Da giorni non faccio altro che rileggere e rimuginare sul famoso (o famigerato) articolo sulla stabilità emotiva che mi è stato assegnato ormai diverso tempo fa e che è stato poi pubblicato sul giornale online per il quale lavoro: L'Independent Feminist.Da quando la mia caporedattrice Francine Benoît, che condivide il nome ed il cognome con una delle più famose femministe portoghesi del '900, ha letto ciò che ho scritto, è rimasta talmente entusiasta da mandarlo immediatamente alla direttrice del magazine, Edith Pierce, per tessere le mie lodi.
E sì, trovo ancora alquanto sorprendente il fatto che anche Edith sia omonima di una meravigliosa donna del passato come la famosa poetessa e pacifista, vissuta durante il ventesimo secolo.
Che dire, il femminismo scorre nelle vene dello staff con cui lavoro, quindi mai nome fu più azzeccato per la nostra rivista! E pensare che queste donne, quelle del presente, si sono incontrate per puro caso e si può affermare che abbiano tenuto alti i profili delle loro illustri antecedenti, dati i successi editoriali che ad oggi hanno il diritto di vantare!
Non posso dire lo stesso per il mio nome, Barbara Graham non riporta ad una personalità influente o ammirevole del panorama femminile, rimanda invece ad una storia ben più sventurata e nefasta di quanto si possa credere. Una delle ragioni per cui non ho mai amato particolarmente il mio nome di battesimo è anche questa. Qui però si tratta di un'altra storia.
Tralasciando questo aspetto, posso ritenermi davvero lusingata ed onorata di annoverare nel mio curriculum l'esperienza fatta all'Independent Feminist. Di certo poi non mi aspettavo di suscitare così tanto clamore attraverso un articolo scritto in un periodo di indecisione, tormento e rivoluzione interiore. Chissà, forse proprio le mie emozioni in subbuglio e in contrasto a causa di Stephan e Rowoon mi hanno portata a stendere riflessioni particolarmente efficaci.
L'intento iniziale del titolo/argomento era quello di analizzare in un quadro generale quanto fosse importante raggiungere e mantenere una certa stabilità mentale ed emotiva e di considerare quali fossero tutte le possibili situazioni che permettessero di fare ciò. Il mio focus durante lo svolgimento però si è inevitabilmente spostato su una sfera più "privata", intima direi, che prende in considerazione il ruolo essenziale che determinate persone hanno nel garantire o, viceversa, distruggere la nostra serenità.
Mentre scrivevo quelle parole, a penna su fogli volanti prima e al computer poi, stavo piangendo dalla rabbia per il comportamento di Stephan e mi ritrovavo a calmarmi solo quando pensavo a Rowoon.
Tutto ciò mi ha colpito e non poco. Mi ha fatto pensare a come spesso non ci voglia che un solo gesto gentile e sincero a cambiare tutto e viceversa quanto anche un solo schiaffo o una parola sbagliata possano distruggere tutto ciò che di bello si era costruito. Ebbene sì, il mio articolo ha cominciato a vertere su una delle questioni che più stanno a cuore alla nostra redazione e che rimane purtroppo sempre di attualità: la violenza sulle donne.
Che sia psicologica, fisica o entrambe poco importa: sempre di violenza si tratta ed io stessa ho scoperto esserne stata vittima nella mia relazione. All'inizio inconsapevolmente, magari attraverso frecciatine acide da parte sua, che criticava o sminuiva il mio lavoro, ma nell'ultimo periodo ho constatato in maniera fin troppo concreta quanto malato fosse quello che credevo amore.
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Love in Montmartre (Rowoon)
Romance[Romance] Appena Barbara arriva a Montmartre, s'imbatte in quello che scoprirà essere il suo dirimpettaio, un ragazzo sudcoreano trasferitosi lì anni prima per motivi di lavoro. Bello, gentile e premuroso, ma anche incline a flirtare in maniera sott...