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La mattina successiva svegliarsi è stato davvero traumatico.
Quello stesso giorno sarebbe stato di nuovo il mio primo giorno alla Continassa, ma per fortuna gli allenamenti oggi sarebbero stati di pomeriggio e quindi avevamo molto tempo per ricaricare le energie.
Aprì gli occhi leggermente infastidita dalla luce che filtrava dalle tapparelle di casa yildiz.
Infatti, la sera precendente mi ha costretto ad andare a dormire a casa sua e per mia fortuna Lucia a riportato la mia macchina a casa ed io sono andata con quella del turco ed è proprio per questo che adesso il turco è addormentato sopra di me, con la testa sopra il mio petto e la sua mano legata attorno alla mia vita.
Sembra un bambino abbracciato alla sua mamma, è davvero troppo carino.
Prendo il telefono e decido di farci una foto per immortalare il momento e non appena ripongo il telefono sul comodino sento Kenan muoversi fin troppo finché non apre gli occhi.
«Buongiorno kukuc yildiz» da quanto tempo non sentivo questo nomignolo, sorrisi instintivamente.
«Perchè ridi» mi domanda lui mentre mi guarda attentamente negli occhi.
«Era da tanto che non sentivo questo nome, mi è mancato» gli dico mentre lui si alza da sopra di me e si mette seduto esattamente di fronte a me, prende le mie guance a coppa fra le sue mani e avvicina i nostri volti fino a fare unire appassionatamente le nostre labbra l'una contro l'altra creando un nostro bacio che come sempre è magico.
«Che ore sono» mi domanda Kenan una volta esserci staccati dal nostro bacio.
«È l'una meno un quarto» gli dico e lui annuisce alzandosi dal letto e andando verso il bagno, dopo essere uscito mi tende le sue due mani, le afferro e lui mi trasporta verso il suo corpo che stringo forte a me.
«Mi sei mancato troppo amore» gli dico io, lo sento sorridere mi bacia di nuovo per altre venti volte e dopo decidiamo di scendere in cucina dove ad aspettarci c'è Luna stesa sul divano.
Lascio il turco andar verso la cucina mentre io mi siedo sul grande tappeto che c'è sotto al divano ed inizio a fare qualche coccola a Luna che non fa altro che leccarmi la faccia e tutte le mani.
«Kukuc che cosa vuoi da mangiare» mi domanda.
«Quello che vuoi per me è indifferente» gli dico e lui annuisce tornando in cucina.
Dopo aver fatto qualche altra coccola a Luna mi alzo da terra e inizio a fare il giro del salotto notando che sulle mensole ci sono delle nuove foto, una in particolare mi colpisce, è una cornice che ritrae Kenan da piccolo, doveva avere si e no un'anno e dorme abbracciato al pallone più grande di lui nella sua culla.
«Come eri bello qui yildiz» dico entrando in cucina mentre lo vedo aggiungere un po' di sale a ciò che stava preparando.
«Io sono sempre bello» dice pulendosi le mani e venendo verso di me per osservare la fotografia che avevo in mano.
«Ah già, le foto nuove che vedi me le ha portate mamma quando è tornata, mi ha detto che era tutto troppo monotono qui dentro senza di te ed ha cercato di di migliorare un po' la situazione con delle fotografie mie di quando ero piccolo» mi dice lui e mi potrei sciogliere.
«Come l'ha presa tua mamma quando gli hai detto della nostra rottura» gli domanda mentre mi appoggio alla tavola che aveva apparecchiato.
«Ci è rimasta male, ha detto che voleva che continuassi a stare con te e che forse se non fossimo stati troppo affrettati saremmo durati ancora in po' e poi mi ha detto che spera in un nostro ritorno» mi dice lui mentre sorrido.
«Quindi non gli hai detto che siamo tornati» gli dico io.
«No, non ne sa nulla» dice lui.
«Allora prima di andare alla Continassa la chiameremo e gli diremo che ci potrà vedere ancora insieme» gli dico io e lui annuisce dandomi un tenero bacio sulla guancia.
«È pronto aşkım» mi dice mentre mi mette un piatto di pasta con la ricotta davanti.
«Managgia a te e questi nomignoli turchi che non comprendo» gli dico ripensando a come mi ha chiamato qualche minuto fa.
«Al primo goal che faccio ti dico che cosa significa aşkım» mi dice e annuisco dandogli un bacio sulle labbra prima di iniziare a mangiare la pasta che ha cucinato.
«Aspetta che ti do una mano» gli dico mettendo i piatti dentro la lavastoviglie.
«Perfetto, qui abbiamo finito, adesso possiamo chiamare mamma» dice lui ed io annusico mentre ci mettiamo sul divano con il telefono di Kenan in vivavoce.
«Pronto mamma» dice non appena la mamma risponde alla chiamata.
«Ciao tesoro, come stai»
«Io sto abbastanza bene, voi tutto apposto»
«Si amore, come mai mi hai chiamata» gli chiede la mamma con un'accenno di preoccupazione nella voce.
«In realtà ti devo dire una cosa» inizia lui.
«Mi devo preoccupare»
«Non penso»
«Allora dimmi non tenermi sulle spine» di lamenta la donna dall'altro lato del telefono.
«Io e Chiara siamo tornati» dice di Kenan e dall'altra parte del telefono si sente totale silenzio.
«Mamma ci sei»
«Si tesoro, sono sempre qui, davvero siete tornati insieme, vedi te lo avevo detto che saresti tornati come ti ho sempre detto è destino con quella ragazza» dice la donna mentre sul mio viso compare uno smagliante sorriso a trentadue denti.
«Si mamma, avevi proprio ragione, però adesso devo andare che tra poco devo andare agli allenamenti» dice Kenan.
«Va bene amore, ci sentiamo dopo e salutami Chiara» gli dice la mamma e subito dopo Kenan attacca la chiamata.
«Adesso ho capito chi ti ha messo in testa il fatto del destino» dico io nentre mi metto a ridere.
«Già, diciamo che lei ci ha messo solo il carico io invece l'ho sempre pensato» mi spiega lui.
Dopo essere restati tanto altro tempo sul divano a farci coccole e scambiarci dolci baci era davvero arrivato il momento di andare a prepararci altrimenti agli allenamenti non ci saremmo mai arrivate in tempo.
Per mia grande fortuna l'ultima volta che avevo dormito da Kenan ho lasciato dei vestiti che lui non mi ha mai riportato e per questo indosserò quelli che ho a disposizione, per fortuna però le cose che ha qui sono proprio della mia divisa lavorativa.
«Mi vado a lavare, vai anche tu e non starci troppo altrimenti si fa tardi» gli dico io e lui annuisce lasciandomi un'ultimo bacio.
Arrivo nel bagno che si trova nel piano inferiore e mi infilo nel box doccia lavando tutto il copro velocemente.
Una volta uscita mi asciugo il corpo con un asciugamano infilo l'intimo bianco e poi metto i jeans neri con la maglietta dello staff nera.
Mi lavo i denti e poi dopo essermi truccata leggermente ed aver sistemato i capelli esco dal bagno portando il pigiama, che è una maglietta di Kenan, in camera da letto e poi scendo in salotto dove mi infilo le scarpe e nel frattempo arriva Kenan con il suo borsone in spalla.
«Andiamo» mi domanda ed annuisco.
Arriviamo alla jeep bianca di Kenan ed entriamo dentro per poi andare verso la Continassa.
«Siamo arrivati» mi informa Kenan che mi ha aperto la portiere della macchina.
Scendo dall'auto e dopo aver preso la borsa ed il telefono arriviamo in segreteria dove c'è Sara.
«Ciao Sara, mi segni l'entrata ed anche a lei» dice subito Kenan mentre la ragazza è distratta guardando attentamente il computer.
Solo dopo aver alzato lo sguardo mi ha visto e si è precipitata verso di me abbracciandomi.
«Non sapevo che tornassi» mi dice lei.
«Sorpresa» dissi io.
Dopo che Sara mi ha stretto ancora un po' nelle sue braccia segna le nostre due entrare e prima di tornare nel mio ufficio andiamo giù ai campi dove conoscerò il nuovo allenatore venuto la scorsa stagione per sostituire Allegri.
«Buongiorno Mister» dice Kenan salutando Motta che stava ricontrollando qualche fascicolo.
«Buongiorno Kenan, lei chi è» domanda l'allenatore vedendomi.
«Sono Chiara la nuova fisioterapista ed osteopata» fico porgendo avanti la mano che Motta stringe subito.
«Molto piacere io sono Thiago Motta» si presenta e gli mostro un grande sorriso finché due braccia non mi avvolgono e mi fanno alzare da terra.
«Quanto ci sei mancata» afferma Dusan mentre continua a tenermi stretta fra le sue braccia.
«Finalmente se mi faccio male non devo temere di avere persone poco competenti» dice Fagioli che viene verso di noi dopo essere uscito dallo spogliatoio.
Lo stringo forte a me e così faccio con tutti quanti.
«Non capisco, voi già la conoscete» domanda Thiago visibilmente confuso.
«Era la grande ragazza che tutti rivolevano indietro» spiga Fabio ed io mister annuisce.
«Allora ti posso dire bentornata» si rivolge a me.
«Si, diciamo che sono tornata sta volta per sempre» dico e dopo i ragazzi vanno in campo mentre io mi ritiro nel mio ufficio piccolo ed accogliente che mi è tanto mancato.
Era provo vero che la Juventus quando ti entrava nel cuore non se ne andava mai e non se ne sarebbe mai andata, nonostante tutti avrei per sempre fatto parte del team della Juventus.

io per te, tu per me ; Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora