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Kenan Yildiz
Domani si gioca un'altra partita di campionato, giocheremo contro la Fiorentina e ancora non so se il mister mi farà giocare, sempre per il solito problema che mi trasporto da ormai qualche giorno, Chiara però mi ha affermato che sarei stato in forma per la partita e che forse sarei potuto entrare nel secondo tempo.
Sono da più di quindici minuti sdraiato sul letto sveglio nonostante la sveglia impostata non sia ancora suonata, sto guardando il soffitto mentre penso a ciò che mi sta accadendo ma soprattutto sto pensando agli occhi di Chiara che sono sempre fissati dentro la mia mente anche mentre mi alleno.
Diciamo che fino ad ora non ho mai avuto una relazione, solo qualche bacio al tempo delle medie ma nulla di più.
Mentre con Chiara è tutto nuovo, non so minimamente da dove iniziare quando sto con lei, una cosa però è certa, per me non è considerabile più solo un'amica, forse mi sta iniziando a piacere, oppure mi sto proprio innamorando del suo modo di fare, della sua passione per il lavoro che svolge, per la solarità che mostra ogni volta che parla con qualcuno, indipendentemente da chi siano le persone con cui parla.
Mi piace tutto di lei, la sua ironia che non va troppo in là ma bensì è giusta, mi piace la sua parte tenera che non mostra sempre, mostra solo con determinate persone, e sapere che forse, con una minima speranza io posso essere una di queste mi fa impazzire.
Mentre sono immerso nei miei pensieri la sveglia suona e viene subito seguita da una notifica di whatsapp, sperando in un messaggio della mia Chiaretta mi affretto a spegnere la sveglia ed entrare su WhatsApp dove ci sono ben tre chat.
Una è mia mamma che come al solito la mattina prima del giorno in cui gioco la partita mi augura un buona fortuna e mi ricorda che lei e papà saranno sempre al mio fianco.
Il secondo messaggio è da parte del gruppo della squadra dove il Mister Allegri ci ricorda l'appuntamento di oggi alle due e trenta puntuali nel cortile della Continassa per andare all'aereoporto.
E l'ultima chat, purtroppo, non è quella che speravo ma bensì il gruppo della famiglia dove anche lì mi danno il buona fortuna per la partita di domani.
Un po' sconsolato decido di alzarmi finalmente dal letto aprendo le persiane e aprendo la finestra così da far arieggiare la camera, vado poi in tutte le altre stanze e faccio la medesima cosa.

Chiara Afilani
Ieri una volta tornata a casa dalla giornata di lavoro e una volta aver passato l'intero pomeriggio con Federico a casa mia per spiegargli tutta la situazione con Kenan sono stata fino a tarda notte con Diletta a parlare sul divano.
Abbiamo approfittato del fatto che lei la mattina seguente non si sarebbe dovuta svegliare presto, gli ho raccontato tutto quello che mi stava succedendo e alla fine mi ha confessato che secondo lei un po' mi sta iniziando a piacere Kenan, ma ho subito dissolto questo pensiero che si stava facendo dicendo che eravamo solo amici, era vero che volevo conoscerlo ma niente più di un'amicizia, ha questa risposta mi ha chiesto se stessi convincendo più lei oppure me stessa ma alla fine di questa frase non seppi come rispondere e lasciammo l'argomento in sospeso perché il sonno si era ormai impossessato di entrambe infatti troppo pigre per alzarci abbiamo dormito tutte e due sul divano con la televisione accesa.
Ero sveglia già da un po' ma la congnizione del tempo proprio non l'avevo e pensando che fosse presto rimasi ancora un po' affianco alla mia migliore amica mentre continuavo ad osservare il soffitto bianco candido dell'appartamento.
La conversazione che abbiamo affrontato ieri sera mi è rimasta impressa per tutta la notte, ho pensato e ripensato a cosa stesse diventando Kenan per me e forse ero giunta alla conclusione definitiva, mi stava iniziando a piacere ed era logico altrimenti tutte le foto e tutti i gesti che sono stati fatti in questi pochi giorni sarebbero stati insignificanti per me invece sono rimasti ben impressi nella mia mente ed ogni giorno sono ormai il mio pensiero fisso.
Avevo però una sorta di timore che questa cosa non fosse ricambiata o cose del genere, ma non ebbi altro tempo per pensare a queste cose perché il citofono di casa suonò, mi chiesi chi fosse a quell'ora e non appena sentii la voce del mio migliore amico mi sbattei una mano in testa.
«Merda» imprecai con tutta me stessa.
«Chiara tutto bene, perché non mi apri» mi domanda Federico con un'accenno di preoccupazione nella voce.
Mi affrettai ad aprirgli dicendogli che era tutto apposto e mentre lui saliva i piani di scale andai in camera a recuperare il telefono che era rimasto lì dal pomeriggio della giornata scorsa, lo accesi e non mi sembrò vero l'orario che stavo leggendo, sono le dodici meno venti e avevo dato proprio adesso appuntamento a Federico per poter mangiare qualcosa insieme ed andare insieme alla Continassa per poi dirigerci verso Firenze, la città natale dell'italiano.
Nel frattempo Diletta si svegliò e gli spiegai tutto al volo ma per fortuna essendo comprensiva e molto empatica si mise nei miei panni dicendomi che era tutto ok e che dovevo rilassarmi.
«Perche sei ancora in pigiama e perché la tua valigia non è ancora pronta» mi dice Federico una volta entrato in casa, osservando prima me e poi l'ingresso vicino alla porta dove solitamente prima delle trasferte c'era sempre la mia valigia pronta, saluta poi con un cenno di mano Diletta e la diretta interessata ricambia il saluto.
«Fede sono in ritardo come faccio devo anche preparare il pranzo» dico io e lui si mette a ridere mentre Diletta si alza dal divano e si mette di fianco la calciatore.
«Al pranzo ci penso io voi andate di sopra a fare la valigia» dice Diletta e la ringrazio mandandole un bacio e poi scappo sopra prendendo dall'armadio la valigia e posando sul letto alcuni vestiti che mi sarebbero serviti.
«Fede li ci sono i panni me li metteresti in valigia io intanto vado a lavarmi» dissi e lui annuì, dopo aver preso qualcosa al volo entrai in bagno e in fretta e furia mi preparai, non mi truccai neanche e tutto l'occorrente lo misi nel beauty che mi sarei portata.
Una volta uscita dal bagno Fede mi porta la valigia giù posandola vicino il divano e poi mangiamo una banale pasta semplice dato che tra meno di mezz'ora io e il calciatore saremmo dovuti uscire.
Infatti, una volta finito di mangiare salutai Diletta con un bacio sulla guancia e presi la valigia per portarla nel cofano della macchia di Federico e poi mi misi nel sedile del passeggero, con l'accompagno della musica trasmessa dalla radio arrivammo alla Continassa dove mancavano solamente noi, perfino Kenan era già arrivato segno che eravamo davvero in estremo ritardo.
«Ciao ragazzi» dissi avvicinandomi e salutando tutti quanti, tutti mi sorrisero e ricambiarono il saluto tranne Kenan che cercava di evitarmi, decisi perciò di lasciargli un pochino di spazio magari era turbato per la partita e per questo mi misi a parlare con gli altri ragazzi.
Non appena arrivò il pullman misi la valigia nello scomparto posteriore e sali sopra cercando di prendere i posti in ultima fila cosa che per fortuna riuscì a fare.
Non ci volle molto ad arrivare in aeroporto e anche lì cercai di prendere il posto in ultima fila ma era già occupato da Kenan che non appena mi vide mi guardò stranito.
«Posso» gli chiesi dolce cercando di non sembrare troppo invadente, lui annuì semplicemente e mi sedetti di fianco a lui, non parlammo per più di un'ora e quella situazione mi stava davvero dando fastidio, non avevo fatto nulla e non aveva il diritto di arrabbiarsi con me solo perché era turbato dalla partita che forse neanche avrebbe giocato.
Dopo essere passata un'ora di viaggio mi feci coraggio e dopo aver lasciato uno sbuffo di aria silenzioso presi parola guardando il turco che dopo non molto mi mostro la sua attenzione.
«Ken che cosa è successo» gli domando.
«Hai anche il coraggio di dirmi che succede, sai ti facevo più intelligente» mi disse freddo.
«Che cosa ho fatto ti giuro che non riesco a capire» gli dico io confusa, stavo cercando di ricordare cosa avesse potuto dargli fastidio ma proprio non mi veniva in mente.
«Avanti Chiara stai facendo la finta tonta e non voglio avere a che fare con gente che si comporta in questo modo» mi dice alternando lo sguardo da me al finestrino dell'aereo.
«Ken, non so proprio di cosa stai parlando non sto facendo la finta tonta non mi viene proprio in mente se solo me lo dicessi senza fare troppi giri di parole ti potrei levare ogni tipo di dubbio» gli dico calma fissando attentamente tutti i suoi movimenti.
«Sai, pensavo che fossi diversa da tutte le altre ma invece mi sbagliavo anche tu stai facendo come tutte passiamo tre giorni insieme come fossimo la cosa più bella al mondo e poi appena smetto io di cercarti tu non mi fili proprio, sono stato due giorni senza sentirti l'ultima volta che l'ho fatto è stato dopo aver finito di fare fisioterapia con te» mi dice con tono duro e finalmente guardandomi attentamente negli occhi.
Scoppiai a ridere, si era preoccupato che mi fossi già stufata di stare con lui, ma non sapeva in realtà che io stavo iniziando ad ammettere a me stessa che mi stava iniziando a piacere e non poco anzi.
«Ti sembra una cosa divertente Chiara» mi domanda mentre mi asciugo la lacrima che mi stava scendendo per le troppe risate.
«Ken, hai frainteso tutto.
Sai dopo la fisioterapia fatta giovedì non ti ho più scritto per il semplice fatto che non ho avuto un briciolo di tempo e non perché non volessi anzi, ogni volta che prendevo il telefono in mano per mandarti un messaggio per parlare anche solo cinque minuti c'era sempre qualcosa che dovevo fare, inoltre il giovedì pomeriggio sono stata tutto il tempo attaccata ai tuoi fascicoli e con il computer sotto mano per cercare di farti giocare domani.
Venerdì non c'era fisioterapia perché abbiamo deciso insieme al mister e insieme a tutto lo staff di farti stare a casa per non sovraccaricare la zona che ti faceva male, e sono stata tutto il giorno a ricontrollare le tue viste fatte questi ultimi giorni per cercare di capire quanto potessi giocare e se potevi giocare al cento per cento.
Sono tornata a casa appena tutti i ragazzi hanno finito allenamento ed è venuto Federico perché mi doveva parlare, in tutto ciò avevo il telefono con la batteria sotto zero e l'ho messo a caricare in camera con l'idea che quando Fede se ne sarebbe andato via ti avrei scritto, ma non è stato possibile visto che poi Diletta aveva bisogno di passare un po' di tempo con me, infatti ieri sera siamo andate a dormire davvero tardi.
Se ti stai chiedendo perché questa mattina non ti ho scritto è perché sono stata fino alle dodici meno venti sul divano perché non avevo la cognizione del tempo e nel frattempo è arrivato Federico perché gli avevo dato appuntamento per venire alla Continassa insieme.
Tutto qui» conclusi spiegandogli tutto quanto nei minimi dettagli e lui rimase per qualche attimo sbalordito, poi mi strinse forte tra le sue braccia e non ci pensai due volte a stringere le mie braccia intorno al suo busto.
«Scusami, scusami davvero tanto non dovevo per niente dubitare di te e della nostra situazione, dovevo pensare al tuo lavoro che stavi facendo per me, dovevo pensare a tutte queste cose invece come al mio solito sono stato tropo frettoloso e sono sceso a conclusioni affrettate» disse lui e mi spuntò un sorriso davvero grande, perché per quanto potessi dire a tutti quanti che eravamo solo buoni amici, ormai era tutta una bugia perché non volevo ammettere a me stessa che mi stava iniziando a piacere Kenan Yildiz e forse mi stavo anche innamorando, mi stavo innamorando del suo modo di fare, mi stavo innamorando del suo italiano parlato male, mi stavo innamorando del suo sorriso, dei suoi lineamenti, del suo carattere aperto e gentile con tutti, mi stavo innamorando dei suoi occhi, quei dannati occhi che, così belli che incorniciavano alla perfezione il suo volto.
«Ken, è tutto apposto davvero, non ti star a preoccupare, è giusto che tu ti sia fatto queste ipotesi non è nulla sbagliato di quello che hai pensato» lo rassicurai facendogli capire che non ci ero rimasta male ma avevo compreso la sua sfuriata e la sua preoccupazione.
L'abbraccio si sciolse e io sorrisi come una matta mentre lui mi mise la mano dietro al collo avvicinandomi ancora di più a lui fino a farmi posare la testa sul suo petto, ed io avvolsi il mio braccio attorno al suo busto ben allenato.
Rimanemmo così per tutto il resto del viaggio, dove eravamo noi due e basta, senza sentirei niente e nessuno.

io per te, tu per me ; Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora