24. La fée

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«Excusez-moi, Mademoiselle, je suis persuadé que votre visage est très familier

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«Excusez-moi, Mademoiselle, je suis persuadé que votre visage est très familier. Peut être que... nous nous sommes rencontrés quelque parts?»

Vengo interrotta dalla mia contemplazione dal suono di una voce calda e gentile, che annuncia la presenza di un giovane uomo proprio dietro di me.

Sorrido mentre il mio sguardo rimane fisso sui pannelli dell'opera d'arte che mi circonda, La Fée Électricité di Raoul Dufy. La scena che si svolge tutt'intorno a me è un sorprendente e coinvolgente alternarsi fra arte e realtà, da una parte sono immersa in un tripudio di luce e colori, dall'altra vengo avvolta dai suoni, i fruscii, i passi e l'aura del ragazzo che si avvicina alle mie spalle.

Un'elettrizzante sensazione di gioia e di attesa si diffonde per tutto il mio corpo, è come se fossi in grado di vederlo seppure non sia ancora entrato nel mio campo visivo.

Lentamente mi volto indietro e i miei occhi color cervone incontrano quelli color onice del ragazzo che mi ha appena parlato in francese. Il cuore non può che accelerare alla vista del capolavoro che ora ammiro: è lui, è il mio migliore amico, il mio complice, il custode del mio amore, il mio Rowoon.

Ci sorridiamo ancora di più mentre ci fissiamo intensamente, poi decido di stare al gioco: «Vous dites cettes choses à toutes les filles que vous rencontrez?»

Rowoon mantiene un sorrisetto sensuale e accattivante sulle labbra carnose, poi incrocia le mani dietro la schiena e inizia a girarmi intorno, scomparendo di nuovo dal mio campo visivo. Una volta tornato dietro di me, si accosta prima al mio orecchio sinistro sussurrando «No, solo a quelle che mi occupano cuore...» poi al destro «e mente».

I brividi iniziano a diffondersi ovunque in me e il cuore rimbomba sempre più forte. Mi mordo il labbro inferiore e chiudo gli occhi non appena le sue braccia si allacciano intorno alla mia vita. La sensazione della mia schiena contro il suo torace, della sua bocca contro la mia pelle mi era mancata come l'aria mentre stava aiutando Penny a comunicare con i turisti coreani del suo gruppo. Tutti lo guardavano attenti, estasiati e con gratitudine ed è stato evidente fin da subito che Rowoon esercitasse un certo fascino su ciascuno di loro, soprattutto sulla parte femminile.
Guardarlo passare con disinvoltura dall'inglese al francese e poi al coreano mi ha riempito di orgoglio ma allo stesso tempo lo avrei voluto tutto per me.

Ora siamo soli. In questo padiglione ci siamo io e lui e pochissime altre persone, che sono troppo occupate ad assorbire l'opera di Dufy per notarci. Dopo più di un'ora di itinerario guidato da Penny con l'ausilio di Rowoon, ci siamo concessi tutti una pausa e se la maggior parte è andata per conto suo alla scoperta delle varie opere del museo d'arte moderna, altri si sono concessi uno spuntino.

«Ti ho trovata finalmente! Pensavo fossi scappata», continua a sussurrarmi lui.

«Ho visto che eri occupato coi coreani, perciò ti ho lasciato finire e mi sono fatta un giretto, ma non mi sono allontanata troppo come puoi vedere.»

Love in Montmartre (Rowoon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora