1. L'ascensore

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A venticinque anni avevo la mia vita sotto controllo

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A venticinque anni avevo la mia vita sotto controllo. Avevo tutto ciò che potessi desiderare: un lavoro stabile, una carriera in ascesa in una piccola casa editrice specializzata in raccolte di poesie, un secondo impiego come giornalista per una rivista online di narrativa ed una certa indipendenza economica; a completare il quadro anche un fidanzato perfetto, di successo, socio fondatore di una startup che si occupa di protesi bioniche, assieme al quale potevo contare anni di relazione e col quale sarei andata a convivere di lì a poco.

Probabile freno a tutto ciò era il fatto che dovessi trasferirmi in uno stato europeo di cui conoscevo poco o niente. La Francia mi è sempre piaciuta come località di vacanze romantiche e sognanti, fatta di lunghe passeggiate serali, mano nella mano con Stephan e affiancando la Senna, ma non ho mai lontanamente pensato di andarci a vivere.

Invece eccomi qui, a Montmartre, una collina nella zona nord di Parigi, mentre aiuto i due facchini a scaricare dal camion pezzi della mia esistenza rinchiusi in grossi scatoloni pesanti ed ingombranti. Non faccio fatica solo fisica, ma perfino per comunicare, dato che non so molto di francese e loro non sanno molto di inglese.

I due ragazzi infatti mi guardano con un grosso punto interrogativo sulla fronte quando dico loro di fare piano con il vecchio armadio in mogano intagliato a mano che ho fin da quando ero piccola.

«Lentament, s'il vous plait!» Provo ad accompagnare le parole coi gesti, muovendo le mani verso il basso e sembra che capiscano dato che annuiscono.

Il tonfo che però gli fanno fare quando lo posano a terra ed una delle due ante che si spalanca mi fanno subito ricredere: «Ho detto piano! Porca miseria!»

Entrambi mi guardano male ed io sospiro rassegnata, richiudo l'anta e prendo le due grosse scatole con dentro il computer portatile e tutta la tecnologia che uso per lavoro. Non posso certo permettermi che venga sbatacchiata in malo modo e si rompa! Al solo pensiero di ricomprare tutto mi viene da impallidire. Ho pagato tutto da sola, ma a rate e risparmiando come una formichina diligente, quindi meglio che ci pensi da me a portarla in casa.

Appena salgo le scalette che portano all'entrata della palazzina color rosso mattone, la mia nuova abitazione, poso a terra tutto per suonare il citofono e farmi aprire dalla mia amica Penny. È da lei che mi sto trasferendo infatti e, sebbene sia una sistemazione momentanea, poiché io e Stephan stiamo cercando una casa, lei è stata più che felice di offrirmi metà del suo appartamento.

Il quartiere è davvero un piccolo gioiello, pieno di un saliscendi di stradine strette e viali alberati, che sembrano condurre tutti alla Basilica del Sacro Cuore, chiesa cattolica in stile romanico situata sul punto più alto della città e che si staglia nel suo candido splendore da praticamente qualsiasi punto ci si possa trovare. Mentre aspetto che la mia amica risponda al citofono, mi guardo attorno ed assorbo la bellezza dell'architettura parigina risaltata dalla luce della tarda mattinata. Cerco di ignorare il modo in cui il mio letto sta sbattendo contro le pareti del camion mentre viene spostato fuori ed osservo i dettagli che mi aiuteranno ad orientarmi nella nuova residenza. A pochi passi da casa c'è un ufficio postale ed un mercatino di alimentari, mentre volgendo lo sguardo dalla parte opposta un grazioso negozio di fiori adorna la via insieme ad un piccolo café che coi suoi tavolini in stile liberty invoglia a fermarsi, rilassarsi, sorseggiare un buon tè e leggere il libro preferito. Forse non sarà poi così male vivere qui.

Love in Montmartre (Rowoon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora