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Le vacanze natalizie a Roma per me e Kenan sono terminate e ieri siamo tornati a casa visto che tra due giorni i ragazzi hanno la partita contro la Roma ma per fortuna siamo in casa quindi non ci dobbiamo preoccupare della trasferta.
«Ken dimmi tutto» dico rispondendo al telefono mentre sono seduta sul letto a gambe incrociate e con davanti alcuni fogli per il lavoro.
«Amore mio, ti ho chiamato per chiederti se volevi venire con me ad aiutarmi in palestra, devo bruciare un po' quello che ho mangiato questi giorni di festa» dice lui e subito sorrido.
L'idea di stare da sola in una palestra tutta nostra con solo Kenan davanti e forse anche a petto nudo mi fa estasiare perciò non ci penso due volte ad accettare e gli dico che tra mezz'ora sarei stata lì in tenuta ginnica.
Prima però di iniziare a prepararmi devo finire il lavoro arretrato di qualche giorno che avevo tralasciato essendo che ero tornata a casa e che proprio stamattina avevo ripreso per finirlo entro oggi.
Dovevo chiamare il manager nonché capo dell'associazione della Roma poiché a gennaio si sarebbe effettuato il prestito di un giocatore della NextGen della Juve: Dean Huijsen che a fine stagione quasi sicuramente sarebbe tornato alla Juventus.
Dopo aver fatto una lunga chiacchierata con il direttore dell'altra società trascrivo solo i dati essenziali per completare la scheda che avrei dovuto inviare ai vari manager dei ragazzi e per essere sicura la invio anche al mister che di solito mi chiede sempre una copia anche di questi documenti.
Dopo aver sistemato anche questo ultimo pezzo di lavoro vado in bagno e dopo aver preso la mia tuta da palestra composta da un leggins nero e un top dell'adidas sportivo mi lavo e mi vesto, sistemo i capelli in una coda alta, infilo le scarpe e vado alla macchina per poi dirigermi verso casa del mio ragazzo.
Con il mazzo di chiavi che Kenan mi aveva gentilmente dato aprii la porta di casa del calciatore e andai in giro per la casa a cercarlo mentre lo trovai a petto nudo e con indosso solo il pantalone della tuta grigio in camera voltato di spalle mentre sistemava delle magliette all'interno del suo armadio.
Senza farmi sentire lo abbraccia da dietro e lui si spaventò facendo un salto iconico.
«Ma sei matta, se fai di nuovo una cosa del genere un ragazzo non c'è l'hai più perché il cuore lo abbandona» dice lui mentre cerca di regolarizzare il suo respiro.
«Non morire dai che poi come faccio senza di te e senza i tuoi bellissimi occhi» dico io mentre gli poso un bacio a stampo che lui decise bene di approfondire facendo danzare le nostre lingue.
Ci fermiamo quando entrambi siamo arrivati al limite sapendo che era ancora presto per poterlo oltrepassare.
Dopo aver costretto Kenan a mettersi una maglia scendemmo nella palestra della casa che era interamente tutta per noi.
L'idea di allenarsi era partita anche bene se non fosse che nel distacco tra un'esercizio e l'altro ci faceva distrarre sempre di più finché il nostro indice di attenzione arrivò pari a zero.
«Sei bellissima quando mi dai ordini» disse Kenan mentre aveva appena finito di fare le flessioni.
Mi afferrò dai fianchi e mi fece avvicinare a lui fino a far aderire il suo corpo sudato al mio ancora profumato.
Gli misi una mano dietro al collo e glielo iniziai ad accarezzare facendogli qualche grattino e poi la seconda mano ovvero quella libera gliela misi sulla guancia mentre gli accarezzavo anche questa.
«Tu sei bellissimo sempre» gli dissi io mentre poi mi posò un bacio sulla fronte e riagganciò il mio sguardo dopo averlo perso per qualche secondo.
Il nostro momento di intimità durò molto e non volevamo proprio staccarci ma come si dice il dovere chiama perciò dopo aver fatto per abbastanza tempo gli sdolcinati ci stacchiamo e Kenan continuò fare gli esercizi per un'altra ora bella abbondante.
Decidemmo di abbandonare la palestra dopo due belle ore che eravamo stati chiusi li dentro e andammo nella stanza di Kenan dove lui si chiuse dentro al bagno per lavarsi mentre io mi stesi sul suo letto e iniziai a stare un po' col telefono, giusto il tempo che il calciatore sarebbe stato nel bagno.

Kenan Yildiz
Ammetto che ci ho messo più del dovuto a farmi una doccia ma avevo la necessità ed il bisogno di farne una lunga e molto rilassante, dovevo liberarmi la testa e l'unico modo per farlo oltre al calcio è far scorrere il getto dell'acqua calda sul mio corpo.
Una volta aver indossato un pantalone della tuta abbastanza pesante per le temperature della stagione esco dal bagno trovando Chiara sdraiata sul letto mentre abbraccia il cuscino con cui dormo la notte, sta dormendo, e mi sembra un'angelo.
Mi poggio cautamente vicino a lei e dopo averla osservata per un tempo davvero indeterminato decido di svegliarla con dei piccoli baci che partono dalla guancia e arrivano fino alla clavicola.
I suoi occhi color nocciola poi si aprono a fatica per il risveglio e dopo un po' si abituano alla luce artificiale delle lampadine.
«Ce ne hai messo di tempo per farti una benedetta doccia» disse lei.
«Avevo bisogno di farne una lunga, te invece hai dormito bene accoccolata al mio cuscino» gli domando mentre si poggia con la testa sopra al mio braccio e la mia mano libera si poggia sopra al suo fianco leggermente scoperto dalla maglia che si era tirata su nel svegliare la ragazza.
«Si, mi sono addormentata perche questo cuscino sapeva proprio di te» disse con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, gli lascio un bacio sulle labbra che lei decide di approfondire dando inizio ad una magica danza delle nostre lingue che si intrecciano armoniose all'interno delle nostre bocche.
È già da qualche giorno che voglio scoprirla in tutto, voglio perlustrare il suo corpo, volevo infondergli un calore interno che solo io potevo fargli sentire e volevo fargli capire che era solo mia e che non l'avrei lasciata mai.
Nonostante questo mio desiderio però voglio aspettare, aspettare che sia lei a dare inizio a tutto ciò per far si che non abbia paura oppure rimorsi su ciò che vogliamo fare.
Fino a quel momento mi limiterò a dargli baci passionali e sfrontati che mi fanno dimenticare per un'attimo tutta la mia delicatezza ed il mio autocontrollo.
«Ken» mi disse dopo un po' che ci eravamo staccati per colpa del fiato corto che entrambi avevamo.
«Mmh, dimmi piccola»
«Ti amo» mi disse ed il cuore mi esplose di gioia, era ormai un po' di tempo che mi diceva di amarmi e non era di certo fatto alla sprovvista, ma ogni volta che mi diceva quelle due paroline molto importanti per me, il mio cuore perdeva sempre qualche battito e ci metteva un po' per tornare a battere come di consueto.
Chiara era stata capace di stregarmi, era stata capace di far fuoriuscire il bambino che giaceva in me da tempo, era stata capace di farmi innamorare e guardare l'amore anche in un'altra prospettiva.
Chiara era riuscita a farmi equilibrare il calcio con la vita privata e quotidiana che un diciottenne dovrebbe avere, mi ha dato l'equilibrio che da un po' cercavo da quando ero venuto a stare qui a Torino completamente da solo e alla ricerca del nuovo.
Chiara, è stata un po' come il fato di una piccola luce che mi ha aiutato a farmi sentire meno solo.
Chiara era stata davvero la mia salvezza in quei mesi che ci siamo messi insieme e gliene sono davvero grato.

io per te, tu per me ; Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora