusione e rabbia da smaltire.

«E comunque chérie, l'appartamento è sufficientemente grande per farci stare anche Dawon, siamo già in quella fase del rapporto che ci vede condividere lo stesso letto, come puoi ben immaginare, quindi non c'è alcun bisogno di liberare stanze.»

Sgrano gli occhi allusiva: «Sì, me ne sono resa conto fin troppo bene! Ma devo essere sincera, vorrei evitare di vederlo uscire dal bagno con solo un asciugamano addosso.»

Lei ridacchia, sapendo bene che mi riferisco all'episodio di ieri mattina: «Ti capisco, ma non devi preoccuparti, gli ho già detto che deve stare più attento quando si ferma a dormire da me.»

«Non sapevo neppure che si fosse fermato da noi!» Esclamo arrossendo lievemente.

«Con tutto il rispetto, sono tre giorni che sei scollegata dalla realtà, tesoro mio. Ho provato a dirtelo, ma tu non avevi tempo o stavi troppo male e preferivo lasciarti tranquilla. Vuoi dirmi finalmente cosa ti è successo? Mi hai detto a grandi linee che hai mandato a quel paese il pinguino, ma poi ti ho ritrovata in pigiama a piangere in un angolino del divano e quando non piangevi, lavoravi al computer.»

Love in Montmartre (Rowoon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora