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Kenan Yildiz
Il calciomercato è ancora attivo ma ormai io sono salvo, ho parlato con il mio agente e dopo qualche giorno è stato confermato che sarei rimasto alla Juventus, abbiamo anche parlato del numero di maglia e dopo altre discussioni hanno deciso di darmi la dieci, la stessa maglia indossata da tutti coloro che si sono meritati un vero e proprio posto nella storia della Juventus.
Sono ovviamente onorato di poterla mettere e me ne prenderò cura fino a che l'avrò sulla mia schiena, anche se il peso che porto è molto.
È passato un mese dall'ultima volta che ho visto Chiara e ancora la conversazione che abbiamo avuto mi è rimasta ben impressa nella mente.
Tra pochi giorni ci sarà la prima di campionato che giochiamo in casa contro il Como, infatti stiamo andando a fare il nostro solito allenamento di rifinitura, sperando come sempre che nessuno si faccia male, anche perché il nuovo fisioterapista che hanno assunto non ci capisce più di tanto e affidarmi a lui mi metterebbe molta paura.
Sto ricontrollando il borsone per vedere se ho dimenticato qualcosa e dopo aver preso sia le chiavi di casa che quelle della macchina entro dentro la mia Jeep nera e vado verso la Continassa.
«Buongiorno Sara» saluto la segretaria che mi sorride e mi risaluta, lancio uno sguardo nostalgico verso la vecchia saletta della mia ex fidanzata e poi scendo negli spogliatoi dove trovo già qualcuno.
«Buongiorno a tutti» dico entrando e andandomi a mettere al mio posto, che si trova vicino a quello di Dusan.
«Buongiorno amico» mi saluta il serbo dandomi il cinque che ricambio.
Inizio a tirar fuori le cose che mi servono e vedendo che manca ancora un po' mi siedo sulla panchina.
«Che cosa c'hai» mi domanda Fagioli che si è avvicinato.
«Mi manca» dico io senza giri di parole inutili.
«Ah amico te la devi levare dalla testa» mi dice Danilo, ma non condivido per niente quello che ha detto.
«E perché dovrei farlo, mi ha detto che prima o poi torneremo e tornerà» dico io mentre mi passo una mano nei capelli.
«E secondo te se dovevate tornare ti faceva aspettare così tanto» continua il numero sei.
«Quando Chiara dice una cosa o la promette è quella, lo dovresti sapere bene» gli dice Dusan difendendo la ragazza.
Io, nel frattempo che loro bisticciano, penso e ripenso a come farla tornare direttamente qui e mi viene in mente un'idea che potrebbe quasi funzionare.
Infilo gli scarpini e controllo i lacci e poi esco dallo spogliatoio dirigendomi verso il mister Motta.
«Buongiorno Mister, volevo chiederle se era possibile farmi dare una mia maglia col numero dieci» domando.
«Si non è un problema a fine allenamento te la faccio portare» mi risponde e gli sorrido.
Aspettiamo che anche il resto della squadra sia arrivata e poi iniziamo l'allenamento di rifinitura che prevede un bel po' di stretching per iniziare.
Dopodiché il mister ci fa concentrare principalmente sui rigori e sugli scatti e a metà allenamento iniziamo una vera e propria partita.
Finiamo dopo due ore belle impegnative, a fine allenamento come mi aveva promesso Motta, mi arriva una mia maglia, pulita e profumata che porto con me, sto attento a non farla sporcare di sudore e una volta che mi sono fatto la doccia torno velocemente a casa dove acquisto un biglietto in tribuna vip per una persona.

Chiara Afilani
Ho appena staccato dalla mia giornata davvero pesante e sto prendendo la macchina per tornare a casa dove mi aspetta la mia famiglia e la mia piccola Ginevra.
Per fortuna oggi di traffico non c'è ne e in circa mezz'ora arrivo a casa.
Prendo l'ascensore e arrivo al terzo piano e poi apro la porta di casa venendo accolta da un pochino di gente.
«Ciao a tutti» saluto chiudendomi la porta alle spalle e lasciando le chiavi sul mobile vicino l'ingresso.
«Ciao tia, finamente sei tornata» mi dice la piccola Ginevra che si attaccata alla mia gamba stringendola forte, poso la borsa a terra e la prendo in braccio stringendola in un piccole e forte abbraccio.
«Si amore, la zia è tornata» gli rispondo dandole un piccolo bacio sulla tempia.
«E dove sei stata» mi chiede mentre la poso sul pavimento.
«La zia è andata al lavoro ma adesso è tutta per te» le dico toccandole il naso e facendola ridere.
Vado in salotto dove ad aspettarmi ci sono mia mamma e mia sorella sedute sul divano intente a parlare.
«Oh ciao tesoro» mi dice mia mamma alzandosi e dandomi un bacio.
«Ciao Virgi» saluto mia sorella che ricambia, mentre la sua bambina si va mettere seduta sulle sue gambe.
«Tiene Chia, questo è arrivato poco fa per te» mi dice mia mamma porgendomi un grande pacco marrone, la ringrazio e dopo aver preso la mia borsa vado nella mia cameretta per aprire il regalo.
Lo poso sulla scrivania e prima di aprirlo mi vado a mettere qualcosa di più comodo e fresco per stare in casa, poi mi vado a sedere sulla sedia davanti la scrivania e mi dedico al pacco davanti a me.
Prima di aprirlo controllo se c'è un un biglietto ma non vedo niente perciò decido di iniziare a spacchettarlo.
Dopo aver tolto la carta che lo avvolgeva mi ritrovo una scatola nera e con un fiocco bianco attaccato su di essa e sulla scatola trovo una sorta di dedica.

“per te, sperando che questo regalo ti possa far tornare alla tua vita che tanto ti manca, che questo regalo ti possa aiutare a prendere la tua decisione e a prenderla bene”

Non è firmato e la dedica ha un significato sottointeso che lascia desiderare qualsiasi cosa, anche se una piccola idea già c'è l'ho, ma decido lo stesso di non pensarci troppo su e tiro via il coperchio della scatola posandolo delicatamente a terra.
Mi alzo per vedere meglio che cosa ci sia ma vedo solo della paglia finta fatta in plastica e perciò levo anche questa e poi con mia grande sorpresa vedo una maglia della Juventus di quest'anno piegata perfettamente.
Non appena la apro sento un profumo fin troppo familiare e che conosco a memoria invadermi le narici.
«Non ci voglio credere» dico in un piccolo sussurro.
Gli occhi mi si fanno lucidi mentre giro la maglietta che ritrae il numero dieci ed il cognome di Kenan sopra di esso.
«Ce l'ha fatta» dico mentre una lacrima scende velocemente sulla mia guancia.
Rimango a guardare quella maglietta per non so quanto tempo, stringo a me la maglietta posizionandola proprio sopra il cuore.
Torno davanti la scatola per vedere se ci fosse dell'altro e in effetti vedo una busta bianca che mi affretto a tirare fuori.
La apro delicatamente ed estraggo il pezzo di carta che c'è al suo interno ed inizio a leggere ciò che c'è scritto.
«Mi ha mandato un biglietto per andare a vedere la partita» dico semplicemente mentre le lacrime riprendono a scendere copiose sulle guance.
Insieme al biglietto per andare a vedere la partita c'è ne anche un'alto questa volta scritto come il primo.

“Ora che hai capito, spero che verrai, perché penso che ti farebbe piacere e anche bene.
Ma ad ogni modo sarei felice anche se non dovessi vederti seduta su quelle poltrone.
Anzi se vieni ricordati di portare il tuo talloncino di riconoscimento di quando eri ancora qua con noi, potrebbe servirti”

Non ci penso su due volte a fare la scelta giusta e dopo aver realizzato tutto quello che era successo in così poco tempo afferro il telefono lasciato con il silenzioso sul comodino e chiamo la segretaria della società giallorossa chiedendo cinque giorni di ferie a partire dal diciotto fino ad arrivare al ventidue.
Dopo aver anche avvisato il mister De Rossi scendo giù in salotto avvertendo la mia famiglia che per cinque giorni sarei tornata a Torino e forse ci sarei rimasta per molto altro tempo.

io per te, tu per me ; Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora