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Mercoledì 03 Gennaio 2024

Questa mattina arriveranno qui in Italia i genitori di Kenan per restare con noi nel giorno dell'epifania e se ne andranno dopo la partita del sette che avranno contro la Salernitana.
Domani invece dobbiamo essere alla Continassa perché ci sfidiamo contro la Salernitana per la Coppa Italia.
«Kukuc» mi disse Kenan mentre mi dà tanti baci sparsi per tutto il viso.
«Mmh dimmi amore» gli rispondo io mentre mi godo ancora per un pochino i suoi baci.
«Oggi arrivano i miei ti ricordi» disse lui ed annuisco aprendo finalmente gli occhi.
«Si amore, certo che mi ricordo, tra quanto atterrano» gli domando io.
«Alle undici e mezza atterrano» mi risponde lui ed annusico, guardo l'orario e sono le nove e mezza così decido di alzarmi ed insieme a Kenan andiamo giù in cucina per andare a fare colazione.
Ci prepariamo un caffè macchiato e mangiamo insieme a questo qualche biscotto semplice e poi ci buttiamo nei due bagni presenti nella casa per cambiarci il più velocemente possibile.
Decido di indossare qualcosa di semplice e caldo allo stesso tempo visto che qui a Torino fa tanto freddo perciò opto per dei jeans invernali neri ed attillati mentre sopra di essi metto un body abbastanza pesante di un grigio quasi spento.
Raccolgo i capelli in una mezza coda dato che quella sera mi sarei dovuta fare lo shampoo visto che le condizioni die miei capelli sono pietose e poi mi trucco un pochino mettendo correttore sotto le occhiaie, blush per non sembrare una mozzarella vivente e poi un po' di mascara per intensificare lo sguardo e sulle labbra metto del semplice burrocacao idratante che mi serve per non fare seccare le mie labbra che soffrono molto in inverno visto che tendono a spaccarsi a causa del freddo che fa a Torino.
Scendo giù in salotto e mentre infilo le scarpe ovvero le classiche Nike bianche anche Kenan scende giù e mi raggiunge.
Dopo esserci scambiati qualche bacio scendiamo nei posti auto coperti e saliamo sulla BMW di ultima generazione di Kenan.
Mettiamo la Radio ma dato che non c'è una canzone che ci entusiasma più di tanto e dobbiamo fare quasi un'ora di macchina per arrivare in aereoporto decidiamo di attaccare il bluetooth del mio telefono e faccio partire la mia playlist che in genere ascolto quando sono sotto la doccia oppure quando devo fare pulizie in casa.
«Fammi indovinare il tuo cantate preferito è Sfera» disse lui mentre si rese conto che la mia playlist era letteralmente dominata da sole canzoni di Sfera Ebbasta.
Ebbene sì sono una sua fan da molto tempo, non da quando ha iniziato a fare musica ma da qualche tempo dopo, ma è comunque abbastanza tempo che lo seguo e so tutte le canzoni degli ultimi album che ha pubblicato.
«Si be diciamo che mi piace come canta e mi piace anche lui» dissi io e Kenan si irrigidì subito.
«Ma tu sei l'unico che voglio» dico sporgendomi leggermente per dargli un bacio sulla guancia.
«Certo che sono l'unico che vuoi, sono perfetto in qualsiasi cosa» mi dice lui con un sorrisino beffardo sul volto.
«Ma stai zitto» gli dico io mentre gli do un leggero schiaffo sopra il braccio muscoloso.
Il resto del viaggio lo continuiamo tra risate, scherzi, canzoni cantate a squarciagola da me finché non arriviamo nel parcheggio dell'aereoporto e un po' di ansia si stava impossessando di me.
Kenan parcheggio la sua auto e scese dal suo posto, mentre io mi presi due minuti per riflette su ciò che avrebbero potuto dire o pensare i genitori di Kenan che oggi mi avrebbero vista per la prima volta.
«Kukuc, che succede» mi domanda Kenan aprendo la portiera del mio posto auto.
«Niente amore, sono solo un po' in ansia per quello che possono pensare i tuoi su di me» dissi semplicemente io e lui mi accarezzo prontamente la guancia con la sua mano calda.
«Kukuc stai tranquilla, non vedono l'ora di conoscerti e in qualsiasi caso farai una figura stupenda, e poi oggi sei bellissima come sempre d'altronde qui si non ti devi preoccupare» mi disse lui e mi fece apparire un sorriso spontaneo sul volto, mi posò poi un bacio dolce sulla fronte e scesi dall'auto intrecciando la mia mano con quella di Kenan e poi entrammo nell'aeroporto andando in cerca del gate da dove sarebbero usciti i genitori di Kenan da lì a poco.
«Sei pronto per rivederli» domando a Kenan mentre siamo davanti all'uscita del gate.
«Si, non vedo l'ora di rivederli mi mancano troppo» mi disse lui, gli misi due mani sulle guance e gli posso un bacio a stampo che lui ricambia subito.
Dopo esserci staccati dal bacio appassionato Kenan si voltò ed i suoi occhi gli si illuminarono ed io capì che i suoi genitori erano arrivati.
Kenan si avvicinò subito ai suoi genitori che lo strinsero in un'abbraccio pieno di amore che mi face ricordare tutte le volte che torno a Roma e alla porta c'è sempre mia mamma che mi aspetta a braccia aperte pronta a stringermi in un caloroso abbraccio.

Kenan Yildiz
«Mi sei mancata tantissimo mamma» dico mentre sono stretto tra le braccia di mia mamma che non ne vuole sapere di staccarsi da me.
«Mi sei mancata tanto anche tu Ken, non vedevamo l'ora di vederti, io e papà siamo molto fieri di te e di tutto quello che stai facendo nel calcio» disse mia mamma lasciandomi finalmente libero di poter abbracciare anche mio papà che anche lui mi era mancata davvero tanto.
Dopo che anche mio papà mi aveva detto quanto fosse fiero di me si staccò anche lui dall'abbraccio e subito mi voltai verso Chiara che aveva guardato la scena con il suo più bel sorriso stampato sul volto.
«Mamma, Papà, lei è Chiara e come ben sapete è la mia ragazza» dico io prendendo per mano Chiara e facendola avvicinare ai miei genitori che la guardano sorridendo.
«Piacere di conoscervi signori Yildiz» disse lei con cosi tanta classe da fare paura anche a qualche principessa Disney.
«Oh per favore chiamaci pure Engin e Beate» disse mia madre mentre strinse la mano alla mia ragazza e così fece anche mio padre.
«Che dite volgiamo andare ad un bar oppure a casa, sapete io e Chiara abbiamo affinato delle tecniche di cucina spettacolari» dico io per togliere quel silenzio che stava diventando alquanto imbarazzante e forse anche fastidioso.
«Io opterei per il pranzo preparato da voi due, tu che dici caro» disse mia mamma rivolgendosi anche a mio papà.
«Sono d'accordo con te tesoro voglio sperimentare la cucina di due innamorati» disse mio padre e fece ridere sia me che Chiara al mio fianco.
Andammo quindi verso la macchina e dopo che caricammo i bagagli dei mie nel portellone dell'auto ci mettemmo in moto verso casa mia e in un'ora i miei genitori mi avevano già messo in imbarazzo davanti a Chiara la bellezza di cinque volte e non oso immaginare cosa succederà per tutto il tempo che resteranno qui, spero solo che ad un certo punto non tirino fuori le foto di quando ero ancora incapace di camminare altrimenti potrei sprofondare da un momento all'altro.
Ma nonostante questo arrivammo fortunatamente a casa dopo un bel viaggio, da bravo figlio porto le valigie dei miei in casa e le vado a mettere nella camera degli ospiti che è un po' più distante rispetto alla mia dove in queste notti sto dormendo con Chiara.
«Io direi di fare assaggiare ai tuoi la mia pasta ai pomodorini che ami tanto che ne dici» mi dice lei ed annuisco prendendo dal frigorifero tutto ciò che ci sarebbe servito per fare questa pasta.
Iniziamo a tagliare i pomodorini e mentre io li affettavo lei faceva soffriggere uno spicchio di aglio con dell'olio in una padella abbastanza grande.
Appena finisco di tagliare i pomodorini aspetto qualche minuto che l'olio si raffredda e poi li metto nella pentola dove Chiara li inizia a girare e ci aggiunge un po' di sale, nel frattempo l'acqua per la pasta bolliva e senza pensarci buttai dentro gli spaghetti che avevamo scelto di cuocere.
«No Ken che fai, dovevamo pensarla adesso ne hai buttata troppa» mi rimprovera Chiara scoppiando poi a ridere.
«Mi chiedo ancora come tu faccia quando questa poverina è a casa sua» dice mia mamma venendo in cucina dopo aver assistito a questa scena alquanto divertente.
Tralasciando il piccolo danno fatto attendiamo circa dieci minuti per poi scolare la pasta e metterla direttamente nella pentola dove stavano cuocendo i pomodorini per fare amalgamare il tutto e infine impiattiamo tutto.
«Allora come sono» chiedo io ai miei genitori dopo averli visti addentare un forchettata di pasta.
«Sono davvero squisiti, se vi male con il lavoro che adesso state facendo potete aprire un ristorante» ci scherzò su mia madre mentre mio padre ci fece i complimenti poiché era una pasta deliziosa a detta sua e dopo aver pulito i piatti e le pentole utilizzate, passammo il resto della giornata a chiacchierare con i miei genitori rinchiusi in casa al calduccio poiché fuori faceva abbastanza freddo.

io per te, tu per me ; Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora